24.

30 0 0
                                    

Continuamente avevo sempre fatto quello che voleva un'altra persona in quel momento che potevo finalmente dare una svolta alla mia vita mi stavo lasciando scappare quell'occasione.
Decisi quindi di fidarmi di Andres ed accettare la sua proposta per levare di mezzo Antonio. Alla nostra storia avrei pensato dopo, non potevo risolvere tante cose insieme.
Lo raggiunsi senza dirgli niente nel pomeriggio a casa sua. Speravo che non ci fosse di nuovo un'altra donna con lui come l'ultima volta.
Suonai il campanello.
"Njawa che ci fai qui?" Esclamò appena mi vide. Non lo faceva vedere ma era contento di vedermi.
"Posso entrare?" Domandai. Mi aprii la porta ed entrai in casa sua. Non l'avevo mai vista prima d'ora, era abbastanza grande, ben arredata e accogliente. Iniziai a guardarmi intorno così come fece lui a casa mia.
"Ti preparo un caffè? Ti va?" Mi chiese accompagnandomi verso la cucina. Annuì con la testa e sospirai seria. Restammo in silenzio per un po' poi decisi di spezzare il ghiaccio.
"Dimmi cosa hai in mente di fare con il libro..." dissi mentre mi sedevo al tavolo e lo guardavo di schiena preparare il caffè.
Lui mi guardò di scatto mentre mi metteva lo zucchero, non si aspettava che ci avessi ripensato soprattutto perché ero troppo testarda.
"Antonio non avrà più niente con cui ricattarti se tutti sanno che quella del libro sei tu. Nel libro c'è scritto tutto e la tua storia è praticamente pubblica solo che è in anonimo..." mi spiegò lui guardandomi attentamente. Lo ascoltavo ma senza incrociare il suo sguardo, non ci riuscivo.
"Tutti sapranno quello che ti ha fatto e ti continua a fare, sarai libera e lui passerà i guai." Continuò lui sempre più serio e convinto. Restò in silenzio aspettando una mia risposta che tardò ad arrivare.
"Non hai pensato che lui potrebbe difendersi dicendo che non è niente vero? Sai chiedo perché sembra che sia molto facile per te..." sbottai, ero fredda. Sbagliavo ad essere così distaccata, lui cercava solo di aiutarmi.
"I lividi che hai credo che siano delle prove no? Poi hai me, Alba, Maggie, Daniel e se vuoi faccio venire anche Marco a testimoniare per te..." disse lui cercando di prendermi la mano per farmi sentire la sua presenza non appena nominò i lividi, ma allontani subito la mia. Mi guardava dispiaciuto per il muro che si era creato tra noi, eravamo distanti anche se ci trovavamo uno di fronte all'altro.
"Najwa ci affideremo ai migliori avvocati... fidati di me per una volta." Concluse alla fine perché non stava ricevendo nessuna risposta. Mi fidavo di lui, sapevo che agiva in buona fede, mi preoccupava Antonio.
"Posso fumare?" Chiesi. Avevo bisogno di schiarirmi le idee e quello era l'unico modo. M'indicò il balcone e andò fuori, lui mi seguii.
Misi una sigaretta tra le labbra e cercai di accenderla ma l'accendino non funzionava.
"Hai un accendino per caso?" Domandai rivolta verso di lui.
"Si scambiamo i ruoli adesso?" Mi rispose sorridendo. Cercava di sollevarmi un po' il morale e ci riusciva. Mi fece ricordare la sera in cui parlammo per la prima volta e sorrisi al pensiero. Era capace anche di abbassare quei muri che si formavano tra noi, anche con una semplice battuta ironica. Fumavo tranquillamente facendo uscire lentamente il fumo dalla bocca, guardavo il panorama dall'ultimo piano e le macchine che passavano di sotto. Regnava il silenzio su quel balcone.
"Proviamoci" affermai guardando il sole che iniziava a tramontare. Dovevo provarci. Si vive una volta sola e avevo già sprecato troppo tempo. "Mi affido a te, dimmi cosa fare" ero sicura di potermi fidare altrimenti non l'avrei mai fatto.
"Contatterò un mio amico avvocato e gli spiegherò la situazione. Troveremo un modo per far sapere che quella del libro sei tu..." si fermò un attimo a pensare e io lo guardavo attenta.
