Capitolo 50

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Tensione alta, gelosia e paura inutile

"Dottoressa? Allora cos'è?" Domandò Elliot richiamando la mia attenzione, sbattei le palpebre un paio di volte prima di guardare il bambino davanti a me che continuava a guardarmi perplesso. Possibile che sia davvero stato lui? Non potevo credere al fatto che stava colpendo persone innocenti per far soffrire me.

"N-niente tesoro, solo una vecchia etichetta" risposi riprendendomi subito, misi il biglietto in tasca prima di avvicinarmi nuovamente ad Elliot.

"Elliot, per caso ti ricordi com'è successo l'incidente?" Chiedi sedendomi di fianco a lui, il cuore batteva forte e la mia testa continuava a sperare che si trattasse solo di una coincidenza e che mi stessi solamente sbagliando.

"Sì, era sera e io stavo giocando a calcio davanti la porta di casa mia" mi disse lui annuendo con la testa, poi continuò: "ho sentito il rumore di una macchina correre veloce e poi mi è venuta addosso, mi faceva malissimo la gamba e piangevo molto" mi raccontò lui rabbrividendo, annuii con la testa mettendogli un braccio dietro il collo nel tentativo di rassicurarlo.

"E poi? Chi ha chiamato l'ambulanza?" Chiesi curiosa e agitata, se era come pensavo avrei dovuto chiamare Niall nonostante sperassi di non arrivare a quel punto.

"Nessuno. È sceso un uomo incappucciato dalla macchina e mi ha portato lui qui, ho avuto molta paura. Credevo volesse rapirmi" sussurrò con gli occhi lucidi.

"Non è successo per fortuna, non pensarci, okay?" Lo rassicurai stringendolo ancora di più a me, sapevo benissimo che anche questa volta la colpa era mia. "Però non dovresti giocare in mezzo alla strada, è pericoloso" gli dissi poi.

"Ma io non ero in strada, ero sul marciapiede, è stata la macchina a salirci e venirmi addosso. Era come nei film quando qualcuno cerca di uccidere una persona" mi spiegò lui agitata scuotendo la testa, spalancai gli occhi incredula quando sentii le sue parole; oh mio Dio. Allora avevo ragione, il suo non era stato un incidente, l'avevano investito di proposito. Ma perché proprio lui? E sopratutto chi è stato?

"I tuoi genitori dove sono?" Chiesi con finta tranquillità, dovevo assolutamente chiamare Niall.

"Stanno arrivando, abitiamo molto lontano noi" mi rispose Elliot facendomi corrugare la fronte.

"Dove abitate?" Chiesi subito.

"Boston."

Perché lo aveva portato da Boston fin qua? Io non ci stavo capendo più nulla, ero confusa, arrabbiata e mi sentivo in colpa per Elliot. Era stato investito per colpa mia, era una chiara minaccia la sua ma non sapevo cosa intendesse dire, che cosa voleva da me. Forse lo aveva portato da Boston fin qua solo per me, solo per farmi vedere che cosa avrebbe fatto se io non fossi stata attenta. Ma attenta a cosa? Sbuffai prendendomi la testa tra le mani continuando a chiedermi quando diavolo sarebbe finito questo maledetto inferno.

"Va bene Elliot, io ora vado, se ti serve qualcosa premi il bottone là in alto. Te l'hanno già detto, giusto?" Domandai dopo avergli indicato il pulsante col dito, Elliot annuì con la testa così sorrisi prima di rimettergli apposto il tutore attorno al collo ed alzarmi.

"Grazie" mi disse lui, sorrisi accarezzandogli i capelli sentendo i sensi di colpa divorarmi dentro.

"Di niente, tesoro. Ora riposati" gli dissi prima di uscire, mi chiusi la porta dietro trattenendo le lacrime che minacciavano di uscire e tirai un sospiro profondo. Chiunque fosse lui, sapeva che i bambini erano il mio punto debole, per questo aveva investito di proposito un povero bambino innocente.

THE BRIDE- Un amore incondizionatoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora