E alla fine era andata così, con la bella stagione passata le giornate andavano mano a mano accorciandosi, il buio si impossessava del cielo in pochi attimi, il tempo di un battito di ciglia e le foglie cadevano a terra colorando di un arancio spento il giardino avanti la mia finestra.
Era passata la prima settimana da quando Tomioka è partito.
Quella sera Rengoku mi portò alla residenza in cui abitava solamente per mostrarmi quella che doveva essere la mia nuova stanza, lui più di chiunque altro era preoccupato per la minaccia di mio fratello nei miei confronti, motivo per cui come buongiorno avevo le sue grida al contrario dei passeri intenti a cercare di riscaldarsi su un ramo cantando l'arrivo dell'alba che mi ritrovavo nella mia adorata casa.
<Di questo passo verrà ad urlare come un pazzo anche oggi> brontolai quelle parole mentre con gran furia mi infilavo i vestiti, aggiustando i capelli come meglio potevo e correndo all'esterno della stanza mantenendo la mia arma legata alla cintura.
<Chi sarebbe il pazzo?> Come non detto, la fortuna doveva odiarmi a quanto pare.
Mi voltai verso la sua figura, braccia al petto e sopracciglio inarcato, a spaventarmi maggiormente era quel suo sorriso fintamente dolce che nascondeva in realtà chissà quali parole.
<Assolutamente nessuno, ho detto pazzo? Quando lo avrei detto? Devi aver certamente sentito male.>
Annuii velocemente alle mie parole, cercando di spostare poi la sua attenzione altrove, magari verso il cielo che mano a mano andava ingrigendosi rendendo la giornata più cupa.
<Uhm, certamente...sbrighiamoci, mio padre vuole vedere come ti alleni, chissà magari vorrà darti qualche consiglio. Non farti intimorire da lui, può sembrare burbero ma alla fine è una brava persona>
Mentre lui si incamminava verso il giardino sul retro della casa io rimasi impassibile ad osservarlo, occhi spalancati ed il terrore stampato nello sguardo. Suo padre, il precedente pilastro delle fiamme, voleva vedere me allenarsi?
<Non stare lì impalata, non vorrai mica farlo aspettare>
La voce di Kyojuro mi riportó con i piedi a terra, così mi avvicinai a lui mantenendo lo sguardo altrove, ultimamente non facevo altro che allenarmi, imparare a memoria ogni dovere di un pilastro e perché no, accettare che la morte era sempre dietro l'angolo, pronta ad accogliermi fra le sue fredde braccia in un sonno senza fine.
Forse era proprio questa la mia paura, ciò che mi impediva di svolgere il mio dovere al meglio in missione, la consapevolezza di avere la mia fine proprio avanti agli occhi, il desiderio egoistico di voler continuare a vivere mentre al mio posto altri spadaccini sorridono alla signora in nero, al freddo taglio della sua falce, combattendo fino al loro ultimo respiro, combattendo come Rengoku quella notte sul treno.
Lui infatti, che era certo di aver fatto l'ultima risata, la sua ultima battaglia e ultima serata in compagnia delle persone a cui teneva, affrontò la luna crescente senza alcun ripensamento, sorridendo nonostante le parole di disprezzo che egli riservava per noi umani.
Eppure in quella particolare situazione la sua vita fu salva proprio per un mio atto egoista, per una mia paura, che mandai una disperata richiesta di aiuto.Ripensare a tutto questo mi fece solamente confondere, cercavano di convincermi a non avere paura ma è grazie ad essa che presi quelle poche scelte giuste nella mia vita.
<La tua allieva sembra sovrappensiero>
La voce profonda del signor Rengoku mi fece drizzare lo sguardo verso di lui, braccia conserte e sguardo annoiato, quegli occhi erano dello stesso colore di quelli del figlio, eppure non avevano la loro lucentezza e devozione, sembravano stanchi e delusi.
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Waiting for Dawn: Tomioka GiyuxReader
FanfictionL'aria fresca mi soffiava sulle guance, ancora una volta mi ero svegliata di soprassalto a causa di un incubo, così mi diressi sul tetto della casa intenta a fissare le stelle. Il ragazzo dai capelli neri e gli occhi azzurri era poco più avanti, int...