Capitolo 29

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***
«Stai meglio?» Cameron mi sorrise calorosamente, abbozzai un sorriso ed annuì

«Adesso abbiamo l'ora di chimica, o sbaglio?»

«Si» feci una smorfia «però, almeno, ha avuto occhio a scegliere l'argomento su cui concentrarsi.» alzai le spalle, riferendomi a Luke

«Sembra a posto, a me piace, è simpatico.» aprì la stanza del suo dormitorio per cambiare i suoi libri

«Cambiamo discorso.» incrociai le braccia, sedendomi sul suo letto

«Cos'hai?» mi lanciò una bottiglietta d'acqua, che riuscì miracolosamente a prendere

«Nulla, sono solo un po' sovrappensiero, e non mi va di passare del tempo utile a parlare del nuovo insegnante. Semplicemente non lo trovo così straordinario, tutto qui.»

«Okay finiamola qui, andiamo in classe dai.»
[...]
«Spero abbiate letto il capitolo che vi ho assegnato due giorni fa...» aprì il suo libro cercando il punto in cui eravamo rimasti «Dunque, partiamo dalla base. Chi mi parla della cellula?»

Alzai la mano immediatamente. La chimica non mi piaceva moltissimo, ma quando non litigavo con Luke studiavamo insieme, per cui tutto ciò che sapevo sulla chimica rientrava nel suo metodo di studio. Spiegai il meglio possibile tutto ciò che sapevo a riguardo, per poi ottenere in cambio un'espressione vaga e insoddisfatta da parte sua.

«Poco esaustiva, manca qualcosa. Sentiamo te.» Indicò l'unica ragazza del corso che non avrei potuto odiare di più.
E poi, poco esaustiva?-, pensai. Ma se abbiamo studiato insieme!

Mi morsi la lingua e continuai a guardarlo per qualche secondo senza trovare buone parole da rivolgergli. «Credo che uscirò per un momento.» Sussurrai a Cameron. Mi feci spazio tra i ragazzi seduti accanto a me fino a raggiungere la porta.

[...]
«Grande.» mi sentì chiamare mentre lasciavo l'aula al termine della lezione. Tornai indietro senza però rispondere «devi ritirare l'esercitazione all'esame che abbiamo fatto.»

«Perché ho avuto un voto così basso?» sputai acida guardando il foglio di carta

«Perché sei stata troppo riassuntiva, e poi non è un voto basso, è solo poco più della sufficienza. Non ne terrò conto.»

«Ma non è nella mia media, non ho mai avuto un voto così basso.»

«C'è sempre una prima volta.»

Serrai la mascella, sospirando nervosamente «Okay, è giusto. È tutto?»

«No, in realtà. Vorrei parlart-»

«Io no. È tutto quindi, bene. A domani, Luke.»

Uscì dall'aula chiudendomi la porta alle spalle e seguendo Cameron che mi aspettava fuori.

«Ma.. lo hai chiamato per nome, o sbaglio?»

«Di chi parli?»

«Del professore. Sei arrabbiata, cosa è successo?»

«Perché dovrebbe necessariamente essere successo qualcosa con lui, Cameron? potrei essere incazzata perché ho il ciclo, o perché il tempo fa letteralmente cagare, o perché ho preso un brutto voto. Non puoi pensare sempre che ci sia qualcosa che ti ho nascosto perché non mi fido di te o cose del genere, mi trasmetti angoscia con la tua insicurezza!»

«Ma ti senti quando parli? è così palese che anch'io l'ho capito. Ascoltami, vuoi raccontarmi per una volta cosa è successo con lui? Ti da fastidio? è già la seconda volta che ti vedo uscire dall'aula per ultima.» continuò, quando vide che restai in silenzio.

«È vero, scusami. D'accordo, ma non qui.»

Lo accompagnai fino al dormitorio dei maschi. Chiuse la porta e sprofondai su un pouf, prendendo un lungo respiro.

«Hemmings è il fratello di mio cognato.»

«Parenti? Chi lo avrebbe mai detto.» enunciò con una specie di tono sarcastico

«Sì, e non solo.» roteai lo sguardo, ma non sapevo se voler continuare. Solo quando il ragazzo bruno mi incitò a farlo mi convinsi «noi siamo stati insieme per un anno e un paio di mesi.»

Cameron sgranò la bocca «Wow, non l'avrei mai immaginato.» sorrise smaniante «e dopo?»

«Dopo io sono rimasta incin-»

«Avete un figlio?!»

«No. L'ho perso.» risposi dopo un paio di secondi e con la voce leggermente rotta

«Mi dispiace.» abbassai la testa

«Anche a me all'inizio, ma pensandoci adesso credo che sia stato relativamente meglio. Lui non era pronto per fare il padre e io non ero pronta per fare da madre e da padre..»

«Adesso che lo sai, ti prego solo di tenerlo per te. Non sai quanta fiducia ho riposto in te per dirti tutto questo.»

«Scherzi? Certo che terrò la bocca chiusa.» disse piano, sospirando poi.

«Bene,» sospirai «oggi purtroppo non posso accompagnarti alla tua partita di tennis, ma stasera ti chiamo per sapere come è andata. Adesso devo andare a casa o mio fratello comincerà a rompere. Quando faccio tardi si allarma credendo che sia con.. lui» recuperai la mia giacca e la infilai, avvicinandomi a lui e piantandogli un bacio veloce sulla guancia.

«Ah! appena finisco di pranzare vengo a riprendermi le chiavi della m-» tenne ancora il suo sorriso, finché non chiusi la porta senza fargli finire la frase. Diciamo che non detti nemmeno retta a cosa diceva, ma annuì ugualmente.

Tirai un sospiro per lo spavento, guardai meglio Luke davanti a me che teneva una mano ferma sulle mie labbra. In un attimo il mio sorriso venne sostituito da un'espressione mista fra inquietudine e timore, perché, ad essere sinceri, Luke era sempre stato uno che trasmetteva timore per colpa della sua altezza. E non solo.

«Ascoltami un attimo. E poi, perché eri lì?»

«Questo non ti riguarda.» degludì in fretta cominciando a camminare lontano da lui, mi seguì, non smettendola con le domande.

«Ti ho detto che non mi piace quel ragazzo. Questo ti basta?»

«Si.»

«Allora?»

«Allora niente! Ho detto che mi basta per capire, non sono mica stupida, ma non che mi allontanerò da lui. Non mi interessa ugualmente, sai già cosa penso delle tue opinioni sulla mia vita.»

«Smettila, Luke, mi stai facendo male.» le parole mi uscirono dalle labbra più fievoli di quanto mi aspettassi. Mi guardò ancora poi lasciò il mio braccio, che cominciai subito a toccare per far sparire i segni delle sue dita.

«Mi stai facendo più male tu.»
«Ma cosa mi stai facendo?» disse ancora, con la voce rotta. Alzai la testa per guardarlo «mi stai facendo perdere il poco senno che mi rimaneva.»

A quelle parole rabbrividì, ma non dissi niente.

Pensa a cosa hai fatto tu a me, allora-pensai istintivamente

ridacchiò, «Diamine, sono riuscito a farti stare zitta?»

Cercai di trattenere a stento un sorriso, «Io non ho niente da dire, ed anche volendo non avrei la forza di attaccarti ancora una volta. È come se mi avessi risucchiato le energie.»
«Accompagnami fino al parcheggio.»

Unpredictable » [LH,AG]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora