«Sto uscendo!» annunciai mentre correvo al piano di sotto «tu no?»
«No, non mi va. Sono stato tutto il giorno fuori.»
«Si va bene. Cercherò di non fare tardi.»
«Ops, una stronzata. Farò finta di non aver sentito, nana.»
Continuò a messaggiare dal suo cellulare, evidentemente mi conosceva abbastanza da dirlo.
Roteai lo sguardo scocciata e chiusi la porta d’ingresso.Deve smettere di chiamarmi così.
«Dove andiamo di preciso?»
Chiese Jen una volta in auto.
«A casa di Clarissa Johnson. Sono stanca di questa storia.»
«Ma non è fuori il giovedì sera?»
«È questo il punto.»
«Non ti seguo, Ariana.»
«Sai chi mi ha chiamata dieci minuti fa? Taylor, quello che ha litigato con Damian. Diceva di andare a casa di Clarissa e controllare chi ci fosse lì con lei.»
Mi fermai ad uno stop, mi guardò come confusa ma poi annuì.
«E perché devo esserci anch'io?»
«Perché, Jen, questa cosa serve più a te che a me.»
Girai ad una curva troppo velocemente e mi infilai in un parcheggio altrettanto velocemente. Le luci di quella casa erano tutte spente, era tardi, a parte quella della mansarda.
Suonare al campanello e chiedere a Clarissa "Hei, per caso ti stavi facendo il ragazzo della mia migliore amica?" sarebbe stato troppo losco, perciò mi limitai ad alzare la finestra della sua camera ed infilarmici. Lei mi guardò interrogativa prima di fare come le dissi ed entrare. La richiusi, avventuresco.
Cercai in tutte le stanze, ma tutte erano vuote, a conferma dei miei sospetti.
È un bene che Clarissa frequenti l'università e divida un appartamento con Jessie, perché suppongo che contrariamente saremmo davanti ai suoi genitori urlanti.
Poggiai lentamente la mano sulla maniglia della mansarda e la aprì silenziosamente. Era vuota, ma la luce era accesa.
Ricordai immediatamente che la cabina armadio che Jessie usava per conservare i capi invernali era una sorta di stanzetta e al suo interno c’era una scrivania con una sedia e vari quadretti. Una volta dichiarò di averla più volte usata per scappare da sua zia Mildred quando andava a trovarla, oltre che per studiare e concentrarsi quando Clarissa usava la loro stanza.Quando aprì la porta, Clarissa era seduta sulla scrivania con un blocchetto in mano e dire che stava baciando Damian sarebbe un eufemismo.
Jennette sgranò la bocca e i due si allontanarono. La ragazza mora sussultò un momento e si pulì immediatamente le labbra con la manica di una felpa più grande di lei. Immaginai di Damian, dato che nulla copriva il suo fottuto torace. Balbettò il nome della mia migliore amica, guardò anche me, ma era troppo scioccato per collegare il tutto e prendersela con me.Jennette urlava cose che nemmeno lei capiva, ma ero felice che quella qualunque cosa fosse stata, fosse finalmente finita. Si sperava.
«Andiamo via.»
Comandò, obbedì. Entrammo in macchina e cercai una strada più lunga da percorrere per arrivare a casa. Pensavo che avrebbe potuto aiutarla a calmarsi, sapevo come ci si sentiva. Ma non fu così, tutt’altro.
«Io non voglio che te la prenda con me, potrebbe sembrare una mossa preventiva» dissi, non riuscendo a sostenere più altro silenzio.
«E lo sembra Ariana, fidati.»
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Unpredictable » [LH,AG]
Fiksi Penggemar«Mi ha insegnato chi sono; lui è stato l'eccezione. La prova che due corpi possono fondersi in un'unica anima, che viaggiare in due rende la meta meno lontana e più raggiungibile, che non sempre la vittima è chi abbiamo la certezza che sia. E che n...