La sveglia suonò, la spensi. Aprì gli occhi, la testa mi faceva male ed era pesante. Mi preparai, Luke entrò dalla porta accennando un buongiorno mentre infilavo il cappotto. Era andato a prendere i suoi libri da casa, sembrava aver dormito da me. E con me. Mi versai del caffé ed entrammo in auto, eravamo in ritardo.
Scesimo e, ridendo, corsimo verso la scuola. Lo salutai ed in fretta giunsi in classe.
--«Venerdì sera, alle sette.»
A fine quinta ora, come promesso, si presentò davanti alla mia aula di inglese.
«Cosa vuoi dire?», ridacchiai
Mi mostrò due biglietti, ne afferrai uno schiarendomi la voce e schiudendo le labbra per leggerlo ad alta voce. Mi bloccai, «andremo a pattinare?» scoppiai a ridere «io faccio schifo!»
«Che importa!»
«E va bene» sorrisi
«Va bene?» ripetè imitandomi
«Si va bene, va bene andiamoci» dissi entusiasta, mi abbracciò «hai deciso se partecipare o no a quella partita di football?»
«Sì»
«E...?»
«Parteciperò»
Fece con tono incerto, l'avevo tormentato per convincerlo a partecipare. Quella sarebbe stata l'ultima partita per lui, una specie di edizione speciale per salutare i giocatori dell'ultimo anno, e volevo che avesse un bel ricordo dell'università.
«Bene.. non vuoi?»
«Sì, ma non do molta retta a queste cose. Chi se ne importa se questa è la mia ultima partita nel college?»
«Andiamo Luke, vuoi ricominciare a discuterne?»
«No, no, basta. Dai andiamo.»
--Il campanello suono, non c'era nessuno, ma mentre richiudevo la porta vidi per terra un mazzo di margherite, papaveri e tulipani di diversi colori. Il che era strano dato che eravamo a Dicembre, e Luke era lì con me. Pensai che magari li aveva mandati qualcuno del college, visto che non uscivo con nessuno tranne che con Luke. E forse quello non era nemmeno "uscire".
«Non apri?»
«Ho aperto, e c'era questo dietro la porta. Ti prego, sii sincero. Sei stato tu a mandarli?»
Domandai, presa dal cercare un bigliettino. C'era, lo lessi, di spalle a Luke.
Lui ti fa male come i tulipani, stagli lontana se non vuoi un'allergia. x
Inarcai le sopracciglia un po' scossa dal foglietto e lo misi in tasca di fretta, starnutì.
«No, davvero.»
«Luke prendi questi, svelto.»
Gli porsi il mazzo starnutendo ancora. Ero allergica ai tulipani, non esageratamente, ma lo ero.
«Che succede?»
«Sono allergica ai tulipani.»
«Oh, aspetta.»
Si alzò dal divano e divise gli altri fiori dai tulipani, che gettò nel sacchetto dell'immondizia. Si voltò con un vaso fra le mani e lo dispose sull'isolotto davanti a lui.
«Deve averli mandati qualcuno che ti conosce bene, se sa che hai questa allergia.»
Notai del sarcasmo nelle sue parole, e non potetti fare a meno di farglielo sapere. Non riuscivo ad immaginare chi potesse aver mandato a me dei fiori, ci provai, ma non ci riuscì. Poteva averli mandati Jennette per dispetto, sapeva della mia allergia e ce l'aveva con me. Al momento era la cosa più logica a cui potessi pensare.
«È un doppio senso, per caso?»
Cercai fra le varie medicine che c’erano nel bagno e ne presi una che avrebbe potuto aiutarmi, lui fece spallucce.
«Relativamente.»
«Cosa vorresti insinuare?» mi accigliai, «sappi che non sono voluta uscire con nessuno dopo di te. Comunque, io devo andare. Non andare via, perfavore.»
Mi raccomandai, baciandogli la fronte.
«Devo studiare, resterò qui con lui. Saluta tuo fratello.»
Disse serio, riferendosi al mio nuovo cane. Era fantastico, l'avevo trovato in un vicolo vicino la casa di una mia amica, aveva una zampa rotta. Era stato abbandonato, il suo collare era legato ad una ringhiera, forse era stato anche picchiato. Non aveva ancora un nome, ma quando sarei tornata dalla prova del vestito da damigella gli avremmo dato un nome. Inoltre, intendevo battezzarlo.
Guidai fino al negozio che mi aveva indicato la sorella di Jennette ed accostai quando fui arrivata. Roteai gli occhi al pensiero che ci fosse anche Jennette, essendo la seconda damigella.
«Ariana, sei arrivata!»
Salutai Ashley e mio fratello, c’eravamo solo noi con i miei genitori e la famiglia di Ashley.
«Ho scoperto una cosa, non me la sento di nascondert-»
«Frankie io credo che ad Ariana stia bene il vestito che piace a Jennette, non credi?»
mia madre interruppe Frankie, che sembrava preoccupato. Lui rispose, ma poi tornò a guardarmi, lo invitai a continuare, poi ci ripensai.
«Se si tratta di mamma e papà non dirmelo, non voglio saperlo, davvero. Adesso sto bene; ho una casa mia, frequento il college ed ho una vita migliore lontano da loro. Non voglio che rovinino tutto questo anche stando lontani da me. Credo di meritare un pizzico di felicità.»
«Già... sì, certo, hai ragione.»
--«Mh, abbiamo scelto qualcosa di semplice. Jennette adora le cose estrose e i colori vivaci, ma io le odio, ed anche sua sorella, perciò ho avuto la meglio» spiegai, accendendo la televisione
«Meglio, no?» continuò lui, per tenere viva la conversazione
«Già.»
«Quindi avete... vi siete parlate?»
«No, indirettamente.»
«Figurati»
Scoppiò in una risata improvvisa, amavo quando lo faceva. Era contagiosa, ed aveva un sorriso magnifico. Ma si accorse che lo sto fissando e, probabilmente in imbarazzo, placò la sua euforia.
I ticchettii dell'orologio e i rispettivi respiri fievoli erano l'unica fonte di suono nella stanza, adesso che la TV era spenta. Nemmeno una parola venne pronunciata.«Mio fratello mi ha detto che durante le vacanze di Natale partirete per l'Italia, per andare a trovare tua nonna. Non è così?» disse, ad un certo punto
«Sì, ma... sai... potresti venire con me. Sai che il rapporto che ho con la mia famiglia è uguale ad America-Canada.»
«Non potrei, non siamo mica sposati o robe simili. E poi sei sopravvissuta per diciannove anni con i tuoi genitori, giorno più giorno meno non ti manderanno in rovina la vita.»
«Sì...»
«Non te la prendere, Ariana, ma sai più di me che non possiamo. Si farebbero strane idee, ed è l'occasione perfetta per recuperare del tempo con loro.»
Sorrise di scuse, annuì con la testa un po' delusa. Pensavo che, dato che tempo prima mi aveva confessato di voler stare con me, magari avrebbe colto l'occasione.
«No, certo, hai ragione.»
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Unpredictable » [LH,AG]
Фанфик«Mi ha insegnato chi sono; lui è stato l'eccezione. La prova che due corpi possono fondersi in un'unica anima, che viaggiare in due rende la meta meno lontana e più raggiungibile, che non sempre la vittima è chi abbiamo la certezza che sia. E che n...