Capitolo 40

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Mentre percorrevo l'ultimo tratto del corridoio dell'ospedale per arrivare alla stanza di Luke sentì un vociare. Quando finalmente arrivai davanti alla porta della stanza rilevai che provenivano da lì dentro. Entrai comunque, credendo che fosse solo Michael, ma non lo era. Tornai sui miei passi, davanti al letto di Luke c'era seduto un riccio. Coprì le labbra con una mano e non dissi nulla, non interruppi il suo discorso. Gli rivolgeva parole bellissime, o era forse il fatto che fossero così inaspettate a renderle così belle. Due o tre minuti dopo si alzò in piedi, salutò Luke e fece per uscire, ma non appena si voltò dal mio lato si bloccò schiudendo le labbra. Sospirò e velocemente mi superò, lasciando la stanza a capo basso. «Ashton, aspetta!» Lo chiamai, lo rincorsi per un po'. Alla fine del corridoio si fermò e mi guardò, lasciando parlare me. Provai a dire qualcosa ma davvero non avevo la minima idea di cosa dire. O meglio, avevo voglia di chiedergli moltissime cose, ma non riuscivo a trovare la domanda giusta da porgli in quel momento. Volevo che restasse, che mi raccontasse qualcosa, che tornasse a guardarmi nel modo in cui mi guardava quando non associava il mio nome al risentimento, e che magari tornasse quello di prima. Forse era il suo sguardo a rendermi insicura, mi guardava come se avessi fatto qualcosa di atroce, mentre io non avevo mai smesso di volergli bene. «Hai un minuto?» Domandai retorica, Jennette era a scuola per cui aveva certamente la mattinata libera. «Ho tutta la vita.» Sforzò un piccolo sorriso e ci avviammo verso un bar lì vicino.
Mi raccontò della sua relazione con Jennette, io gli raccontai di me e Luke. «Come ti senti?» Mi chiese, sorseggiando un cappuccino. «Sto b-», «Stai bene o sei felice?» Mi interruppe. Non gli diedi subito una risposta, così me lo domandò nuovamente. Alché dovetti rispondere, «Mi mancano tutti, ma sto bene, davvero. Voglio stare con Luke, e purtroppo questo è il prezzo che dobbiamo pagare.», «Vorrei poterti dire una cosa su di lui, ma non voglio intromettermi fra voi due tanto meno rovinare il vostro rapporto...», «Sì, so cosa vuoi dire.» Feci, riferendomi al suo problema di salute. Parlammo ancora a lungo, poi mi accompagnò in ospedale e tornò a casa. Salì in camera da Luke, che sentendo i miei passi si svegliò e sorrise. «Come stai?» Lo salutai e mi misi seduta accanto a lui sul letto. «Debole, ma sto bene.», «Sai che giorno è oggi vero?» Rispose di si scuotendo la testa. «Non avevo la testa per comprarti un regalo, ma te ne farò un altro.», «Quale?» Mi rivolse un sorriso leggero, «So che non sarai d'accordo con questa scelta, ma ho già deciso. Stasera comincerò a fare degli esami per confermare che il mio cuore sia "perfettamente in salute". Vorrei donarlo per l'operazione. Ti regalerò la vita.» Luke schiuse le labbra sconcertato, dopo un paio di secondi cominciò ad opporsi. Gli spiegai le motivazioni che mi avevano spinta a fare quella scelta, ma insistette. «Se questo è il regalo di Natale, sappi che mi hai rovinato questo giorno.», «Non fare così.» Roteai lo sguardo. «Te lo impedirò con tutti i mezzi di cui dispongo, costi quel che costi.», «Mi stai minacciando?» ridacchiai, baciandoli la fronte. «No, ma questo è un giuramento. Perciò fai ancora in tempo a cambiare idea.», «Non cambierò idea Luke, ci ho pensato bene e sono sicura di volerlo fare. Mi sento pronta a..-», «A morire? Ti senti pronta a morire per far vivere un'altra persona? Bene! -rise sarcastico- Tu non eri quella innamorata della vita e di quello che riserva?» Mimò le virgolette, «Qui non stiamo parlando di una persona qualunque, Luke! Io sono felice, ho tutto quello che una donna possa desiderare, quindi sì. Sono pronta a morire per te. Adesso cambiamo argomento.», «Sì, è meglio. Hai visto chi è venuto prima?» Mi chiese sorridente, «Si, abbiamo anche parlato. Quando è senza la sua ragazza è decisamente più ragionevole.», «Mi ha detto che stanno per arrivare i miei genitori, Jack gli ha avvisati. E mi ha anche detto che tuo fratello è tornato in città.» Cambiò improvvisamente espressione, ed anch'io. Arrivati a questo punto, avrei davvero dovuto muovermi in città con molta cautela per poterlo non incontrare. 

 «Ascoltami,» cercò la mia mano, la strinse «devi sparire da qua. Ho parlato con Mike, ti aiuterà in tutto, tornerà con te a casa e si prenderà cura di te. Partite stanotte.»

 «No, non posso partire per ora. Farò il modo che mio fratello se ne torni a Boston per guadagnare un po' di tempo.»

«Ariana smettila con questa storia del cuore, non possono ucciderti! Nessun dottore si assumerebbe una responsabilità del genere. Il volo è previsto per le due, prendi quel maledetto aereo e aspettami a casa.»

  «Non posso, Luke.» gli lasciai la mano e feci per andarmene

  «E va bene, mi hai costretto tu a farlo.» lo ignorai, sottovalutandolo

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«Buonasera.» Salutai il dottore, mentre lo aspettavo seduta sul lettino, alle spalle di una medicheria. L'uomo ricambiò il saluto, e l'infermiera ebbe malapena il tempo di cambiare la carta nel macchinario prima di essere improvvisamente interrotta mentre mi attaccava sul petto delle piccole ventose.
Per mia sorpresa mio fratello si trovava esattamente difronte a me e alla ragazza. Quest'ultima provò a mandarlo via, ma lui non le diede retta, continuando a guardare me, poi parlò. «Ma cosa stai facendo?» disse, a voce bassa, con un'espressione più o meno sconvolta sul viso. «Cosa stai facendo?» ripetè, quasi strillando. Mi misi seduta sul lettino e lo guardai, staccando le ventose ed abbassando la felpa. «Verifico che la mia salute-», «Smettila di dire stronzate!» sbuffò una risatina nervosa, ma poi continuò. «Ti rendi conto che stai mettendo fine alla tua vita per donarla ad una persona che ha sempre e solo giocato con te?», «Frankie per favore, va via. Qui c'è gente che sta lavorando.», «Vieni via con me per un po', ti spiegherò cosa intendo...», «Non posso.», «Ti prego.» Roteai lo sguardo e ritornai stesa. «C'è già un cuore per Luke. Non serve che tu lo faccia.», aggiunse. Alché ritornai seduta, guardai l'infermiera che si allontanò per chiedere conferma al dottore, dall'altro lato della stanza. Dopo un minuto tornò e scosse la testa in accordo, rimettendo al suo posto il macchinario. «Può andare.» mormorò.

Non appena uscimmo dalla stanza Frankie mi abbracciò, troppo forte direi. «Mi hai fatto letteralmente impazzire in questi mesi.» bisbigliò al mio orecchio. Entrammo nella sua auto per raggiungere il mio albergo in modo da poter parlare e cenare lì insieme.
«A cosa stavi... alludendo prima, in ospedale, riguardo Luke?» domandai incuriosita. Mi sembrava un po' teso. «Devi sapere una cosa molto importante. Centrano anche mamma e papà.», «Ricordi quando sono partiti per l'Australia, molto tempo fa? Quando Luke è stato da noi per un po'.», «Be'?» chiesi poi, e cominciò a spiegare.

Dopo aver salutato, mamma entrò in auto e papà si fermò a "salutare il nostro cane." Finsi di disinteressarmi ai sussurri tra lui e Luke dietro la porta della cucina, ma mi avvicinavo sempre di più alla porta cercando di non farmi vedere. Pensai che se stavano parlavano in privato la cosa era piuttosto importante, oppure preoccupante. In entrambi i casi mi astenevo dal rimanerne all'oscuro, avrebbe potuto anche riguardarmi.

«A proposito di questo, Lucas. Se mi permetti di chiederti un ultimo piccolo favore...» Il ragazzo biondo annuì con la testa, papà continuò. «Ci verresti davvero incontro se riuscissi a dare il tuo contributo per, come dire... 'migliorare l'educazione di nostra figlia.' È da svariati anni che si comporta in questo modo, forse ha solo bisogno di qualche attenzione in più, oppure cerca un po' più di "affetto". Ammetto che ultimamente io e Joan siamo quasi esenti dalla sua vita.», «E non avete pensato che questo potrebbe essere semplicemente il suo carattere?» Chiese accigliato Luke, «No, no -ammaccò un sorrisetto- la conosco troppo bene.», «Va bene dai, perché no. Cosa dovrei fare di preciso?», «Non so, mi sembri un ragazzo in gamba, ed anche molto carino. Perché non provi a... provarci con lei? Si addolcirà un po', sarebbe tutto più facile. Per tutti.», «Cioè aspetta, dovrei tipo farla innamorare? Io?» Rise, avrei voluto farlo anch'io.

Scossi la testa, era ridicolo, e avrei potuto mettermi ad urlare da un momento all'altro. Non ci potevo credere, tra l'altro Luke era d'accordo. Sosteneva che ciò avrebbe potuto migliorare la nostra convivenza. Lo schifo, entrambi.

Unpredictable » [LH,AG]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora