Capitolo 36

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Aprì la porta di casa, «Posso abbracciarti?» Jamie mi sorrise, «Certo.» chiusi la porta ed aprì le braccia stringendolo. Un po' mi era mancato. «Come stai? ci hai fatto preoccupare!», «ci...?», «Sì! anche Gaya era in pensiero per te. Ha provato a chiamarti, qualche sera fa c’erano delle persone qui. Ha pensato al peggio, sai com'è fatta.» ridacchiò, ma io roteai lo sguardo. Gaya non mi sembrava tanto sincera nei miei confronti, tutto qui. Luke passò dalla cucina con dei fogli in mano, «Ciao Jamie, come stai?» cantilenò senza distogliere lo sguardo da quei fogli. «Bene, grazie.» rispose l'altro, seduto a tavola mentre aspettava il tè. «Ho saputo che la tua famiglia è venuta a trovarti dopo tanto tempo. Come mai?» mi voltai verso di loro per dare la tazza a Jamie. Luke mi cinse un fianco non smettendo di guardarlo, lui spostò lo sguardo sulla mano di Luke, sul mio fianco. «No, -fece un sorso dalla tazza, ed anch'io- non tutta la mia famiglia. Solo i miei zii e i miei cugini.»
Dopo qualche secondo di silenzio portò una mano alla tasca e guardò lo schermo del suo cellulare, «credo che dovrò tornare a casa.», «Sì lo credo anch'io.» aggiunse Luke. Lo guardai storto, «...prima che il temporale cominci a peggiorare.», «Luke, perché non accompagni Jamie a casa in auto?» Luke scattò verso di me e Jamie lo seguì. «Non ce n'è bisogno, davvero.» aggiunse quest'ultimo. «A me sembra di si.» replicai, spiando fuori dalla finestra, mentre tuonava. «Mi vesto.» concluse il biondo, abbandonando la stanza e lasciando Jamie senza commentare in alcun modo. «Credo di non stare molto simpatico al tuo ragazzo..», «Non voglio mentirti dicendoti il contrario, ma in fin dei conti Luke è solo un po'... geloso per via di tutto quello che ci sta succedendo. Sa che sei un mio amico, e ti ringrazio per tutto quello che stai facendo per me. Suppongo che senza di te non mi sarei mai stabilita in tempo per gli esami, e forse non gli avrei nemmeno superati.» gli presi una mano, subito dopo la ritirò per rispondere ad un altro messaggio. Abbassai lo sguardo, sorseggiando il mio tè. «Scusa, mia cugina mi sta tartassando di messaggi.» Sorrisi, «Come si chiama?», «Caterina, ma si fa chiamare Cara. Il suo nome non le piace.»
Parlammo di scuola per un po', fino a che Luke non scese in cucina, gli salutai e corsero verso la macchina. Luke mi aveva avvisato che dopo aver accompagnato Jamie a casa sarebbe andato da un suo amico a fare non so cosa, perciò mi trovai qualcosa da fare mentre lo aspettavo. Avevo finito di studiare, non potevo uscire e in cucina facevo schifo. Per cui le opzioni erano poche.
Mi buttai sul divano a leggere un libro. Passò mezz'ora o forse un po' di più, continuavo a sentire uno spiffero di vento fastidioso. Mi alzai e guardai in giro, le finestre erano tutte chiuse, tornai in soggiorno. Passai davanti alla porta d'ingresso poi tornai indietro e guardai: era socchiusa. Il che mi parve piuttosto strano, visto che avevo sentito il rumore della porta quando Luke era andato via con Jamie. Provai a chiuderla ma c'era qualcosa nel mezzo che la bloccava. Guardai in basso, uno scatolino. Sembrava tanto una confezione di gioielleria. Lo aprì, dentro c'era un bigliettino, aprì e lessi. “Forse vi sposerete, ma nessuno dei due ama davvero l'altro. Vivrete la vostra vita chiedendo costantemente a voi stessi se siete corrisposti o meno, mentre i vostri amici cercano di ostacolare il vostro rapporto. Niente è come sembra bambolina.”
Inutile descrivere la mia reazione a quelle parole. Sconcertata come non mai, per non parlare della mia faccia confusa e menefreghista al tempo stesso. Appoggiai lo scatolino sul comò in camera da letto e mi feci una doccia.
Quando uscì dal bagno sentì dei rumori in cucina. «Luke?» gridai dal piano di sopra. «Non posso venire!» fece di rimando, «Ho fame, puoi preparare qualcosa mentre sistemo la camera?», «Hai fame? Come mai?», «Non sei divertente!» mi rispose con una risatina, io roteai gli occhi. Non mi andava di vestirmi, ma non potevo andare in giro in accappatoio. Certo che posso andare in giro in accappatoio, se non lo faccio a casa mia dove dovrei farlo?, pensai. Così sistemai di vestiti in camera e scesi ad aiutare Luke. Appena mi vide aggrottò le sopracciglia, «Perché sei in accappatoio?», «È comodo.» alzai le spalle sgranocchiando una carota. «Luke?» lo chiamai, lui alzò lo sguardo verso di me, essendo piegato verso il forno. «Ma tu mi ami davvero?» continuai, con uno sguardo scettico. Luke ridacchiò, tornò in posizione dritta e mi guardò. «Sei seria?», «Certo che lo sono. Sei venuto qui con me perché ti ho rapito dal tuo letto alle tre del mattino e non avevi nient'altro da fare o perché volevi davvero farlo?», «Secondo te io cambio nazione e mando a puttane la mia vita solo perché non ho nulla da fare alle tre di mattina?», «No...» mormorai, intenta a continuare, ma mi interruppe. «Non è così, è palese.» Non dissi nulla e non alzai la testa. «Cioè, non il fatto che ti amo! quello si! hai capito a cosa mi riferisco.», «Si.» risi. «Comunque sei la persona più stupida che abbia mai conosciuto... dopo Michael.» si avvicinò ridendo e mi abbracciò, stampandomi un bacio sulla guancia.

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