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Prima che si facessero male mi misi al centro di spalle ad Antonio. Non ero sicura di quello che stavo per fare ma lo feci comunque.
Volevo mettere fine a quella storia, prevenire è meglio che curare. Non volevo innamorarmi perché sarebbe andata a finire male e quella sera era un segno che non doveva nascere nulla. La mia testa e il mio cuore in quel momento andavano da parti opposte. Seguire il cuore voleva dire essere fottuta ed io non lo potevo fare. Non ero più la stessa, il mio corpo era guidato solo dalla parte razionale, il cuore non aveva nessuna voce in capitolo. Ero così per proteggere me stessa, uno scudo che mi ero imposta per salvaguardare me e la mia carriera.
Non so cosa mi prese in quel momento ma esagerai, lo guardai incazzata come mai avevo fatto prima d'ora, gli diedi una spinta per allontanarlo da Antonio e la mia mano si alzò e gli tirò uno schiaffo talmente forte che gli feci girare la testa di lato. Non ero in me e non avevo nessuna intenzione di tirargli quello schiaffo ma lo feci è ormai era troppo tardi.
"Najwa ma che fai? Che cazzo di problemi hai?" mi disse guardandomi perplesso e toccandosi il viso. Riuscivo a vedere dai suoi occhi che provava più dolore per il mio improvviso cambiamento che per lo schiaffo. Mi dispiaceva, ero tremendamente dispiaciuta ma era l'unico modo per farla finita. Non volevo che entrasse in questa situazione, che si mettesse nei guai e stesse male per me, decisi quindi di comportarmi in quel modo per farlo allontanare ma non era quello che volevo, anzi era l'ultima cosa che avrei fatto.
"Non sei nessuno per difendermi... credi davvero che m'importi qualcosa di te? Sei uno dei tanti con cui sono andata a letto, uno dei tanti con cui mi diverto." Risposi con un tono di voce alto. Ero molto seria e fredda, non ero mai stata così. Non ero mai stata così severa né con me stessa né con gli altri. Avevo innalzato volontariamente un muro tra me e lui, lo lasciai senza parole.
In tutto questo anche Antonio rimase sorpreso della mia reazione, quando si rese conto infatti che ero dalla sua parte era soddisfatto. Il suo unico obiettivo era mettermi nella condizione in cui non potevo scegliere un'altra persona se non fosse stata lui. Ci riusciva ogni volta e io ero sempre con lui.
Mi stavo per sentire male, mi resi conto di quanto fosse importante per me e di quanto lo volessi. Mi sentivo persa come se una parte di me in quel momento si fosse staccata dal mio corpo e si stava allontanando minuto dopo minuto. Dovevo stare dalla sua parte e una volta per tutte seguire il mio cuore. Era troppo tardi. Mentre Antonio andava verso la cucina Andres di dirigeva alla porta con me dietro che lo accompagnavo. Era molto deluso e d'altronde come potevo dargli torto.
Varcò la porta di casa e si fermò davanti a me che lo guardavo da dentro, con la porta socchiusa. Aveva gli occhi lucidi, era deluso, arrabbiato e stava male.
"Dimenticati di me. Fai come se non mi avessi mai conosciuta, dimentica quello che ti ho detto. Dimentica tutto.
Non mi cercare.
Non salutarmi.
Non seguirmi.
Non esisto più." Gli dissi con voce tremolante e il viso bagnato dalle lacrime. Le parole facevano fatica ad uscire ma trovai la forza comunque. La mia bocca pronunciava quelle parole ma i miei occhi dicevano resta.
Annuì con gli occhi rivolti verso il basso. Poi mi guardò negli occhi.
"Io non scappo dalle situazioni ricordatelo" voltò le spalle e se ne andò.
Non sapevo come interpretare quella frase. Poteva essere semplicemente una frecciatina per me che scappavo da quella situazione e non avevo il coraggio di affrontare Antonio. Oppure si riferiva al fatto che non mi avrebbe lasciata da sola e avrebbe insistito finché non avesse raggiunto quello che voleva. Speravo con tutto il mio cuore che fosse la seconda opzione ma non volevo che vivesse questa situazione, sarebbe stato male e sarebbe finito nei guai come me, quindi speravo che avesse lasciato perdere. Era meglio che andasse così, mi stavo già affezionando e non volevo. Non lo avevo programmato, volevo rimanere quella di sempre e se ci fosse stato lui con me sarei stata vulnerabile. Decisi quindi di dimenticare tutto quello che avevo vissuto. Ero sempre andata dalla parte opposta dei miei sentimenti e mi ci ero abituata quindi sarebbe stato uguale alle altre volte. Sarei stata male i primi tempi poi sarebbe passato come sempre.
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Andres tornò a casa ancora un po' turbato e deluso. Non si aspettava il mio cambiamento radicale in 5 minuti, sapeva che non dicevo la verità in quel momento ma non disse nulla per non creare altro disordine.
Era sempre riuscito a leggermi dentro, guardava la mia bocca che lo mandava via quasi con odio, i miei occhi nel frattempo lacrimavano perché non riuscivano a sopportare quel male che mi stavo auto infliggendo in quell'istante.
Si mise sul divano di casa sua e restò per ore a guardare il soffitto, fino alle 3 di notte. Non riusciva a chiudere occhio, pensava a come risolverà quella situazione. Si chiedeva perché preferivo sottostare ad un'altra persona anziché vivere con un uomo a cui importasse veramente di me, le soluzioni si sarebbero trovate eppure rifiutavo anche di provarci.
Lui però era diverso da me. Non si arrendeva.
"Marco scusa per l'orario ho bisogno di una cosa..."chiamò l'amico al telefono nonostante l'ora tarda della notte. Da qui si vedeva la sua determinazione.
"Amico che cazzo vuoi a quest'ora? Stavo dormendo..." assonnato gli rispose nel sonno.
"È successo un casino con Najwa... conosci un certo Daniel che fa il regista?" Gli chiese sperando che rispondesse positivamente.
"Si ho capito di chi parli è un mio amico..." si fermò un attimo perché era addormentato e stava cercando di ragionare e aiutare Andres. Poi continuò. "Ha scritto un libro recentemente e tra qualche giorno farà la presentazione" concluse.
Nell'ultimo periodo Daniel si era dedicato alla scrittura più che al cinema.
"C'è qualche modo per farmelo conoscere? Devo parlargli urgentemente..." chiese Andres pensando già a cosa chiedere una volta incontrato Daniel.
"Si possiamo andare alla presentazione, poi ti faccio sapere il giorno e l'ora. Poi spiegami cosa hai combinato di nuovo..." disse sbuffando e sbadigliando Marco.
"Grazie... ti spiegherò un giorno e ricambierò i favori." Concluse Andres chiudendo la chiamata.
Voleva parlare con Daniel per sapere la cazzata che avevo fatto anni fa e cercare un modo per levare Antonio dalla mia vita e aiutarmi. Era difficile ma non impossibile e ammiravo la sua determinazione, ci credeva più lui che conosceva la storia da poche rispetto a me che la stavo vivendo. Forse era proprio questo che mi piaceva di lui, mi completava. Dove non ci credevo io, ci credeva lui.
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Antonio rimase da me quella sera, si girava per casa mia con aria soddisfatta e contenta. Odiavo quell'espressione che aveva in viso, godeva quando mi vedeva ai suoi piedi, gli piaceva vedermi soffrire.
Ero distesa sul divano con la coperta avvolta intorno al mio corpo. C'era ancora il profumo di Andres e questo mi faceva sentire ancora più in colpa. Ero nervosa, non riuscivo a parlare con Antonio lo odiavo troppo, restavo in silenzio e usavo il telefono per distrarmi.
"È stato fantastico quando gli hai tirato uno schiaffo!!" Disse lui ridendo. Girava tranquillamente in casa mia, aprire il frigo per mangiare qualcosa e prese il gelato. Nel frattempo sogghignava pensando alla mia reazione e godeva dentro.
"Hai fatto vedere chi comanda.. brava non mi deludi mai..." continuava a mangiare e a pronunciare parole totalmente fuori luogo, lo faceva per infastidirmi e ci stava riuscendo.
"È un coglione la prossima volta finisce male..." aggiunse dopo. Stava per continuare a dire cazzate quando lo fermai di colpo alzandomi dal divano e andando verso di lui con rabbia.
"Se non la smetti di sparare cazzate ti faccio uscire di casa a calci..." ringhiai fulminandolo con lo sguardo. Gli misi le mani al collo ma non lo strinsi. Non avevo più paura di lui, non mi avrebbe fatto niente perché il suo obiettivo era allontanarmi da Andres e ci era riuscito. Vedermi così confermava la sua vittoria. Quindi mi lasciò fare e si limitò solo a guardarmi con soddisfazione. Ero un mostro solo per colpa sua.
"Se devi restare qui dormi sul divano, non parlarmi e non guardarmi. Fai quello che vuoi anche se già lo stai facendo e non rompere a me" continuai staccando le mani dal suo collo. Mi voltai e andai verso la camera da letto per dormire. Lui se ne andò, sentii la porta sbattere.
Mi misi nel letto stanca, delusa, amareggiata. Mi sentivo in colpa. Non chiusi occhio tutta la notte, pensavo a lui e a come si sentiva in quel momento, cosa faceva, cosa pensava.
Entrambi eravamo svegli e ci pensavamo a vicenda, ma nessuno dei due prendeva il telefono per chiamare l'altro. Scrissi un lungo messaggio dove gli chiedevo scusa, in cui gli dicevo tutto quello che provavo e che non ero il mostro che pensava, ma cancellai tutto e non inviai niente.
Mi affidai al destino, come sarebbe andata l'avrei affrontata. Non volevo fare progetti, non servivano in quel momento. Il destino è quel posto sicuro dove nascondere i sensi di colpa per aver fatto scelte sbagliate.
Era una scelta sbagliata quella che avevo fatto perché andava contro quello che io volevo, ma che storia avremmo potuto avere se ci fosse stato sempre Antonio di mezzo? Non avevo speranza ed era l'unica cosa che pensavo fosse giusta.

IL SILENZIO DI UNA ROSSA Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora