<Non.Ti.Avvicinare! Esigo delle spiegazioni.>
Puntai il dito verso di lui, il braccio teso nella sua direzione mentre la mia lama puntava ancora mio fratello, Tomioka assottigliò le palpebre portando per pochi istanti lo sguardo oltre la mia figura, oltre colui che era sangue del mio sangue intento a sorridere nel vedere delle lacrime illuminarmi gli occhi.
<Non riceverai risposte in una situazione del genere, non posso fornirti nulla di ciò che chiedi. Non qui, non ora, non io.>
<Quando se non adesso?? Quando avrete pensato ad una qualche scusa per abbindolarmi?>
Il tono della mia voce cresceva, così come la rabbia che mi soffocava il petto, probabilmente questa mia reazione era frutto di tutte le mie emozioni represse, soffocate all'interno del mio cuore dietro un falso sorriso, ora scoppiate in pura rabbia.
<Io ho solo trovato delle lettere, non conosco tutta la faccenda non potrei mai aiutarti per quanto lo desideri!>
Le sopracciglia erano aggrottate, i pugni chiusi fino a colorare di bianco le nocche mentre il suo sguardo ritornava a mischiarsi al mio, poco dopo però riprese la calma con un solo respiro.
Quanto lo invidiavo.
<Ti dico io com'è andata. Nostro padre era fin troppo pieno di debiti, nonostante io facessi del mio meglio per guadagnare qualcosa e regalarti un futuro sereno lui ha ben deciso di patteggiare con loro, offrirti come 'regalo' in cambio di protezione dal demone che lo perseguitava. Ero presente quando ha lasciato la lettera ad un cacciatore.>
Mi voltai verso di lui, alzando lo sguardo con movimenti lenti e confusi, ascoltando con attenzione ciò che avesse da dire.
<Non devi ascoltarlo, non so cosa sia accaduto ma certamente una persona che ride nel fare del male alla propria sorella non può essere definito un fratello!>
Questa volta a parlare fu Tanjiro, il volto corrucciato dalla rabbia mentre si piazzava fra me ed i due demoni.
Mi lasciai coprire dalla sua figura mentre alle mie spalle il corvino fece qualche passo cercando di afferrare il mio haori, non riuscendoci quando mi allontanai da lui.<Siete davvero noiosi, ero venuto qui per avere la mia vendetta ma a quanto pare dovrò rimandare, ancora.>
Akaza disse quelle parole alzando lo sguardo verso l'orizzonte, notando in effetti come qualche raggio di sole si faceva spazio fra i monti.
<La prossima volta non sarò tanto paziente, avrò le vostre teste> sorrise con fare soddisfatto per poi alzarsi dal ramo, allontanandosi velocemente nella penombra della boscaglia, seguito poi da quello che fino ad allora credevo fosse mio fratello.
Avevo sperato fino all'ultimo di smossare almeno un po' il suo cuore, ricordargli chi era, ciò che eravamo prima di tutto questo.
Così con la coda fra le gambe fui la prima ad allontanarmi dal gruppo, incamminandomi verso quella che credevo fosse la mia casa.---
<Dovresti portare rispetto ragazzina!>
<Dovresti levarti di dosso se non vuoi un altro pugno in faccia, Sanemi> ringhiai contro il ragazzo allacciando le braccia al petto, aspettando di poter parlare con il capofamiglia.
Chi meglio di lui poteva darmi risposte?
<Odi davvero minacciare me?>
<Sanemi, non migliori la situazione in questo modo, era tutto tranquillo prima che arrivassi a controbattere>
Alle nostre spalle comparí Rengoku, assieme a lui vi era Tanjiro, ora al mio fianco con una mano sulla mia spalla per dimostrarmi il suo sostegno.
Lui era l'unico che potesse realmente essere all'oscuro di tutto oltre a me.
<Finalmente sei arrivato, fai abbassare la cresta alla tua allieva prima che ci pensi io>
Il biondo alzò le sopracciglia in una piccola risata divertita scuotendo poi la testa, prima di portare gli occhi su di me, poi su di lui.
<Fino a prova contraria sei stato tu ad infastidirla, ed è in grado di tenerti a bada da sola. Credo te lo abbia già dimostrato tempo fa.>
<Sapevo che prima o poi sarebbe arrivato questo momento, lasciateci soli per favore>
Ad interrompere quella piccola lite fra pilastri fu proprio il capofamiglia, sorridente e calmo come sempre, quasi mi riusciva difficile essere furiosa con lui.
Sotto suo ordine, con un solo inchino, tutti i presenti ci lasciarono, le gemelle comprese.
<Ti va di fare una passeggiata? Non lo facciamo da molto> il suo sorriso era così caldo, così gentile che non riuscii a rispondere se non con un gesto del braccio, lasciandolo aggrappare ad esso prima di incamminarci.
<Tuo fratello ha detto la verità. In parte almeno>
Alzai un sopracciglio con fare confusa, stringendo appena le dita in un pugno, lasciando che continuasse il suo discorso.
<Tuo padre ci ha mandato una lettera, ma di certo non voleva venderti. Sapeva ciò che sarebbe accaduto prima o poi, non credeva così presto ma ha comunque chiesto il nostro aiuto. Era pronto a morire per mano di quel demone, ma non prima di affidarti alle cure di qualcuno che ti avrebbe preparato al mondo esterno. Rimpiango il fatto di non essere riuscito ad evitare quella tragedia, di non aver salvato la tua famiglia risparmiandoti tutto ciò che hai passato fino ad ora. Ma forse, è meglio lasciarti il tuo tempo>
Poco dopo mise una mano nel suo kimono, tirando fuori da esso una busta bianca, non aveva alcun sigillo, semplicemente me la porse prima di allontanarsi, solo in quel momento notai una delle sue figlie affiancarlo.
<Non so davvero a chi credere adesso...> Sbuffai quella piccola lamentela rigirandomi la busta di carta fra le dita, tirandone poi fuori il contenuto.
Iniziai a leggerla con attenzione, avanzando di qualche altro passo. Ad ogni parola mi sembrava di sentire la sua voce, di sentirlo tornare a casa la sera e gridare a gran voce il nostro nome, allargando le braccia in attesa di stringersi al petto.
Mi sembrava di sentire la mamma cantare, di sentire la sua voce mentre mi rimboccava le coperte, tutto questo sembrava così reale eppure così distante.
Non potei fare a meno di lasciarmi cadere a terra in ginocchio, quel pezzo di carta in cui mio padre mi aveva scritto ciò che avrebbe voluto dirmi da sempre, di come sarei stata una splendida cacciatrice e che comunque sarebbe andata lui e la mamma sarebbero stati sempre al mio fianco.
Per un attimo mi sentii in colpa per aver anche solo pensato che due persone come loro potessero fare una cosa così ignobile come vendere la propria figlia.
Fortunatamente a tirarmi su di morale vi erano le braccia del corvino che, come ogni istante in cui ne avevo bisogno, erano lì a stringermi contro il suo petto a ricordarmi che tutti commettiamo errori.
Se solo potessi riavvolgere il tempo, se solo ne fossi stata capace, avrei evitato anche solo di guardarlo con odio.
Sono tornata! Perdonatemi se il capitolo è un po' confusionario e anche banale con i soliti errori... cercherò di fare del mio meglio ve lo prometto!
Detto questo come va? Spero bene insomma, visto il periodo in cui ci troviamo è normale rifugiarsi in dei racconti che servono a tirarci su di morale, spero di esserci riuscita almeno un pochino ino
Alla prossima miei cari biscotti! 💞
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Waiting for Dawn: Tomioka GiyuxReader
FanfictionL'aria fresca mi soffiava sulle guance, ancora una volta mi ero svegliata di soprassalto a causa di un incubo, così mi diressi sul tetto della casa intenta a fissare le stelle. Il ragazzo dai capelli neri e gli occhi azzurri era poco più avanti, int...