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Rimasi da Tanjiro e dal maestro Urokodaki per la notte, eravamo stati distanti per anni ma a quanto pare il ragazzo non era realmente cambiato.

La sua risata, il suo sorriso, il suo essere gentile e amorevole con la sorellina nonostante ciò che è diventata, lei invece sembra la copia della madre, i lineamenti del viso arrotondati e grandi occhi luminosi con cui studia il mondo.

Anche solo per un istante mi sembrava di essere tornata agli anni in cui passavo le giornate da loro, il signor Tanjuro che ci osservava mentre giocavamo a rincorrerci perché per lui una bambina quello doveva fare, non doveva pensare ad altro se non a sorridere, sua moglie che ci pregava di non correre avendo paura che ci facessimo male.
Il loro affetto, la vicinanza di una figura materna amorevole e di un padre protettivo, dei fratelli affettuosi, per quel poco di tempo avevano colmato in parte un vuoto che si era formato nel mio cuore.

Era notte fonda e noi eravamo ancora svegli, non riuscivo a prendere sonno e il ragazzo nonostante fosse assonnato decise comunque di rimanere al mio fianco e farmi compagnia, forse non mi sentivo al sicuro in una casa di montagna, sperduta nel bosco, o forse ritrovare il ragazzo aveva riacceso fin troppi ricordi della mia infanzia, come i lunghi capelli di mia madre che si adagiavano sulla candida neve.

<A cosa stai pensando?> Il ragazzo mormorò quelle parole a voce bassa, un po'ovattata a causa del sonno spezzato.

Mi affiancò con la coperta sulle spalle, scossi la testa in risposta e guardai un punto impreciso avanti a me.

<Dovresti coprirti, qui fa freddo la notte, di tanto in tanto nevica ancora. Non vorrai ammalarti> con quelle parole alzò un braccio attorno alle mie spalle, condividendo in un abbraccio la sua coperta morbida, aveva il suo stesso profumo e calore.

Quando più piccoli eravamo abituati a questo tipo di affetto dormivamo anche insieme, ora invece su entrambe le nostre espressioni si intravedeva dell'imbarazzo con un piccolo sorriso da parte sua.

Senza accorgercene si fece l'alba, non si notava un granché a causa delle nuvole che coloravano di bianco il cielo, il ragazzo alla fine era crollato assonnato sulla mia spalla, io invece passai la notte intera a guardarlo.

Sentivo che di lui mi potevo fidare, eppure non mi sentivo al sicuro, motivo per cui cercai di spostarlo con gentilezza, per non svegliarlo, alzandomi da terra poco dopo. Ripiegai la coperta datami dal maestro Urokodaki, indossando nuovamente il mio haori raggiungendo il più grande all'entrata, era già sveglio e pronto per andare a prendere altra legna.

<Probabilmente oggi nevicherà, sicura di voler andare?> Annuii a quelle parole per poi vederlo spostare gli occhi alle mie spalle dove comparve la figura di Tanjiro impegnato a sbadigliare come un orso.

<Forse è meglio se l'accompagno> disse il più giovane mostrando un sorriso ampio ad entrambi, riservandomi poi un buongiorno mormorato mentre intrecciava gli occhi ai miei.

<Non credo ce ne sia bisogno Tanjiro> il maestro con suo solito fare rovinò i suoi piani mentre afferrava una piccola ascia <tu che dici? Tomioka.>

Alzai le sopracciglia a quelle parole, sbalordita, davvero era arrivato fino a qui?

Da dietro l'angolo infatti sbucò la figura del ragazzo dagli occhi simili al mare ed i capelli corvini, la solita espressione annoiata e la voce appena udibile, sentirlo parlare per più di due minuti di fila era raro.

<Mi manda tuo padre, Rangoku è impegnato in altre faccende non è potuto venire>

Sembrava quasi seccato da quel compito,  posso capirlo, lo sarei anch'io, alla fine potevo farcela benissimo da sola ma a quanto pare tutti mi vedevano ancora come la piccola ed innocua bambina da difendere. Mi liberai di un sospiro per poi salutare con un piccolo inchino cortese il signor Urokodaki e Tanjiro, raggiungendo infine Tomioka che già si era incamminato.

Waiting for Dawn: Tomioka GiyuxReader Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora