Capitolo 27

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Pugni di gelosia e palle di neve

"I limiti" sussurrai quando ci staccammo, portò le sue mani sul muro all'altezza della mia testa per bloccarmi e rimase a fissarmi confuso dalla frase che avevo detto.

"I limiti?" Domandò lui.

"I limiti" ripetei con tono basso. "Niente baci, ricordi?" Chiesi abbassando lo sguardo, forse se n'era dimenticato così pensai fosse giusto ricordarglielo; era già la seconda volta che mi baciava senza motivo.

"Ti sembro uno che rispetta le regole?" Domandò lui con tono brusco, si staccò da me allontanandosi, si fermò vicino ad una mensola e mi fissò frustrato passandosi una mano tra i capelli.

"Noi non siamo una coppia Zayn" gli ricordai leggermente infastidita dal tono che avevo usato, quest'uomo era più che lunatico; prima poteva ridere e scherzare con te mentre l'attimo dopo era già incazzato e scontroso.

"Non mi sembra ti dispiaccia così tanto dato che hai ricambiato" ribatté lui con tono tagliente, ignorai la piccola delusione che crebbe in me e sorrisi lievemente per non fargli vedere il dolore che mi aveva provocato con la sua totale indifferenza.

"Magari per te non significano niente, ma per me sì, per questo ti chiedo di smetterla di giocare con i miei sentimenti Zayn" risposi facendolo voltare subito verso di me, mi guardò impassibile e fece per dire qualcosa ma richiuse la bocca scuotendo la testa, mi sistemai velocemente ed uscii dalla biblioteca dirigendomi verso la sala che trovai vuota sentendo schiamazzi e risate dai bambini provenienti dalla mensa.

Decisi di raggiungerli, entrai nella grande mensa pulita con odore di sugo nell'aria e Sharon mi sorrise subito invitandomi a sedere vicino a lei, la raggiunsi e mi sedetti venendo subito servita da una giovane cuoca, osservai il piatto di spaghetti al sugo e la ringraziai, diedi un'occhiata in giro per la mensa e mi accigliai quando mi accorsi che Eveline stava seduta in un angolo da sola e giocava col cibo, mi fece così tanta pena che decisi di unirmi a lei.

"Scusatemi" dissi a Sharon e gli altri che annuirono, presi il mio vassoio e mi avvicinai ad Eveline prendendo posto di fianco a lei che appena mi notò mi regalò un sorriso dolcissimo, le accarezzai i capelli e sorrisi.

"Perché sei qua da sola?" Domandai appoggiando un gomito sul tavolo, misi il mio mento sulla mano e osservai la piccola riccia davanti a me che continuava ad arrotolare gli spaghetti e giocarci senza mettere nulla in bocca.

"Non ho amici, tutti dicono che sono strana" disse poggiando la forchetta e voltandosi completamente verso di me, sul suo viso comparve un espressione triste che mi fece stringere il cuore.

"Perché dicono che sei strana?"

"Perché mia mamma era una che viveva per strada, a volte mi chiamano anche con dei nomi poco carini."

Assunsi un espressione dispiaciuta quando mi disse quelle cose, come potevano essere così cattivi tra di loro? Erano tutti dei bambini, orfani perlopiù, erano tutti più o meno sulla stessa barca e non era giusto che la trascurassero solo perché era figlia di una donna di strada, se così potevamo definirla.

"Non ascoltarli Eveline, sei una bambina bellissima, dimostrati più matura e non dargli retta."

"È quello che faccio, però Gregor è davvero spietato con me. Ieri notte è venuto nella mia camera e mi ha buttato della farina nei capelli, Sharon ci ha messo quasi due ore per lavarmeli."

THE BRIDE- Un amore incondizionatoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora