Capitolo 41

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Pov's Lele

Mio padre entra barcollando.

«Ciao figlio mioo. Sono tornato a casa ahahah. Sai che ti voglio bene? Peccato che tu non ne voglia a me. Mi tratti sempre male. Io ci sto male.»

Sento gli occhi pizzicarmi, ma devo contenermi. Non posso piangere davanti a tutti gli altri.
Vado da mio padre e lo porto in bagno. Dopo che butta nel cesso anche l'anima, lo porto in camera sua. Lo faccio stendere sul letto e si addormenta subito.

Esco dalla sua camera e vado nella mia stanza. Chiudo la porta dietro di me, mi affaccio alla finestra appoggiando i gomiti sul davanzale. Mi tengo la testa tra le mani e le lacrime scendono sul mio viso. Passo non so quanto tempo a piangere, fino a quando sento la porta aprirsi.

Sento due braccia stringermi la vita. Le sue braccia le riconoscerei tra mille.
Mi giro e vedo Tancredi.
Mette le mani sulle mie guance e mi asciuga le lacrime. Poi mette le sue braccia intorno al mio collo. Metto le braccia intorno alla sua vita e lo tengo stretto. Non so per quanti minuti restiamo abbracciati. So solo che non voglio staccarmi da lui.

«Andiamo sul letto, così ti riposi.» mi prende la mano e mi porta sul letto. Ci stendiamo e siamo viso contro viso. Metto un braccio intorno alla sua vita e lo avvicino a me. Appoggia la testa sul mio petto.

«Grazie piccoletto.»

Lo vedo sorridere. Sorrido anche io e dopo qualche minuto mi addormento.

Pov's Diego

«Credo che dovremo andarcene.» dice Ros.

«Vado a dirlo a Lele.» dico agli altri.

Salgo le scale e vado in camera di Lele, busso alla porta ma non risponde nessuno. Apro la porta e vedo Tancredi e Lele dormire abbracciati. Tanc ha la testa sul petto di Lele e un braccio intorno alla sua vita. Mentre Lele circonda la vita di Tancredi con un braccio.

Sono fatti l'uno per l'altro. Esco dalla camera e chiudo la porta. Scendo di sotto e raggiungo gli altri.

«Tancredi e Lele stanno dormendo. Usciamo, gli manderò un messaggio.»

Io e i ragazzi prendiamo tutta la nostra roba, facendo attenzione a non svegliare i nostri due amici e poi usciamo di casa.

«Ci vediamo a scuola. Ciao ragazzi.»

«Ciao!»

Gli altri se ne vanno. Rimane solo Gian con me.

«Ci facciamo un giro?» mi chiede.

«Si, perché no.»

Iniziamo a camminare e ci facciamo un giro per Milano. Lele ha ragione. Mi devo dichiarare, correrò il rischio ma non voglio più tenermi tutto dentro. Mi dichiarerò, ma non in modo banale. Sarà una dichiarazione speciale.

Magnifico Difetto||TankeleDove le storie prendono vita. Scoprilo ora