Capitolo 9

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Lo vidi gesticolare sulla soglia della mia stanza, aveva le cuffie, non lo sentivo. Le tolsi.

«-al Whole Foods»

«Eh?»

«Vado al supermercato, vieni?»

Ripetè sistemandosi i capelli davanti al mio specchio, portando poi una mano nella tasca posteriore del suo skinny nero.

«Si certo, dammi dieci minuti.»

Mi precipitai fuori dalla stanza. La luce del bagno si era fulminata, "che palle però!" pensai, ma ad alta voce. Cercai di truccarmi comunque, anni di pratica saranno pur serviti a qualcosa.
Stavo per entrare in camera mia prima di accorgermi che Luke parlava al telefono, così mi fermai dietro alla porta della mia stanza ad ascoltare. Carino da parte mia.

«No no, è tutto okay. Va molto meglio. Adesso devo chiudere, richiamerò io appena posso», diceva

Mi sedetti sul letto affianco a lui per mettere le scarpe, lui continuò ad armeggiare col cellulare, ignorandomi. Dopo svariati minuti, mentre mi pettinavo i capelli, mi accorsi guardando dallo specchio che mi stava fissando. Allora distolse lo sguardo, e subito dopo prese coraggio e parlò.

«Cosa ti ha spinta a cambiare atteggiamento in questo modo? nei miei confronti, intendo.»

«Be’... ho parlato con la mia amica Penny di questa faccenda, e ho deciso di prendere in mano la situazione e cercare di comportarmi da persona adulta quale ormai sono. Sono arrivata alla conclusione che adesso devo lavorare sull'andare d'accordo con te e non più a badare ad Asher, perciò...» sforzai un sorriso in fine «oh, e ti devo indubbiamente delle scuse. Facciamo che per farmi perdonare stasera ordino la pizza» aggiunsi, uscendo dalla stanza

«Serata pizza, coca-cola e film random?»

«Ci sta» risposi, prendendo al volo la mia borsa, aprendo la porta d’ingresso e facendo uscire lui per primo.

«Ma il film lo scelgo io, ovviamente»

«Oh, fantastico! Ora sono molto più motivata a passare questa serata-tra-amiche.»
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«Potresti sembrare quasi simpatico.»

Dissi a fatica, avevo la bocca piena. Ci trovavamo sul divano a mangiare schifezze davanti alla vecchia cinepresa dei miei, c’erano molti video di quando io e i miei fratelli eravamo piccoli. La mia famiglia si divertiva parecchio a prendermi in giro per la mia pronuncia scorretta del nome di Darla e Frankie...

«Difatti, francamente non credevo che un giorno sarei riuscito a farti ridere. Cos'hai dietro la schiena?»

«Stasera sei libero giusto?»

«Credo di si ma-»

«Stai zitto. Allora, qualcuno mi ha detto che sei appassionato di culture straniere e robe varie e quindi io mi sono fatta dare un paio di biglietti per la mostra che si terrà a Miami. Stasera alle sei, non puoi non esserci.»

«Cosa? tu l'hai... l'hai fatto sul serio? io ho provato invano ad avere quei biglietti per settimane!»

«Be’ ma ora ce li hai! fa’ finta che sia il mio regalo di compleanno.»

«Però ci impiegheremo delle ore per arrivare-»

«Stando ai miei calcoli dovremmo partire alle quattro per arrivare puntuali, ossia fra un’ora. E, dato che faremo tardi, ho cercato le chiavi della casa al mare che abbiamo a Miami, e grazie al cielo le ho trovate. Ci passiamo tutte le estati lì. Mi ringrazierai dopo.»

Dissi orgogliosa, d’un fiato. Luke mi ringraziò più volte e mi abbracciò, o almeno ci provò, considerando che era alto il doppio di me.

Magari questa volta è sincero.

Preparammo alla rinfusa una borsa con dei cambi e delle scorte di cibo per me, ovviamente, e ci misimo in macchina. Accesi la radio, aprì i finestrini. Faceva caldo, e avevo davvero bisogno di prendere aria dopo la magnifica performance di Teenage Dream. Diciamo che non avevamo più voce, e forse era meglio così.

«Katy Perry non è decisamente il tuo forte, Luke.»

A quell’affermazione rise, con lo sguardo fisso sulla strada «sì, questo è vero.»

Arrivati a casa ci preparammo e presimo un taxi per il museo. Credevo che casa fosse messa peggio dall'ultima volta che l'avevamo lasciata, ma fortunatamente avevo Luke che in cambio di puro ozio per tutta la settimana aveva promesso di aiutarmi a pulire. Un ragazzo d’oro. Opportunista, ma d’oro.
Quando la mostra finì fecimo un giro, mi trovai accidentalmente in un nuovo negozio di vestiti. Forse non poi così accidentalmente. Come stile somigliava molto a casa di mia nonna negli anni '70, non proprio il mio genere, ma notai che c’erano alcuni vestiti carini. Dato che non avevo ancora provveduto a cosa avrei indossato alla festa di fidanzamento di Frankie, diedi uno sguardo in giro con Luke che mi stava attaccato dietro come se potesse perdersi da un momento all'altro.

«Questo non ti piace?»

Ne prese uno in mano, avrà fatto un giro nel mio guardaroba e avrà capito approssimativamente il mio modo di vestire. Era bello, se non fosse per il fatto che era per metà rosso. Sembrava Natalizio.

Poi, francamente, già l’idea di indossare un vestito non mi sembrava molto allettante visto che solitamente non amavo indossare gonne o vestiti, se lo avessi scelto anche sbagliato sarebbe stato un bel casino.

«Non tantissimo, credo che tornerò con calma un altro giorno..», e proprio mentre stavo considerando l’idea di andare via Luke mi saltò davanti con una specie di tuta. Un pantaloncino ed un top neri, attaccati.

«Ti sto amando infinitamente in questo momento» mormorai nascondendo un sorridetto, mentre eravamo davanti alla cassa.

«Ma tu mi ami sempre, sono facilmente amabile.»

«Convinto» sbuffai una risatina ironica, uscimmo dal negozio per fare un giro al centro della città.
[…]

«Smettila di fare la permalosa!»

Esclamò alle mie spalle cercando di raggiungermi. Non so perché, ma sentivo che in quel momento stesse roteando lo sguardo. Lo faceva sempre in situazioni simili. Credo che qualunque persona normale in quel momento si sarebbe voltata e con calma avrebbe spiegato a Luke cosa non andava, ma io, che non ero per niente una persona normale, mi limitai ad ignorarlo e a camminare a passo svelto lungo il vialetto che stavo percorrendo.

«Ti da così tanto fastidio che-»

«Sì, mi da molto fastidio che tu ci provi con qualche ragazza se io sono ad un fottuto metro da te.»

Dissi rivolgendogli solo un veloce sguardo, marcando quelle parole con tutta la rabbia che sentivo di provare. Difatti, a risentirle, suonarono molto dure alle mie orecchie.

«E perché ti infastidisce?»

«Perché non è nemmeno un po’ rispettoso nei miei confronti, avrei gradito se almeno avresti aspettato che mi allontanassi!»

«Bene, se è così che stanno le cose, se non ti rispetto, allora perché non mi cacci via da casa tua? sei grande abbastanza per badare a te stessa, o sbaglio?»

«Non mi sembrava tanto educato cacciare via qualcuno che cerca di aiutarmi, sai com'è! ma adesso, ovviamente, sei liberissimo di andartene se lo preferisci!»

«Naturalmente, come desideri. Appena torneremo a Boca Raton me ne andrò via.»

Unpredictable » [LH,AG]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora