Capitolo 41 - La favola della buonanotte

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La vera poesia può comunicare
anche prima di essere capita.
-T.S. Eliot

C'era qualcosa di estremamente affascinante nei giardini dell'università vissuti di notte

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C'era qualcosa di estremamente affascinante nei giardini dell'università vissuti di notte. Il silenzio di quel campus addormentato veniva spezzato solo, di tanto in tanto, dal passaggio di una macchina in lontananza, o dal soffio del vento che smuoveva le nuove foglie verdi sugli alberi.

Con una sigaretta tra le labbra, Ember camminava per quei sentieri ghiaiosi, alternati da qualche sprazzo di erba rigogliosa. Alcuni lampioni le illuminavano la strada, mentre le luci degli edifici universitari erano quasi tutte spente.
Alzò lo sguardo verso il cielo, scoprendolo colmo di stelle, dominate da una luna piena che donava loro ancora più lucentezza.

Stare in camera sua, da sola, la stava facendo impazzire. Chiusa tra quelle quattro mura, non faceva altro che pensare e ripensare alla conversazione che aveva avuto qualche ora prima con Carter. Aveva bisogno di distrarsi e uscire a fare una passeggiata per quei giardini deserti le era sembrata una buona idea.

L'aria fresca di quella sera di inizio primavera le colpì delicatamente il volto, facendo sì che il fumo sbuffasse dalle sue labbra in direzione opposta rispetto a quella nella quale l'aveva mandato. Osservò il suo flebile riflesso in una delle porte a vetri dei dormitori, a parte per le scarpe e per la giacca che indossava sopra, era uscita praticamente in pigiama. Dei pantaloni leggeri e una maglietta a maniche lunghe con sopra raffigurato un pancake sorridente.

Si era già messa nel letto, pronta per andare a dormire, ma per più di mezz'ora non aveva fatto altro che rigirarsi tra le coperte, afflitta dai pensieri. Pensieri che poi erano diventati una vera e propria rete che la intrappolava e stritolava tra le sue maglie. E aveva avuto bisogno di uscire, scappare fuori da lì, evitare di restare da sola con se stessa.

Le sembrava passata una vita da quando, pochi giorni prima, era uscita da casa di Kaden, con il cuore a martellarle nel petto e le mani che continuavano a tormentare la pelle del volante. Per un attimo, le era anche sembrato che ogni suo problema fosse come svanito nel nulla, che tutto si fosse sistemato senza conseguenze. Ma poi la realtà, lo scorrere del tempo, erano tornati a bussare alle porte della sua tranquillità, scuotendola e risvegliandola da quella piacevole illusione.

Sedendosi sulla scalinata che portava al dipartimento di giurisprudenza, lasciò che la sua mente la trasportasse tra i ricordi più recenti, vedendolo come un modo per cercare una possibile via d'uscita, una soluzione che avrebbe potuto limitare i danni. Magari qualcosa le era sfuggito o magari voleva solo rivivere nel suo cervello un momento felice che le era stato strappato via ancora troppo presto.

Si rivide ferma a quell'incrocio, con lo sguardo che saltava da una parte all'altra.
Quando si era decisa a ripartire, la sua decisione ormai era stata presa, perciò guidò per tutto il tragitto con il dubbio di aver fatto o meno la scelta giusta. Attraversò le tranquille strade cittadine, fino ad arrivare davanti a quel palazzo che ormai conosceva fin troppo bene. Parcheggiò la macchina a lato marciapiede, restando per qualche secondo di troppo immobile sul sedile.

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