Capitolo 7

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Minacce, paura e shopping francese

Mi ricordo che quando ero piccola, di fronte ai problemi che mi si presentavano davanti ricorrevo spesso al modo che mi aveva insegnato la mamma: isolati e pensaci.

Quando ero da sola la mia mente si faceva sentire ancora più attiva riflettendo su migliaia di pensieri, alcuni erano utili, altri piacevoli, altri noiosi ma quelli che regnavano di più erano i problemi, quelli sì che erano un guaio. Ti continuano a girare in testa senza darti nemmeno un minuto di tregua, magari ci possono essere momenti in cui riesci a distrarti e a sorridere come se niente fosse, ma bastava anche solo un minuto di silenzio per ricadere in quel vortice difettoso che ti trascinava giù fino alla disperazione.

Io ero così in questo momento, disperata e con la testa che scoppiava dalle mille domande che mi ponevo e a cui non avevo risposta.
Mi ero isolata come diceva mamma, ero salita subito in camera mia e mi ero chiusa a chiave dentro fregandomene di ciò che stava all'esterno, cominciai a pensarci e da lì partì tutto.

Avevo così tante domande: chi era quel ragazzo tenebroso dagli occhi tremendamente azzurri come l'oceano? Cosa voleva da me? Perché Zayn si era irrigidito così tanto quando ho pronunciato il suo nome? Ma soprattutto come faceva a conoscermi? Era la prima volta che andavo in Francia e nonostante avessi provato a sforzarmi di ricordare, quel ragazzo non mi tornava. Non l'avevo mai visto, mi aveva fatto tanta paura col suo modo brusco di fare e parlare. Ogni volta che la mia mente si focalizzava su quella scena in cui lui mi toccava provavo una serie di brividi che mi facevano venire voglia di rigettare tutto il cibo buono che avevo mangiato quella sera.

Ero riuscita a calmarmi perché riflettendoci durante il viaggio, ero arrivata alla conclusione che lui non voleva il mio corpo ma la mia paura, voleva vedermi debole e vulnerabile davanti a suoi occhi e quale buon modo se non del dolore fisico? Lui sapeva cosa fare e come comportarsi con me, come se aspettasse quell'incontro da una vita.

"Nadine apri sta cazzo di porta o la sfondo" Zayn. Mio Dio! Ero così concentrata nei miei pensieri che non avevo fatto caso al suo continuare bussare, lui era lì, dietro quella porta forse preoccupato? O solo arrabbiato perché avevo sbattuto un po' troppo forte la portiera dell'auto costosa che amava tanto?

Girai la serratura con la chiave e aprii lentamente la grande porta di legno trovando Zayn davanti a me, la camicia era stata aperta nei primi tre bottoni, aveva tolto la cravatta e la giacca, rimanendo con quella camicia così aderente per il suo petto muscoloso che temevo scoppiasse da un momento all'altro.

Lui entrò in camera chiudendo dietro di se la porta e si avvicinò a me che ero ferma immobile davanti all'enorme specchio, la mia immagine riflessa mostrava un viso pallido con due lunghe sbavature di nero sotto gli occhi, i capelli gonfi per l'umidità e lo sguardo vuoto.
Zayn mi fissò per un paio di minuti prima di aprire bocca.

"Ho messo alcuni uomini in sorveglianza davanti alla casa Nadine, puoi stare tranquilla. Non si avvicinerà più a te." disse con tono calmo.

"Zayn chi era quel ragazzo? Cosa vuole da me?" chiesi girandomi verso di lui. "Lui mi ha detto che ti conosce." conclusi poi.

Vidi Zayn irrigidirsi e prendere un lungo sospiro prima di tornare a guardarmi con quei occhi magnetici.

"Non sono cose di cui ti devi preoccupare." cercò di tagliere il discorso facendomi arrabbiare un po'.

"Si che lo sono!" sputai, ero disperata e lui non voleva dirmi la verità.

"Nadine devi stare lontana da queste cose okay?" Zayn si avvicinò a me con un tono dolce che non aveva mai usato prima. "Adesso vai a dormire che è tardi, per una volta fai quello che ti dico."

THE BRIDE- Un amore incondizionatoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora