Capitolo 46

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Pov's Tancredi

Dopo un mese

Un mese di vero inferno. Da dove comincio? Con Lele non mi parlo. Jacopo ogni giorno mi sta con il fiato sul collo. I miei voti sono bassi. Sono dimagrito un sacco. Fantastico no?

«Galli se non vuole stare attento alla lezione se ne vada fuori dalla classe.» la voce della prof mi riporta alla realtà.

«Esco con piacere dalla classe.» dico prendendo lo zaino e alzandomi per poi uscire dalla classe.

Esco da scuola. Prendo le cuffie, le attacco al telefono e avvio le canzoni. La mia vita sta andando a rotoli. Da quando ho litigato con Lele ed è tornato Jacopo non sono più me stesso. Come ho già detto sono dimagrito tanto, non riesco più a mangiare nulla.

Dopo un ora

Dopo essermi fermato in un parchetto, riprendo a camminare per la città. Mentre cammino sento qualcuno prendermi il polso. Mi giro e vedo Emanuele.
Stoppo la musica e mi levo le cuffie.

«Che vuoi Emanuele?»

«Ti vuoi fermare? È da più di un ora che ti cerco.»

«Ora mi hai trovato. Che vuoi?»

«Si può sapere cosa ti prende? È da più di un mese che non mi parli. E sei dimagrito tantissimo, quasi ti si vedono le ossa.»

«Non sono affari tuoi.»

Mi libero dalla sua presa e riprendo a camminare.
Sento i passi di Emanuele dietro di me.

«Tancredi fermati porca troia!» mi fermo e mi giro verso Emanuele.

«Cosa c'è?!» stiamo praticamente urlando, ma non me importa nulla.

«Cosa ti prende?!»

«E a te cosa importa?!»

«Mi importa. E molto anche!»

«Vuoi sapere cosa c'è che non va? È da quando è tornato il mio ex che sto male. Ogni giorno non fa altro che starmi con il fiato sul collo. Non so cosa lui voglia da me, non ne ho la minima idea, ma l'unica cosa che voglio è che lui stia il più lontano possibile da me. Ma sai cosa? Non accadrà mai. Perché so come è fatto, e non mi lascerà stare né ora né mai. E vuoi sapere un'altra cosa? Mi manchi. Io Tancredi Galli sento la mancanza di Emanuele Giaccari. Mi manca il rapporto che avevamo più di un mese fa. Non siamo mai stati in buoni rapporti. Anzi, non abbiamo fatto altro che comportarci come bambini di due anni con le nostre battutine idiote. Mi mancano quei momenti. E di certo quei momenti non sono finiti a causa mia. Ma a causa tua, che un giorno hai deciso di fare il freddo e distaccarti da me solo perché mi hai visto parlare con tuo padre. È un cazzo di mese che non mangio perché sento che la mia vita sta andando a rotoli. Non so più cosa fare. So solo che vorrei che andasse tutto per il verso giusto e non andasse tutto a puttane!»

Emanuele sta in silenzio senza dire nulla.

«Si vede che ti importa di me.» dico ironicamente e alzando gli occhi al cielo.

Sento le lacrime che scendono sulle mie guance. Ultimamente piango per qualsiasi cosa, sembro un fottuto bambino. Mi giro per andarmene, ma una presa sul mio polso mi fa girare. Di nuovo.

«Si può sapere che altr-» stavo per dire ma Emanuele mi zittisce mettendo un dito sulla mia bocca.

Lo guardo negli occhi. E giuro che mi ci potrei perdere in quelle iridi profonde. Mette le mani sulle mie guance e mi asciuga le lacrime. D'istinto mi butto tra le sue braccia. Circondo il suo collo con le mie braccia, e lui mette le sue braccia intorno alla mia vita stringendomi a sé. Affondo la testa nel suo petto e respiro il suo profumo che tanto mi piace.

Magnifico Difetto||TankeleDove le storie prendono vita. Scoprilo ora