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Eravamo intenti a chiacchierare fra di noi, in quel preciso istante un uomo dalla pelle pallida ed il volto piuttosto sciupato richiese i nostri biglietti, probabilmente si trattava del controllore per timbrare quei pezzi di carta, i suoi modi però mi mettevano a disagio, sembrava un morto vivente.

D'un tratto Rengoku si alzò in piedi, superando il controllore ed afferrando con una mano l'elsa della sua spada mentre con l'altra sorreggeva il fodero contro il suo fianco, sorrise divertito osservando la porta dritta avanti a se, le luci saltarono un paio di volte prima di ristabilirsi mostrando la figura di un demone dalla statura abnorme, un paio di braccia in più e le grida simili a quelle di una belva.

<Sei stato bravo, hai nascosto quel corpo enorme e la tua presenza, non ti lascerò sfiorare neanche uno dei passeggeri>

Tanjiro si alzò pronto ad aiutare il più grande, io lo affiancai e posai una mano sulla sua spalla, stringendo appena il tessuto del suo haori per trattenerlo.

<Non servirà il nostro aiuto, guarda di cosa è capace un pilastro> mantenni gli occhi sulla chioma dorata avanti a me, seppur di spalle sapevo benissimo che in volto aveva quel sorriso che tanto ammiravo, che riusciva a donarmi una pace interiore come pochi, il suo haori dalle fiamme rosse poi sventolava appena per via dei suoi movimenti nel mentre si preparava ad attaccare.

Questione di istanti, neanche troppi, che la testa del demone cadde a terra in una polvere nera di decomposizione.

Neanche il tempo di rimetterci a sedere che dal vagone dopo il nostro apparve una nuova presenza, un secondo demone molto più magro del precedente che però compensava la sua poca forza con le lunghe braccia e la velocità d'attacco, il primo a gettarsi nella mischia fu Inosuke che, preso dalla pazzia, corse a capofitto verso l'essere non notando l'uomo seduto a terra contro uno dei sedili, in preda al panico.

<Idiota devi prima osservare la situazione!>

Zenitsu gli urlò quelle parole, ma non vi era nulla da temere, difatti ero rilassata al mio posto godendomi la scena di Rengoku che, tanto veloce quanto abile, non solo aiutò Inosuke a schivare l'attacco del demone ma salvò la vita a quel passeggero mandandolo verso il nostro vagone.

<Quando vi dico che non c'è nulla di cui preoccuparsi...> persi qualche respiro prima di completare la frase, ammirare il mio maestro in combattimento era un esperienza mozzafiato già durante gli allenamenti, contro dei veri demoni era anche meglio <...dovete credermi, è il migliore in questo>

Nel mentre che mormoravo quelle parole il più grande si era scagliato contro il demone, un colpo deciso verso l'alto recise la sua testa facendolo sgretolare come il precedente, la pace a quanto pare era nuovamente tornata su quel treno.

Dopo quella danza sanguinaria Rengoku si ritrovò altri ammiratori oltre a me, questi desideravano diventare suoi discepoli per poter imparare a combattere come lui, io li aspettai al mio posto con un piccolo sorriso fiero in volto, il tempo di far sedere il più grande che mi liberai di un piccolo sbadiglio, posando la fronte sulla sua spalla ed addormentandomi poco dopo.

D'un tratto mi sentivo così stanca, assonnata, le forze venivano a mancare e tenere le palpebre aperte era un impresa. Non ci misi molto ad addormentarmi.

Riaprii gli occhi ritrovandomi una calda coperta attorno al corpo, i miei capelli erano legati in una lunga treccia e, quando alzai lo sguardo, la figura di mia madre intenta a preparare la colazione.

Spalancai gli occhi nel rivedere le sue ciocche brune raccolte in quel fermaglio dai campanellini dorati che tanto amavo, che tenevo sempre con me. Mi alzai con uno scatto fulmineo correndo ad abbracciarla alle spalle, stringendo le braccia attorno al suo busto e nascondendo il volto fra le sue spalle.

<Piccola mia, cosa è successo? Hai fatto un brutto sogno?>

Brutto sogno dice? Possibile che fosse tutto così reale?

<Sono a casa!> La porta si aprì facendo entrare un lieve venticello freddo a causa del brutto tempo che tirava fuori, quando mi voltai in quella direzione trovai solamente mio fratello intento a sgrullarsi di dosso la neve.

Con le lacrime agli occhi corsi nella sua direzione, lo strinsi a me come mai prima d'ora.

<Youta! Mi sei mancato così tanto...credevo ti avessero ucciso..> piansi quelle parole fra le sue braccia, mia madre e lui si scambiarono sguardi confusi prima di sorridermi dolcemente, lui in particolare posò la mano sulla mia testa accarezzandomi i capelli, come tanto piaceva a me.

<Qualcosa mi dice che la mia sorellina ha l'immaginazione un po'troppo ampia, certo che tutti i ragazzi scappano da te se fai questi sogni!> Con una fragorosa risata si mise a correre per sfuggire dalla mia furia, girando in tondo attorno al tavolo sotto lo sguardo divertito di nostra madre.

<Suvvia smettetela voi due! La colazione è quasi pronta. Appena avete fatto potreste raggiungere il mercato per prendere alcune cose? Ne ho bisogno per questa sera>

Mi fermai quando mio fratello fece lo stesso, voltandosi nella mia direzione ed afferrandomi i polsi fra le dita, attirandomi a se per stringermi in una dolce trappola, riempiendomi di pizzichi i fianchi e facendomi dimenare per il solletico.

Probabilmente è stato tutto un brutto sogno: la morte della mia famiglia, l'infanzia in compagnia del ragazzo dai capelli cremisi e l'addestramento con Rengoku, gli occhi bluastri di Tomioka che mi avevano trafitto il cuore prendendone possesso e la mia vita trasformata in una lotta alla sopravvivenza.

Tutto quello non era nient'altro che un sogno, io sono sempre stata qui assieme alla mia famiglia.

Con quelle parole mi avvicinai al tavolo per consumare il pasto dolcemente preparato da mia madre, mi misi dei vestiti adatti al clima freddo di quella giornata ed assieme a Youta mi incamminai verso il villaggio.

<Andiamo nanetta>

<Non darmi della nanetta maledetto biondo troppo cresciuto!>

Il ragazzo si voltò verso di me con lo sguardo dubbioso, non capendo il perché delle mie parole, mi fermai io stessa a ripensare il perché di quella frase ma non sapevo come rispondere, lui in un sorriso scosse la testa e riprese a camminare.

<Non è il mondo dei sogni questo sorellina>

<Lo so bene, saresti confuso anche tu dopo quello che ho sognato!> Risposi osservando il paesaggio che mano a mano sbucava sotto il manto bianco e candido della neve.

Tutto ciò che ho creduto reale fino ad ora non era nient'altro che un incubo.

Waiting for Dawn: Tomioka GiyuxReader Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora