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JENNETTE'S POV«Mi dici dove cazzo stai guardando?!»
Sputai irritata contro uno dei tre ragazzi che mi aveva versato il mio cappuccino addosso. Aveva una cuffietta e sembrava stesse messaggiando.
Non è colpa loro, sono solo menti inferiori. Mantieni la calma.
«Ce l'hai con me?» guardò interrogativo prima me poi i suoi amici, alzai le spalle ovvia «Scusami! owh la tua camicetta... posso... aiutarti..?»
Sorrise di scuse, gli altri due sembrarono poco interessati alla cosa. Nemmeno ci fecero caso, guardavano delle vetrine più dietro.
«No, no!» ero ancora incazzata, la camicetta era bianco candido e nuova. O almeno lo era due minuti prima «lascia stare...»
Sospirai dopo svariati tentativi di smacchiarla, almeno in parte.
«Posso accompagnarti a prenderne un'altra, sul serio.»
«Non fa niente, ti ringrazio.»
Gli diedi le spalle per andare, mi sfiorò il braccio. Mi voltai ancora.
«Insisto.»
Sorrise, tenendo ancora la mano dov'era. Guardai meglio la mia camicetta, mi scappó una smorfia.
«Va bene, andiamo.»
Ammaccai un sorriso e lo affiancai. Ci fermammo in un negozio a caso e ne scelsi una simile. Mentre mi cambiavo mi raccontò alcune cose di lui, tenendo la porta del camerino da dietro. Aveva ventiquattro anni. Glie e ne avrei dati di meno.
«Giuro che se la macchia non si toglie cerco il tuo indirizzo e ti prendo a bastonate di brutto.»
Ridacchiai ordinando un frappè, erano solo le nove e mezza e il mio cappuccino aveva deciso di imparare a volare. In giro così presto per noia. Senza Ariana era tutto così deprimente.
«Come mai ci tieni così tanto?»
Tirò un sorso dalla sua cannuccia di tè, odiavo i rumori che produceva muovendo le dita su tavolo e bicchiere. Pensavo lo facesse apposta, si notava che mi urtava.
Degludì in tempo per rispondere, nonostante tutto non sembrava antipatico. Mentre i suoi amici lo cercavano era seduto ad un bar con una sconosciuta a bere del tè freddo in centro.«Me l'ha regalata la mia migliore amica, era sua, l'ho sempre adorata allora l'ha data a me.»
Abbassai la testa, mi mancava tantissimo.
«Oh.»
«E quindi ti chiami Jennette...»Enunciò non troppo forte, i ricci gli cadevano davanti al viso mentre teneva la testa bassa verso il bicchiere di vetro.
«Sì, vent’anni.»
«Ah, sei vecchia!»
Alzò le braccia al cielo, sorrisi divertita per la figuraccia che aveva fatto strillando. Controllai l'orario sul display del cellulare, gli scrissi il mio numero sul braccio con l'eyeliner e mi alzai. Avevo solo quello in borsa.
«Bene... umh, come hai detto che ti chiami, scusa?»
«Ashton, mi chiamo Ashton.»
Rise, lo guardai per un secondo, poi gli strinsi la mano.
«Ti ringrazio Ashton, ma adesso devo andare o troverò il quartiere invaso da poliziotti muniti di cani che calmano mia madre.»
Ci salutammo e tornai sui passi di prima, cercando di riuscire a concludere il vialetto senza che qualcun'altro mi getti anche il frappè addosso.
Passai da casa di Michael per chiedergli conferma dell'uscita di quella sera, con lui non sapevi mai se potevi essere sicura della parola che ti aveva dato. E avevo bisogno di stare un po’ con lui, anche solo per qualche minuto.
Suonai al campanello e un ragazzo moro aprì la porta
Chi diavolo è?
«Emh, ciao. C'è Michael?»
«No, sta per arrivare. Puoi aspettarlo qui se vuoi.»
Aveva un sorriso caldo, è il sole in dei vestiti.
«Owh, certo» scattai a guardare da un’altra parte, dopo avergli rivolto un sorriso «spero non si tratti dei suoi soliti "arrivo" »
Commentai ironica, lui tornò dietro l'isolotto e lo persi di vista per un paio di minuti
«Quindi anche tu hai fatto conoscenza con la puntualità di Mike... Jennette.»
Si sedette davanti a me con due bicchieri. A giudicare dall'odore si trattava di ciliegie.
«Dr. Pepper» sorrisi riferendomi alla bevanda «da cinque anni.»
Come fa a sapere che la adoro?
E come sa il mio nome..?«Oh, sei fortunata allora!»
Rize, lo seguì, qualcuno aprì la porta.
«Hei Ash! Hai presente quell'amica di Mike, Jennette?» cominciò il ragazzo, mentre l'altro si trovava dall'altra parte in camera sua «è qui, vieni!»
«No ti prego.»
Quando ci raggiunse sorrisi, lui alzò gli occhi e rise. Saltò sul divano accanto a me e mi circondò il collo con un braccio. Poggiai il bicchiere sul tavolino al sentire il campanello suonare.
«Scusate, ho dimenticato le chiavi» respirò affannosamente Mike chiudendosi la porta dietro «hei ciao!»
Aprì le braccia sorridente per un abbraccio, Ashton e l'altro ragazzo non erano più alle mie spalle. Mi avvicinai con l’espressione da cane bastonato a lui e lo strinsi.
Mike si era trasferito dai suoi amici da qualche giorno. Prima viveva con i suoi genitori e i ragazzi vivevano in un appartamento per conto loro, essendo le loro famiglie in Australia e loro in America. Per colpa del trasferimento in America del padre di Mike, lui e la sua famiglia hanno dovuto lasciare l’Australia, i suoi amici l’hanno raggiunto poi per l'università e hanno deciso di recuperare il tempo perso con lui. Una bella storia, direi. Sono piuttosto uniti.
«Mi manca Ariana» confessai
«Io invece ho fame» lo guardai storto «andrai da lei come ti ho chiesto l'altra notte, vero?»
«Si certo, ma non sono sicura di essere pronta a far tornare tutto come prima-»
«No scusa» interrompe «mi prendi in giro? allora, adesso ti racconto come stanno le cose. Tre giorni fa io, i ragazzi, lei e Penny abbiamo cenato insieme a Miami. Il tuo ex ragazzo sai cosa ha fatto? Ubriaco, è venuto alle cinque del mattino a casa di Ariana per dire a Luke delle cose importanti su di lei e non so cosa abbia poi fatto, sinceramente. Luke non me l’ha detto. A Damian non importa niente di te ora, come non gli e ne importava nulla prima.»
Mi allontanai di poco, non risposi. Non sapevo che mentre Damian era sparito due notti fa fosse stato a Miami, rimasi un po’ perplessa.
«Cosa vuoi sentirti dire, Mike, che andrò a trovarla e le dirò che è ancora la persona più importante della mia vita? che le regali uno stupido braccialetto dell'amicizia e le scriva un bigliettino di scuse, così tutto tornerà come prima? va bene, lo farò, ma vorrei solo farti sapere che non è quello che avevo in mente per il momento. Non siamo più in terza elementare.»
«Io, invece, vorrei solo farti sapere che una della tua età non si comporterebbe in questo modo, e che grazie a Damian non parli più con la tua migliore amica, e chissà quante altre persone ci saranno dopo di lei se non metti fine a questa storia! lui non vuole nemmeno stare davvero con te, cazzo.»
«Questo chi te l'ha detto?»
«Senti. Parla con Luke, fatti dire cosa precisamente Damian ha fatto e detto quella... mattina, e pensa a cosa davvero importa di più. L'amicizia di una vita, o uno come lui.»
«E sappi che non appoggio per niente il tuo modo di fare, difenderò Ariana fino a quando non smetterai di addossarle colpe inesistenti. Perciò non contare su di me.»Disse infine, quasi con disprezzo. Non aggiunse altro, girò le spalle ed aprì la porta che divideva il soggiorno e la cucina dalle stanze e sparì.
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Unpredictable » [LH,AG]
Fanfiction«Mi ha insegnato chi sono; lui è stato l'eccezione. La prova che due corpi possono fondersi in un'unica anima, che viaggiare in due rende la meta meno lontana e più raggiungibile, che non sempre la vittima è chi abbiamo la certezza che sia. E che n...