"Dobbiamo fare delle foto ai lividi prima che vadano via. E poi devi assicurarti che Alba e Maggie testimonieranno. Daniel lo farà ci ho parlato io." Mi disse lui rassicurandomi. Stavo per finire la sigaretta.
"Sei un pazzo..." mormorai io mentre il fumo usciva dalla mia bocca.
"Perché?" Mi chiese divertito.
"Perché nessuno era mai riuscito a convincermi a fare qualcosa del genere." Risposi scuotendo la testa ridendo.
"Secondo te perché lo faccio?" Domandò curioso. Avevamo bisogno di stare un po' tranquilli senza litigare.
"Non lo so dimmelo tu." Dissi. Si alzò dalla sedia, venne vicino a me e si appoggiò al muro. Accennò un sorriso, eravamo baciati dagli ultimi raggi del sole della giornata e i suoi occhi brillavano, aveva le pupille dilatate.
"Ancora non ti rendi conto di quanto sei speciale per me vero?" Sorrise levandomi qualche ciocca di capelli che avevo sul viso. Ero imbarazzata, mi morsi il labbro inferiore e distolsi lo sguardo dal suo.
Mi faceva stare bene, mi sentivo come una ragazzina ed era la sensazione più bella che potessi provare.
Non riuscivo a dare un nome a quel sentimento. Non so dire se fosse amore. Ero innamorata? Purtroppo era da tanto che non mi sentivo così ed era tutto strano.
Restammo in silenzio a guardarci, era un silenzio piacevole.
"Dovrei andare adesso..." dissi indicando la porta. Non volevo andare via ma non volevo essere invadente.
"Prima che tu vada facciamo le foto ai lividi? Così quando vado dall'avvocato faccio vedere come stanno le cose..." mi chiese lui. Risposi di sì e prima di andare via andammo in camera da letto davanti allo specchio. Stavo per togliermi la maglietta ma mi fermai a guardarlo nostalgica, mi passarono in mente troppi ricordi, mi mancava.
"Vuoi che mi giri? Sempre premuroso nei miei confronti si preoccupò se potesse darmi fastidio. Ovviamente non era affatto così.
"No tranquillo stavo solo pensando..." nel frattempo mi tolsi la maglietta e rimasi in reggiseno. Lui mi osservò attentamente.
"A cosa pensi?" Mi chiese lui, leccandosi le labbra mentre mi scattava le foto. Ero girata di schiena ma lo vedevo dallo specchio.
"È meglio che non sai a cosa penso fidati..." mormorai dopo un po'. Pensavo alla notte trascorsa a casa mia, alla sfilata e a quello che era successo in quel camerino. Pensavo ai suoi baci, al piacere che provavo stando con lui e quando i nostri corpi erano uniti.
Mi sorrise perché secondo me capii quello a cui stavo pensando, probabilmente anche lui pensava le mie stesse cose.
Fatte le foto mi rimisi la maglietta e andai verso la porta, Andres era dietro di me.
Varcai la soglia della porta e mi girai verso di lui.
"Grazie per tutto davvero." Lo abbracciai e lui ricambiò. Era così bello sentire le sue braccia intorno a me, il suo profumo mi mancava ed era buonissimo. Mi strinse forte a se e non volevo più staccarmi, ma trovai il coraggio. Le nostre bocche erano a pochi centimetri di distanza, io guardavo le sue labbra e lui le mie. Mi allontanai. Spesso riesco ad allontanarmi da baci che vorrei, l'ho sempre fatto in realtà, a volte anche per vedere quanto mi volessero. Non rincorro nessuno e mi nutro di troppe attenzioni. Probabilmente sono sbagliata, non sono la tipa ideale e non mi accontento quasi mai. Ho sempre bisogno di continue attenzioni e conferme ma se sei raro so restare, e do tanto a chi se lo merita.
Andres lo meritava e vedevo che da parte sua c'era la voglia di stare con me.
Stavo per andare via ma lui mi prese il braccio, mi sbatté contro il muro e mi baciò.
Speravo che lo facesse e non desideravo nient'altro se non quello. Le nostre lingue s'intrecciarono e si muovevano velocemente. Mi era mancato il suo sapore, la sua bocca, lui.
"Pensavo a questo prima." Sussurrai riferendomi al bacio. Lui sorrise e continuò a baciarmi. Era perfetto il suo sorriso. Era perfetto lui. Ero in un altro modo e volevo rimanerci per sempre, ma fummo interrotti.
"Scusate se vi disturbo eh..."

IL SILENZIO DI UNA ROSSA Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora