Le lacrime non sono
espresse dal dolore,
ma dalla sua storia.
-Italo SvevoOsservava l'ambiente attorno a sé, le pareti bianco perla, adornate da alcuni quadri impressionisti. Quelle tende bianche e blu, talmente lunghe da arrivare fino al pavimento in legno. E per finire quel soffitto, caratterizzato dal moderno lampadario centrale, in contrasto con tutto il resto dell'arredamento classico.
«Ehi, tutto bene?» la voce di Carter la riportò alla realtà. Il ragazzo, che si trovava su quel morbido letto matrimoniale, sopra di lei, aveva smesso di baciarle il collo, notando che la sua attenzione fosse da tutt'altra parte.
«Sì... no... credo di aver fumato troppo» ammise confusa, scostandosi da lui e tirandosi a sedere. Si portò le mani alle tempie, cercando di alleviare il mal di testa che quasi le impediva di pensare.
«Hai fatto solo due tiri» puntualizzò lui, aggrottando le sopracciglia, sapendo che era solita fumare erba, anche in quantità maggiori. «Comunque, se non ti senti bene ti riporto al campus» aggiunse premuroso, avvicinandosi a lei e poggiandole una mano sulla spalla scoperta.
Ember sfuggì subito a quel tocco, lasciandolo con un'espressione ferita dipinta in volto, che però cercò di mascherare subito. Così come lei stava cercando di mascherare le preoccupazioni che la divoravano dall'interno, impedendole di godersi appieno quella serata in compagnia.
Si alzò da quel letto, lanciando un'occhiata veloce fuori dalla finestra. Osservando il buio di quella calma notte e la pioggerellina, fine ma incessante, che sbatteva contro i vetri. Portò poi lo sguardo verso il comodino, fissando il suo cellulare, poggiato sopra la borsetta. «Mi ha chiamata mio padre oggi pomeriggio» era una frase che voleva solo pensare, ma che, senza nemmeno rendersene conto, pronunciò in un sussurro.
Il ragazzo aprì la bocca in modo sorpreso. «Come?» domandò, volendo essere certo di aver sentito bene quel bisbiglio. Sapeva quanto l'argomento genitori fosse un nervo scoperto per lei, un campo minato in cui a lui non piaceva muoversi, perché la maggior parte delle volte finivano sempre per litigare pesantemente.
«Vuole che torni a casa questo weekend» ammise lei. Ormai il danno era fatto, tanto valeva provare a parlarne. Si lasciò andare ad un lungo sospiro, continuando a tenere il suo sguardo su quel cellulare.
La verità era che Ember non tornava a casa da quando si era diplomata ed era partita per l'università. E non vedeva i suoi genitori ormai da tre anni. Non le mancavano. Non le mancava quel loro non essere mai presenti e riuscire comunque a risultare oppressivi e severi.
Ember aveva sempre pensato che i suoi genitori avessero un talento naturale nel riuscire a rovinarle la vita. Erano quel tipo di persone a cui chiunque avrebbe sconsigliato di avere figli ed effettivamente nemmeno loro ne volevano. Ma lei era capitata, era stata un errore fatto durante una vacanza a Cabo, il troppo alcol aveva giocato un brutto scherzo nel ricordarsi di prendere il preservativo.
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Milk
Romance☞︎COMPLETA☜︎ ⚠︎︎Storia riservata ad un pubblico adulto⚠︎︎ Una vita vissuta a metà. La tristezza strozzata nel fumo di una sigaretta. E un'opportunità che sembra essere una via d'uscita. O forse è solo l'ennesima fregatura? Damian Turner è l'uomo...