Capitolo 18 - Imparare a perdere

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Amami oppure odiami,
entrambe le cose sono a mio favore.
Se mi ami, io sarò sempre nel tuo cuore.
Se mi odi, io sarò sempre nella tua mente.
-Shakespeare

Passato quel weekend, la festa di Halloween sembrava solo un lontano ricordo da cancellare, almeno per quanto riguardava Ember e Carter, perché Kaden e Jodi giuravano di non essersi mai divertiti tanto

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Passato quel weekend, la festa di Halloween sembrava solo un lontano ricordo da cancellare, almeno per quanto riguardava Ember e Carter, perché Kaden e Jodi giuravano di non essersi mai divertiti tanto. Ma era anche vero che loro non avevano passato l'intera notte a litigare.

Una notte che era sembrata infinita, dove il tempo era stato scandito solo dalle loro urla e dai loro silenzi. Fino a che il sole era sorto ed entrambi si erano addormentati nel letto di Ember.

«Possiamo ripartire da zero?» questo gli aveva domandato lei, quando il mattino dopo si era svegliata accanto a lui, che, nel sonno, senza nemmeno accorgersene, l'aveva stretta tra le sue braccia.

«Niente più sesso, solo noi due come prima?» aveva chiesto Carter, accarezzandole i capelli. E lei aveva annuito. Si erano salutati con quel patto, convinti di poter riuscire a rispettarlo. Perché ad entrambi era sembrata la soluzione migliore, quella di tornare ad essere solo amici. Non avevano trovato altra via possibile per evitare di rovinare la loro amicizia.

Ma Ember non era capace a mantenere i suoi buoni propositi e Carter era di carne troppo debole quando si trattava di lei. Ecco perché quella mattina, chiusi in camera del ragazzo, il letto scricchiolava e i gemiti riempivano l'aria.

«Oh... merda!» aveva esclamato, aggrappandosi alla testata di legno, mentre Carter si spingeva dentro di lei. La ragazza mugolò, schiacciando la faccia sul cuscino e spingendo ancora di più il sedere verso di lui.

Lui le poggiò le mani sui fianchi, stringendoli prepotentemente e lasciando il segno del suo passaggio su quella pelle lattea. «Dio, vienimi a svegliare così ogni mattina» parlò, affondando completamente dentro di lei e facendole emettere un gemito più acuto.

Sapeva che le piaceva farlo in quel modo: rude, distaccato, veloce anche. Non che a lui dispiacesse, ma ogni tanto avrebbe voluto riuscire ad essere più... romantico. Si sentiva stupido persino a pensarlo, ma era la verità, a differenza di altri, non riusciva a mentire a se stesso.

«Cazzo...» sospirò lei, sdraiandosi completamente sul materasso dopo che il ragazzo ebbe raggiunto il culmine. Carter uscì da lei, sedendosi sul bordo del letto e passandosi una mano sui capelli.

«Non posso» disse Ember, tirandosi su e facendogli aggrottare la fronte.

«Non puoi cosa?» gli chiese confuso.

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