42.

19 2 0
                                    

                                                              3 mesi dopo
Ero al quarto mese di gravidanza e dovevo fare un dei tanti controlli per vedere se andasse tutto bene. Ero molto emozionata e ansiosa, non vedevo l'ora di ascoltare il battito di quella piccola creatura che cresceva nella mia pancia e in così poco tempo era diventata la nostra ragione di vita, anche se era piccola come una mano. Vedevo Andres agitato ma non lo faceva vedere per tranquillizzare me. Lui dopo l'incidente si era ripreso alla grande, avevamo fatto tutti i controlli e adesso diventavano sempre di meno. La ripresa è stata difficile ma lui era forte e se l'è cavata benissimo.
"Sei pronto?" Gli chiesi scherzando, percepivo chiaramente che era preoccupato.
"Sei tu quella incinta non io.." mi rispose cercando di nascondersi. Ma non mi fregava.
"Sei più preoccupato di me, ti si legge in faccia." Gli dissi prendendolo in giro. Mi divertivo a stuzzicarlo. Si alzò dal divano e venne verso di me ridendo. Prese i miei fianchi e mi tirò verso di lui.
"Piccola rossiccia non prendermi in giro." Mi provocò, i suoi occhi erano fissi  sulla mie labbra e ogni tanto si leccava le sue.
"Altrimenti cosa fai?" Gli domandai maliziosamente. Mi lasciò un bacio a stampo e poi si accovacciò all'altezza della mia pancia.
"Tua mamma è una rompi palle mi dispiace per te." Sussurrò alla pancia facendomi sorridere.
"Ma quanto sei stupido..." mormorai. Adoravo quei momenti, quelle piccole cose che faceva e mi facevano stare bene. Inutile dire di nuovo che ero innamorata di lui come non lo ero stata mai di nessuno. E mio figlio sarebbe stato fiero dei suoi genitori.
Uscimmo di casa per dirigerci verso l'ospedale per fare la radiografia.
In auto lui teneva la mano sulla mia coscia mentre io canticchiavo qualche canzone che passava per la radio.
"Adoro quando canti." Mi disse guardandomi dolcemente. Diventai rossa, non avevo mai cantato davanti a lui e mi vergognavo perché provavo una sensazione diversa cantare davanti ad un pubblico piuttosto che cantare accanto alla persona che amavo da matti.

Arrivati all'ospedale andammo verso il reparto per fare la visita. Eravamo entrambi ansiosi, non vedevano l'ora di vedere quella piccola creatura. Finalmente dopo 1 ora di attesa la mia ostetrica ci chiamò ed entrammo nella stanza.
"Posizionati sul lettino e lascia scoperta la pancia... sbaglio o è più in ansia lui di te?" Ci chiese la dottoressa scherzando. Guardai Andres seduto accanto a me e scoppiai a ridere, lui fece lo stesso.
"Hai visto che non sono solo io a dirlo?" Gli feci notare. Scosse la testa e mi strinse la mano mentre mi mettevano il gel sulla pancia.
Era il momento.
Dallo schermo si iniziava ad intravedere qualcosa anche se non era ancora ben definito.
Piansi ininterrottamente quando lo vidi e anche Andres non riusciva a trattenere le lacrime. Era veramente la cosa più bella che avessimo avuto ed eravamo orgogliosi di noi stessi e della creatura anche se non era ancora nata. La/lo avremmo amato/a come dei pazzi, non avremmo mai fatto mancare nulla e saremmo andati avanti anche con le difficoltà. Non vedevamo l'ora di avere la nostra famiglia.
Sentimmo il battito e andava alla perfezione. Tutto regolare per fortuna. Non si riscontrò nessun problema ed eravamo più tranquilli e sollevati.
"Si riesce a vedere il sesso, volete saperlo?" Ci chiese la dottoressa. Ci guardammo per un attimo e non esitammo ad accettare.
"Vorreste maschio o femmina?" Ci teneva sulle spine e il cuore in gola batteva sempre più forte.
"È indifferente... vivere con una seconda Najwa in casa non sarebbe male." Scherzò Andres, maschio o femmina non aveva importanza, lo avremmo amato comunque.
"È un bel maschietto." Ci confermò l'ostetrica. Ero al settimo cielo e anche l'uomo accanto a me. Mi prese il viso e mi baciò con tutto l'amore che aveva nel corpo, asciugò la mia pancia dal gel baciò anche il mio grembo.
"Ti aspettiamo amore mio." Sussurrò sorridendo. Fu un momento indimenticabile e non ho più le parole per descriverlo.
Dicono che i bambini ti cambiano la vita, ed era vero. Il mio ancora non era nato ma l'istinto protettivo che ha una madre era già nato in me e lo avrei protetto a qualunque costo.

In macchina nel tragitto per tornare a casa notai che Andres prese una strada diversa dal solito e non capivo.
"Stai sbagliando strada mi sa" gli feci notare ma in realtà lo aveva fatto apposta.
"Ti va di andare da mia madre?" Mi chiese mentre guardava la strada, l'osservai per un istante in silenzio. Mi prese di sorpresa non me lo aspettavo perché dopo quella conversazione che avevamo avuto non ne avevamo più parlato.
"Se tu te la senti possiamo andare"cercai di metterlo a suo agio, il problema non era mio doveva essere sicuro lui. Non rispose alle mie parole, continuò a guidare proseguendo su quella strada. Tante emozioni in un solo giorno non me le aspettavo, non sapevo se l'emozione che stavo per provare sarebbe stata positiva o negativa, sapevo solo che ero preoccupata di non piacere alla sua famiglia.
Arrivammo ad una casa appena fuori Madrid, era in un piccolo paesino, poco popolato ma molto tranquillo, c'erano diverse case intorno a quella di Andres ma veramente poca gente.
Era una casa molto accogliente e sapere che il mio uomo era cresciuto lì mi faceva piacere.
"Pronta? Ti chiedo scusa in anticipo..." mi disse lui, io annuì ma non volevo che mi chiedesse scusa, non sapevo neanche perché.
Bussò alla porta e una donna alta, con capelli castani e occhi uguali a quelli di Andres aprii e si fermò di scatto sulla porta. Non si aspettava la nostra visita. Era sua sorella si chiamava Guenda.
"Ciao Andres come mai da queste parti?" Disse la donna, ignorò completamente la mia presenza.
"Sono venuto a presentarvi Najwa..." rispose imbarazzato, sembrava un quindicenne che aveva paura a presentare la ragazza alla famiglia. Guenda mi guardò da capo a piede senza dire niente, mi squadrò con occhi penetranti e ci fece entrare. Non percepivo una buona aria. La casa era abbastanza grande, colorata e piena di fotografie che ritraevano tutta la famiglia compreso il padre che era la fotocopia del figlio.
Andammo in cucina e un'altra donna sedeva sul divano e guardava la televisione, aveva più o meno 70 anni e si chiamava Rosa. Era la madre di Andres e non si assomigliavano per niente.
"Ciao Andres mi sei manca..." era felice di vedere il figlio ma appena mi vide si fermò di scatto e la felicità della madre che vede il figlio dopo tanto tempo svanì. Mi sentivo tremendamente in soggezione, aveva ragione Andres.
"Mamma, Guenda voglio presentarvi Najwa, la mia fidanzata e madre di mio figlio, che ha ancora in grembo..." spiegò imbarazzato mentre le due donne lo guardavamo attentamente e mi fulminavano con la sguardo ogni tanto.
"È un piacere conoscer..." non feci in tempo a finire di parlare che Rosa m'interruppe subito.
"Si ok evitiamo queste parte della conversazione. Dove l'hai trovata?" Chiese al figlio infastidita, mi sentivo umiliata e ci rimasi male.
"È un'attrice e cantante mamma." Rispose lui come un sottomesso, ma a cosa stavo assistendo?
"Ah e l'hai messa incinta? È stato uno sbaglio immagino..." mi guardò schifata senza nessun motivo, non avevo fatto nulla di male.
"Sbaglio o no è nostro figlio. Perché non provate a conoscerla?" Propose lui cercando di abbassare la tensione.
"Cosa dovremmo conoscere? Sarai uno dei tanti con cui è andata a letto, quando non ti farà vedere il bambino poi non piangere." Affermò Guenda. Rimasi male quando lo disse, non mi conosceva e mi stava giudicando. Odiavo le persone così, non m'importava del giudizio degli altri ma quello della sua famiglia un po' si. Guardai Andres molto dispiaciuta e allibita, lui mi comprese e infatti andammo via sotto gli occhi glaciali di sua mamma e di sua sorella.
La cosa che mi stupì principalmente fu il fatto che Andres non disse nulla per difendermi, rimase in silenzio in un angolo e accettò quelle parole nonostante non fosse nulla di vero. Era sottomesso a loro, come se avesse paura di dire la sua opinione e opporsi alla loro idea.
Rimasi male anche del suo silenzio, io avrei reagito davanti a quelle affermazioni se la mia famiglia le avesse dette, perché non offendevano solo me ma anche suo figlio.
Perché questo atteggiamento...?

IL SILENZIO DI UNA ROSSA Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora