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— PARTE SESSANTACINQUE.

Jeongguk si strofinò gli occhi con fare stanco, stringendo la presa sulla mano di Taehyung

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Jeongguk si strofinò gli occhi con fare stanco, stringendo la presa sulla mano di Taehyung. Non pensò neanche una volta di lasciarlo andare o di lasciare persino la stanza.

Erano già passati due giorni e la sua anima gemella non si era ancora svegliata.

Mentre tutti gli altri stavano cercando di ricostruire qualcuno degli edifici che erano andati distrutti, lui si trovava seduto proprio accanto a lui.

Non si era mai alzato dal suo posto, non aveva mai pensato di lasciarlo solo.

Non aveva parlato con nessuno.

Seokjin e Namjoon, così come i suoi amici ci avevano provato - ma Jeongguk li aveva allontanati, chiudendo la porta dietro di lui, della stanza che condividevano.

Non avrebbe potuto reggere niente senza il suo ragazzo accanto a lui.

Gli occhi di Jeongguk si fecero lucidi al pensiero di perdere la sua anima gemella. Si allungò e seppellì il viso accanto la figura del ragazzo, stringendo maggiormente la sua mano mentre una piccola lacrima lasciò i suoi occhi blu come l'oceano.

Il ragazzo inalò profondamente il profumo di Taehyung e lasciò che il suo pollice strofinasse il palmo della sua mano, sentendo la soffice pelle sotto le sue dita.

Il minore non si era mosso neanche una volta. Rimaneva sdraiato lì - pallido e debole, non c'era segno del suo solito sorriso luminoso o del rossore che colorava le sue guance. I suoi occhi marroni non lo guardavano più con le solite piccole stelle.

I suoi soffici capelli argentati non si muovevano verso l'alto e il basso, le sue dita non si stavano incrociando con le sue, le sue braccia non circondavano il corpo di Jeongguk - e quello lo spezzò.

Il principe pianse mentre osservò la sua anima gemella. Le sue mani accarezzarono le sue guance pallide dolcemente, con le lacrime che gli scorrevano giù per il volto.

"Ti prego", gracchiò. "Svegliati."
Nulla.

Jeongguk si asciugò rudemente le lacrime, mordendosi il labbro per la frustazione.

"N-Non puoi-", un continuo bussare contro la porta lo fermò, le lacrime continuavano a sgorgare dai suoi occhi.

Non si preoccupò di alzarsi e di aprire la porta, non si preoccupò neanche di alzare lo sguardo. I suoi occhi erano concentrati solamente su Taehyung, aspettando che la persona che si trovava dall'altra parte della porta, parlasse.

Un altro colpo.

"Jeongguk", la voce di suo padre parlò e il principe si irrigidì un po', sorrise debolmente alla sua anima gemella. "So che sei qui, figliolo. Andiamo, ti prego, apri la porta", Namjoon disse con calma. "Sono preoccupato per te. Non hai nemmeno mangiato o bevuto niente da quando sei lì. Ti prego, dimmi solo se stai bene."

Stava bene?

Si sentiva morire. Il suo cuore si stava spezzando nel suo petto, rompendosi in piccoli pezzi più guardava la pallida figura di Taehyung.

Non se la sentiva di fare niente se non restare lì, accanto a lui - solo nel caso si dovesse svegliare.

Jeongguk doveva essere lì. Non poteva andarsene.

Taehyung era l'unico di cui aveva bisogno nella sua vita, l'unico che c'era stato per lui tutto il tempo, ascoltando le sue lamentele e il suo brontolare. Era l'unico che amava.

E ora era il turno di Jeongguk di esserci per lui, la sua stessa salute non era più così importante per lui. Tutto ciò che gli stava a cuore era la sua anima gemella.

"Jeongguk, ti prego."

"Sto b-bene", sussurrò e sapeva che suo padre non avrebbe potuto sentirlo, ma non riusciva a parlare con voce più alta. Qualcosa non glielo permetteva.

Un altro colpo.

"Figlio. Se non mi rispondi ora, butterò giù questa porta ed entrerò."

Jeongguk alzò lentamente la testa, la sua visione era leggermente sfocata mentre si schiarì un po' la voce. "Sto bene", disse con tono più alto. La sua voce si spezzò verso la fine e poté sentire chiaramente il re sospirare. "Ti prego, esci da quella stanza."

Il minore non rispose, i suoi occhi si erano già soffermati sul corpo di Taehyung. "Non sto bene", sussurrò e le lacrime uscirono nuovamente dai suoi occhi.

I suoi capelli corvini ricadevano sui suoi occhi in modo disordinato, le occhiaie scure erano ben visibili sotto i suoi occhi, le sue labbra erano screpolate.

Non sapeva cosa fare, cosa sentire oltre la tristezza e la paura, cosa pensare. Era perso nella sua stessa mente.

Jeongguk prese un profondo respiro. "No, sto bene", disse e Namjoon smise di bussare. "Okay", mormorò.
Dopo se ne andò.

Un sorriso amaro si formò sulle labbra del principe e scosse un po' la sua testa. "Non so neanche se posso fidarmi ancora di lui", disse con calma, parlando a se stesso. Una parte di lui sperava ancora che Taehyung lo potesse sentire e ascoltare ancora le sue lamentele.

"E se fosse davvero tutta colpa sua? E se mia madre fosse morta a causa sua e Jin? Io... io non so cosa fare", gracchiò. "Mio padre e il mio patrigno potrebbero essere la ragione per la quale mia madre è morta. Minho, qualcuno che ho amato con tutto il mio cuore, è il responsabile di tutto questo casino. Tu sei sdraiato qui - sembrando così... morto", si strozzò con un singhiozzo. La sua mano lasciò andare quella di Taehyung, solo per poggiare i gomiti sulle sue ginocchia e nascondere il suo viso rosso nelle mani, piangendo ad alta voce.

"Perché sta succedendo questo?", sussurrò a se stesso. "Perché non possiamo essere felici? Perché non possiamo vivere senza preoccupazioni? Perché? Solo, perché?", sbottò. La rabbia e la tristezza presero il sopravvento su di lui come un'onda violenta, strinse la mascella e i pugni.

Jeongguk si alzò dalla sua sedia e la gettò al suolo, prese un vaso dal comodino accanto al letto e lo lanciò rudemente contro il muro.

I suoi occhi erano di un blu luminoso e lui stava respirando pesantemente.

Rilasciò un pianto rumoroso, scivolando sul pavimento e tirandosi dolorosamente i capelli corvini. "Perché?", si domandò a bassa voce.

cosmic dust | taekook [traduzione italiana] ✓Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora