7.

47 4 1
                                    

Sveglia che suona.
Erano le 9 di sabato mattina, la sera prima avevo fatto tardi a casa di Alba ed ero troppo stanca per alzarmi dal letto.
I raggi del sole mi riscaldavano il viso mentre ero accoccolata tra le mie coperte. La sveglia continuava a suonare ma la rimandavo sempre, mi riaddormentavo e mi risvegliavo quando suonava di nuovo.
Dopo un po' decisi di spegnere la sveglia definitivamente e mi alzai, mi ero dimentica di togliermi il maglione della sera prima e avevo dormito con quello. Molto assonnata andai verso il bagno, ogni passo che facevo corrispondeva ad uno sbadiglio.
Iniziai a riempire la vasca da bagno e nel frattempo che l'acqua saliva andai a preparare un tè per fare colazione. Accesi un po' di musica e mi rilassai nell'acqua bollente mentre sorseggiavo il mio tè.
Facevo sempre così prima di un evento importante come il Goya, mi piaceva rilassarmi e prendermi cura di me.
Ricevetti molte chiamate quel giorno, molte perlopiù per augurarmi buona fortuna.
Ero un po' in ansia sinceramente anche se dovevo solo aprire una busta, il mio problema era proprio la busta. Lo avevo fatto altre volte ma ho sempre avuto problemi ad aprirle e ogni volta ho fatto una figuraccia. Ma stasera non potevo permettermelo con Andres che mi guardava...
Lo avevo pensato ogni istante dall'ultima volta che ci siamo visti, chissà se lui faceva lo stesso... forse ero stata troppo invadente ad invitarlo? Un passo troppo affrettato? Avrei tanto voluto sapere cosa pensasse lui ma non potevo.
--------
"Andres ma quindi è confermato per stasera" disse Marco rivolgendosi al suo manager.
"Si dovrebbe essere confermato, Najwa mi ha detto di fare il suo nome all'entrata e ci avrebbero fatti entrare" aggiunse Andres mentre compilava alcune carte.
"Perfetto! Tu come stai? Sei ansioso per stasera? Non so sei ansioso di rivederla?" Gli chiese Marco con un sorriso malizioso, Andres si voltò verso di lui ridendo e scuotendo la testa come per far capire all'amico che non aspettava altro.
"Lei è bellissima... ogni volta che la vedo però mi sembra di vedere un tunnel che non finisce più..." disse Andres un po' scoraggiato.
"Cosa vuoi dire che ti arrendi già?" Lo prese in giro Marco
"No non dico questo... mi sembra di stare andando incontro ad una cosa estremamente complicata e per quanto possa farmi paura questa cosa la desidero ancora di più..." continuò Andres.
Marco lo guardò mettendogli una mano sulla spalla per fargli capire che comprendeva la sua situazione e lo incoraggiò.
"Se non ci provi non sai veramente cosa c'è dietro quel tunnel... magari puoi essere tu la soluzione ai suoi problemi se mai dovesse averne qualcuno" sorrise e se ne andò. Andres guardava l'amico andarsene e pensava alle cose che gli aveva appena detto ed era sempre più convinto di volersi buttare in questa nuova avventura, sapeva che non sarebbe andato tutto bene me voleva provarci.
--------
Erano lei 6 di pomeriggio e inizia ad andare insieme ad Antonio verso il luogo dove si sarebbe svolto l'evento. Avevo preparato la mia valigia con il vestito da mettere e con vestiti di ricambio. Appena arrivai andai in una stanza dell'hotel dove c'erano le ragazze che mi avrebbero sistemata per la serata.
Come acconciatura avevo optato per una treccia molto stretta che era legata dietro il collo con un fiocco nero che si abbinava al vestito. Il trucco era molto semplice, mi avevano solo messo il rossetto rosso un po' più scuro che risaltava le mie labbra.
Ero pronta. L'ansia cominciava a farsi sentire.
Chissà se Andres era arrivato e chissà se mi stava cercando...
Scesi giù al red carpet e feci delle foto per i giornali, mi fermai per qualche intervista in cui mi chiesero come ci si sentiva a stare sia da una parte (cioè come concorrenti per il premio Goya) sia dall'altra (cioè come spettatrice che doveva leggere il nome del vincitore). Io risposi che era emozionante in entrambi i casi e spiegai il mio problema con le buste.
Dopo un'ora abbondante iniziarono a nominare i vincitori, mente aspettavo il mio turno mi guardavo un po' intorno per vedere se ci fosse lui ma non riuscivo a vederlo. Iniziai a pensare che non fosse venuto...
Volevo sapere se lui fosse lì o no, quindi dopo essermi assicurata che non toccava a me salire sul palco mi diressi verso l'entrata. Mi avvinai al buttafuori che aveva la lista degli ospiti e chiesi gentilmente se i due ragazzi che erano segnati a mio nome fossero entrati, l'uomo mi rispose di sì e tirai un sospiro di sollievo. Cercai di non fare notare quanto fossi felice e rientrai dentro controllando meglio tra la gente ma non lo vidi. Dov'era? Mi resi conto di essere un po' troppo fissata con questa persona nonostante non ci fosse stato mai niente prima. Sembravo davvero una ragazzina di quindici anni ma la situazione mi piaceva, mi faceva stare bene.
Mi chiamarono sul palco e con la tensione a mille inizia a dirigermi verso le scale. Mentre andavo qualcuno mi prese per un braccio e mi bloccò per qualche secondo.
"Buona fortuna!" Mi disse Andres facendomi l'occhiolino. Io lo guardai sorpresa perché lo avevo cercato per tutta la serata e non mi ero accorta che era proprio accanto a me. Dio quanto era bello.
Gli sorrisi e gli risposi grazie con il labiale.
Salii sul palco e iniziai a leggere quello che mi avevano detto, era arrivato il momento di aprire la busta e leggere il nome del vincitore. La busta ovviamente non si apriva. Avevo mille occhi puntati addosso, le telecamere che mi filmano quindi a casa tantissima gente mi guardava ma io sentivo solo il suo sguardo puntato su di me, e con il pensiero dei suoi occhi che mi fissavano mi fece tranquillizzare. Mi sentivo al sicuro se c'era lui intorno a me.
Aprii la busta e lessi il nome del vincitore, e tra un applauso ed un altro scesi dal palco più felice che mai. Anche se non ero io a gareggiare ero felice anche per quel compito banale che mi avevano assegnato. Ero fatta così, complicata ma erano le piccole cose a rendermi felice.
----- -----
Quella felicità era destinata a durare poco.
Mentre parlavo con alcune conoscenze si avvicinò Antonio e tranquillamente mi chiese se potevamo parlare in privato.
Andai con lui, era più calmo del solito ma io riuscivo a vederlo dai suoi occhi che c'era qualcosa che non andava. Se non fosse successo niente mi avrebbe chiesto di parlare davanti a tutti ma quando Antonio dice che dobbiamo parlare in privato è perché sa che alzerà la voce e quindi non vuol far vedere agli altri il suo lato negativo. Che io conoscevo ormai molto bene.
"Cosa c'è? Devi rovinarmi la serata?" Chiesi io un po' stizzita, ormai andava sempre così: io ero felice per un momento e lui mi distruggeva subito dopo.
"Innanzitutto tu con me quel tono non lo usi... poi come seconda cosa mi devi spiegare chi cazzo sono questi Andres e Marco..." disse lui già con la vena del collo ingrossata per la rabbia. Cazzo qualcuno glielo aveva detto...
"Sono dei miei amici che ho conosciuto da Alba l'altra sera e siccome hanno a che fare con il cinema mi faceva piacere invitarli..." dissi la prima scusa che mi venne in mente.
"Ah amici... adesso Najwa Nimri ha degli amici..." con la sua aria di superiorità "allora dimmi per quale cazzo di motivo se sono tuoi semplici amici non hai chiesto a me di metterli in lista... cosa fai te li scopi entrambi?" Urlò lui. La sua voce rimbombò per tutta la sala e tutte le persone che c'erano li si girarono a guardarci.
Perché io non potevo avere amici?
Stavo morendo dalla vergogna ma non mi sarei fatta mettere i piedi in testa, lo avevo promesso a me stessa.
"E anche se fosse? Se me li scopo entrambi quale sarebbe il tuo problema? Sei il mio fidanzato? Sei mio padre? Chi cazzo sei per decidere la mia vita come conviene a te" risposi io urlando ancora più di lui. Lo avevo provocato ma non me ne pentivo, lo guardavo con gli occhi pieni di rabbia ma anche pieni di lacrime, stavo per scoppiare, stavo per superare il mio limite ma il mio istinto non si fermò.
"Sei uno stronzo... non ho bisogno di un manager nella mia vita per andare avanti, ce ne sono mille migliori di te e non ci metto niente a trovarne uno. Sono stanca di te e delle tue minacce" qualche lacrima rigò il mio viso perché mi ero liberata di tutto. Anche lui adesso sapeva che non stavo più alle sue regole e che le cose sarebbero cambiate, ma in quel momento il mio istinto si era dimenticato del mio passato e si era dimenticato che Antonio lo conosceva dalla prima virgola all'ultima.
Lui dopo aver sentito quelle parole, si guardò intorno e notò che molti ci stavano guardando, quindi mi portò in un posto più appartato dove non c'era nessuno. Rimase in silenzio per un po' guardando in basso, io lo guardavo fisso con gli occhi che non smettevano di lacrimare ma non mi scomponevo. Dopo un po' mi guardò, si avvicinò al mio orecchio e sussurrò.
"Bene... se le cose stanno davvero così allora da questo momento io non sarò più nessuno per te e tu non sarai più nessuno per me..." si fermò per un attimo ed ero un po' sollevata ma poi continuò perché se non mi vedeva cadere a terra in mille pezzi non era contento.
"Dal momento che tu non sei più niente per me io non mi farò problemi a rivelare tutte le belle cose che so sul tuo conto. Ti guarderanno tutti con occhi diversi e non ci sarà nessuno che ti offrirà più un lavoro... detto questo buona futura vita di merda Najwa Nimri" finì lui. Mi diede un bacio sulla guancia mentre io ero immobile e se ne andò. Ero distrutta. Mi sentivo persa. Lo avevo eliminato finalmente dalla mia vita ma sarebbe diventata un inferno con tutte le cose che avrebbe raccontato.
Mi accovacciai a terra in un angolino e scoppiai a piangere.

IL SILENZIO DI UNA ROSSA Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora