Capitolo 73

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L'inizio della fine

NADINE POV

"Lena ti prego, apri gli occhi" continuai a dirle, mi tolsi la camicia rimanendo in canotta e la strappai continuando con una mano tamponarle la ferita. Feci una benda e le chiusi la ferita sperando di fermare un po' il sangue, me aggiunsi sopra un'altra e più altre due fino a quando la chiazza di sangue iniziò a diventare più piccola. Tagliai un altro pezzo facendoci un lungo laccio e glielo strinsi poco più in sopra della ferita per rallentare almeno di poco la perdita di sangue.

"Lena..." singhiozzai, mi portai indietro i capelli sporcandomi il viso di sangue, la presi dalle braccia e la trascinai dentro a una stanza al riparo dagli spari che non avevano smesso un attimo, portai la sua testa sulle mie gambe e le controllai il battito cardiaco, riuscii a tranquillizzarmi quando lo sentii regolare. "Apri gli occhi, per favore."

Passarono alcuni minuti in cui gli spari cessarono, quando sentii diversi i passi lungo il corridoio davanti a noi, scattai sulla porta chiudendola a chiave e mettendomela in tasca. Mi guardai attorno e mi resi conto che ero nella stanza di una ragazza, una foto sulla parete catturò la mia attenzione così mi avvicinai. "Oh mio Dio... non è possibile" sussurrai portandomi la mano alla bocca.

Ariana Parker.

Non poteva essere, Sonay mi aveva detto che era morta in un'incidente stradale, eppure lì c'erano le sue cose, mi avvicinai ai suoi trucchi e toccai la spazzola piena di capelli scuri. Era viva. Ed era con Jack Collins, la mia testa continuava a pulsare per le troppe emozioni e rumori sentiti negli ultimi minuti. Mi recai verso quello che doveva essere il suo bagno per vedere se trovavo qualcosa per Silena, ringraziai il cielo quando trovai un piccolo kit di primo soccorso e la morfina. Probabilmente lei la usava per altri scopi, sicuramente non terapeutici.

"Nadine" sentii il mio nome prima che Lena urlasse, corsi immediatamente verso di lei e mi sedetti portandomela sopra le mie gambe. Lei continuava a dimenarsi e piangere per il dolore. "Oddio... Nadine, non ce la faccio. Ti prego, fa malissimo" singhiozzò portando la testa al indietro.

"Tranquilla, ora passerà tutto" la rassicurai, con le mani tremolanti e dopo vari tentativi riuscii finalmente ad inalate della morfina dentro la siringa. "Ok respira profondamente" le dissi prima di infilare l'ago lentamente e iniettarle quella stanza che l'avrebbe fatta star meglio. Lena iniziò a rilassarsi e calmarsi solo alcuni minuti dopo, le tolsi le bende tenendo comunque coperta la ferita per evitare che sanguinasse di più e iniziai a pulirla, riuscii a disinfettarle la ferita almeno al esterno e dovetti anche fare tutto in fretta perché più rimaneva aperta più perdeva sangue.
La fasciai con garze sterilizzate e la strinsi finché non si vedevano solo proprio piccole macchie di sangue. Questo avrebbe sistemato le cose solo per un po' però.

"Grazie Nadine" sussurrò lei debole, le accarezzai la guancia sorridendole per rassicurarla, aveva degli occhi verde smeraldo identici a quelli di mio fratello e poi sembrava così piccola. Mi domandai quanti anni avesse.

"Tu mi hai salvata, sono io che devo ringraziare te" le risposi. "Però hai bisogno di andare in ospedale, dobbiamo estrarti il proiettile prima che faccia infezione" aggiunsi poi guardandomi attorno.

Lena annuì con la testa, l'aiutai ad alzarsi e la misi sul letto. "Riposati un po' finché non riesco a trovare un modo per uscire di qui" le dissi coprendola, mi allontanai guardandomi attorno sperando di trovare qualcosa che potesse aiutarmi, cercai ovunque ma non c'era traccia ne di un computer ne di un telefono.
Il mio sguardo cadde sulla finestra, un'idea mi passò per la mente ma nello stesso momento non volevo lasciare Lena da sola.

THE BRIDE- Un amore incondizionatoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora