-1-

3.7K 126 17
                                    

°Passato°

Respiravo a fatica, le gambe mi tremavano, le mani di mia madre mi coprivano la bocca nonostante fossero bagnate dalle mie lacrime.
Tremavo, avevo paura, lei mi aveva detto di fare la brava e non urlare ma non sapere ciò che stava accadendo mi terrorizzava. Infondo ero solo una bambina.

Era notte da un bel po'di tempo, qualche lupo fra le montagne spezzava il silenzio calato in quella casa, volevo il mio fratello maggiore con me, quando avevo lui al mio fianco non dovevo temere nulla, come quella volta che un mostro spaventoso iniziò ad inseguirmi, lui lo catturò con le mani e lo scacciò dicendomi 'ecco qua, l'insetto brutto e cattivo ora non c'è più'.

-Piccola mia, devo andare a cercare tuo fratello ok? Tu rimani qui, verrò a prenderti te lo prometto

Con quelle parole sussurrate prese una cesta di bambù, abbastanza grande da contenermi. Mi prese in braccio lasciandomi un bacio sulla fronte prima di mettermi all'interno di quest'ultimo, mi fissò per qualche istante e poi se ne andò, coprendo il mio nascondiglio con qualche telo.
Sentì un grido qualche attimo dopo, in lontananza, il che mi obbligò a coprirmi le orecchie con le mani e nascondere il volto fra le braccia contro le gambe.

Non devo fare rumore.
Non devo uscire.
Lei verrà a prendermi.

Rimasi immobile in quello stato per non so quanto tempo, poi udii dei passi avvicinarsi, il legno scricchiolava e mi feci piccola fra le mie braccia, cercando di trattenere per me dei singhiozzi, però non ci riuscii, scusa mamma, sono stata una cattiva bambina, non ho obbedito.

Il cesto di aprì, mostrandomi il volto di un uomo dai capelli e gli occhi cremisi, aveva degli strani orecchini. Mi prese in braccio e mi tirò verso di sé, alle sue spalle notai la luce del sole filtrare fra le persiane della casa, era fioca e abbastanza spenta forse a causa delle nuvole, o forse anche quel giorno nevicava come ormai faceva da tempo.

Aveva i capelli raccolti in una coda, mi strinse a se e mi rassicurò accarezzandomi la testa, per poi spingerla contro la sua spalla per evitare di mostrarmi l'orrore che circondava la mia casa. Però non fece in tempo, riuscii ad intravedere della neve sporca di sangue e dei corpi ricoperti da un lenzuolo, da uno di questi dei lunghi capelli castani scivolavano sulla neve.

Tempo dopo mi portò in una strana casa, era piena di farfalle e nel giardino vi era una recinzione fatta di bambù, lasciandomi nelle mani di una donna da un kimono con la fantasia simile a quella delle ali di una farfalla. Assieme ad un'altra ragazza mi lavarono e mi vestirono, prendendomi poi per mano e portandomi di fronte ad un uomo, più un ragazzo direi.

Al suo fianco vi era lo stesso che mi ha portato via da casa mia.

Aveva capelli corti fino alla mascella neri, lisci e in perfetto ordine, era in ginocchio affiancato da due ragazzine dalla capigliatura simile alla sua ma i capelli di un bianco puro, i loro occhi color lavanda si posarono su di me, mi studiarono e mi descrivevano al ragazzo che affiancavano.

°Presente°

Erano passati anni ormai da quel giorno, quando la mia vita cambiò in modo drastico dopo l'attacco di un demone in cui la mia famiglia morì. Fui l'unica sopravvissuta, il signor Tanjuro mi portò alla base dei Demon Slayer, raccontando di cosa aveva trovato al suo arrivo al giovane Kagaya Ubuyashiki, quest'ultimo mi prese sotto le sue cure crescendomi ed istruendomi come una figlia, lasciando che sia lo stesso Tanjuro ad insegnarmi le basi del combattimento, addestrandoli finché ne era capace.

Spesso mi ritrovavo a casa sua, diceva che lì mi sarei sentita più a mio agio vista la presenza dei suoi figli, tra cui uno della mia stessa età, dal suo aspetto simile ed il sorriso sempre stampato in volto. Dopo la sua morte a causa di una malattia divenni l'allieva dell'attuale pilastro delle Fiamme, qualche anno più grande di me nonostante le sue capacità e l'esperienza, non riuscendo a fare visita alla famiglia per mostrare quanta tristezza provavo nel mio cuore per la loro perdita, che un po'era anche la mia.

Prima di abbandonarmi il maestro era riuscito ad insegnarmi le basi per la respirazione del Fuoco, plasmata poi dalla pratica fatta sotto gli occhi attenti di Kyojuro Rengoku. A giorni avrei affrontato l'esame finale, secondo mio padre ed il biondo ero pronta per diventare parte del gruppo a tutti gli effetti.

Fino ad ora ero vista come la bambina trascinata in salvo che combatteva per cercare la vendetta verso qualcuno di cui neanche conosceva il volto, la voce, se effettivamente era in vita o no.
Spesso avevo visto mio padre riunirsi con gli altri pilastri, in loro qualche riunione ero anche presente, a loro non sembrava importare fino a che avrei mantenuto un comportamento adeguato ed il silenzio assoluto, oggi era uno di quei giorni prima del mio esame.

Tra tutti la più dolce era di sicuro Mitsuri Kanroji,  il pilastro dell'Amore, così gentile e amorevole con i suoi grandi occhi verdi ed i capelli che dal rosa si andavano sfumando nel loro stesso medesimo colore.

Obanai Iguro invece, il pilastro dei Serpenti, era uno dei più severi e spaventosi, mi ci tenevo alla larga nonostante il serpente bianco che lo accompagnava di per sé era semplicemente splendido.

Sanemi Shinazugawa, una vera testa calda sempre pronto alla rissa, impulsivo come tanti ma fedele come pochi, era ricoperto da un numero indefinito di cicatrici che lui, a petto scoperto, era ben felice di mostrare. Nonostante fosse il pilastro del Vento delle volte credevo davvero fosse più simile ad un criminale.

Gyomei Himejima, il pilastro della Roccia, portava sempre con sé delle perle che stringeva in una mano, anche lui come mio padre era cieco anche se a differenza del più grande lui si portava questo fardello dalla nascita. È un tipo che si emoziona facilmente ed ogni volta delle lacrime virili rigavano le sue guance, vista la sua statura mi piaceva pensarlo come un gigante buono.

Shinobu Kocho, pilastro degli Insetti, sorella della donna che assieme a lei si prese cura di me quando ero solo una bambina. Come sua sorella, il precedente pilastro, era sempre sorridente ed altruista, un genio in medicina e quelle poche volte che la vidi combattere sembrava stessi osservando una farfalla che si librava nell'aria.

Tengen Uzui, il fiammeggiante pilastro del Suono, dei brillanti adornavano la sua fascia mentre i suoi lunghi capelli bianchi legati in una coda alta gli ricadevano dietro la schiena. Usava sempre il termine fiammeggiante, un tutto muscoli e niente cervello a dirla tutta, o almeno così pensavo.

Muichiro Tokito, il pilastro della Nebbia, il più giovane tra tutti, è diventato un Hashira in soli due mesi e stando a ciò che racconta mio padre è talento puro creato grazie all'odio che prova nei demoni. Era impassibile, gran parte delle volte non dava neanche un opinione concentrandosi su piccolezze che lo circondavano.

Kyojuro Rengoku, il pilastro della Fiamma non ché mio maestro, un tipo eccentrico dal fine di voce fin troppo alto, ma amorevole e puro di cuore, altruista e un ottimo spadaccino. Fiero del ruolo che aveva portava a testa alta il suo completo da Damon Slayer, incitandomi a fare lo stesso quando anche io ne avrò uno.

Infine Giyu Tomioka, il pilastro dell'acqua, capelli neri scompigliati raccolti in una coda bassa, occhi azzurri brillanti quanto uno zaffiro con un espressione perennemente seria in volto, a volte priva di emozioni. Da quando era divenuto uno dei pilastri non lo avevo mai visto sorridere, sempre distante dal gruppo e silenzioso come pochi, parlava solo se ve ne era realmente bisogno.

Mi inginocchiai di fianco a mio padre, lui alzò una mano come a cercare la mia presenza, portai le dita a stringersi attorno alle sue, racchiudendole fra le mie mani, dopo di che iniziò a parlare verso i suoi 'figli'. Era così amorevole che delle volte mi chiedevo realmente se meritavo tutto ciò, oppure se ero pronta a perdere tutto in caso avessi fallito l'esame di domani.

Waiting for Dawn: Tomioka GiyuxReader Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora