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"Non devi avere più paura" mai nessuno mi aveva detto queste parole. Chi si era mai preoccupato per me?
Non ero abituata alle attenzioni di qualcuno riservate esclusivamente a me. Non ero abituata a qualcuno che mi guardasse con quegli occhi e mi stringesse in quel modo. Avrei rovinato tutto ne ero più che convinta, per la mia stupida insicurezza e paura. A volte quando si ha paura di perdere qualcuno o di non sapere gestire le cose, ci si attacca sempre di più ad una situazione o ad un sentimento. Si diventa dipendenti da una persona, questa persona diventa tutto per te e non riesci a starne senza. Io non volevo diventare dipendente da lui perché sapevo che se mi fossi affezionata troppo avrei avuto troppa paura di perderlo. E l'avrei perso con le mie stupide paranoie.
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Non era il momento però per pensare a queste cose, dovevo godermi quei momenti, il futuro lo avrei affrontato a testa alta come avevo sempre fatto.
Andammo verso la macchina, durante il tragitto non riuscivo a smettere di guardarlo mentre era concentrato sulla strada. Osservavo i suoi lineamenti perfetti, la barba tagliata al punto giusto, le fossette sulle guance che comparivano ogni volta che rideva. Ad un certo punto presi il suo telefono e gli salvai il mio numero.
"Chiamami ogni tanto" suggerì io. Avevo bisogno di sentirlo più spesso. Volevo conoscerlo. Mi guardò sorridendo e annuì.
Arrivammo a Madrid alle 23 e mi riaccompagnò a casa. Giunti davanti alla porta mi salutò con un bacio a stampo mentre mi teneva il viso. Non volevamo separarci si leggeva dai nostri occhi, sicuramente però anche lui come me pensava che fosse troppo affrettato restare insieme anche la notte.
Nonostante questo però avevo bisogno di stare con lui, avevo bisogno di sentirlo vicino me, avevo il desiderio di sentire i nostri corpi uniti. Volevo che fosse mio. Decisi di cogliere l'occasione, non avevo niente da perdere al massimo mi avrebbe detto di no.
"Ti va di restare?"gli chiesi mentre lo guardavo andarsene. Si fermò e si voltò verso di me. Vidi nei suoi occhi una luce che si accese come se sperasse che glielo chiedessi.
"Sei sicura? Non voglio essere invadente..." mi disse lui un po' frenato.
"Entra dai." Sorrisi e gli aprii la porta.
Sentivo lo stomaco bruciare per l'ansia.
Entrò in casa e si guardò intorno, era così curioso, gli interessava qualsiasi cosa ci fosse in quella casa.
"Perché osservi tutto quello che ti trovi davanti?" Gli chiesi io ridendo.
"Tutto quello che riguarda te m'interessa, da una semplice pianta che c'è qui dentro ad ogni fotografia che hai"mi disse lui avvicinandosi a me. Io arrossì non sapendo cosa rispondere a quelle parole.
"Sai quando si dice cogli l'attimo?" Parlai io guardandolo attentamente negli occhi, mentre lui mangiava le mie labbra con lo sguardo.
"Credo che adesso sia l'attimo ad aver preso noi" A quelle parole si avvicinò al mio viso e mi baciò cercando subito la mia lingua, che io ricambiai, in un bacio passionale. Mi spostò i capelli di lato lasciandomi il collo scoperto. Lui mi baciò il collo e mentre miliardi di brividi salivano lungo la mia schiena, strinse dolcemente il mio seno sinistro. In quel momento capii che volevo andare oltre, volevo che fosse mio in tutti i sensi e anche per lui era lo stesso.
Mi tolse il cardigan e la canottiera lasciandomi in reggiseno, guardava il mio corpo facendomi sentire desiderata. Mi sfiorava la spalla nuda con un tocco leggero, guardavo attentamente ogni suo movimento e mentre andavamo in camera da letto gli tolsi la maglietta.
Avvicinò il suo corpo al mio e si mise su di me tenendomi i polsi bloccati mentre le nostre lingue si toccavano velocemente e senza sosta.
Iniziò a baciarmi il seno scendendo dopo un po' verso il mio ventre. Si avvicinò alle mie parti intime e prima di farmi provare sensazioni che non provavo da una vita mi chiese se fossi sicura con i suoi occhi dolci che guardavano il mio corpo come se fossi una dea. Anche in quei momenti si preoccupava per me ed io in che in quel momento avevo bisogno di lui in tutti i modi gli dissi di "si".
Entrò dentro di me facendomi viaggiare in un altro mondo, muoveva il bacino lentamente all'inizio poi successivamente andò più veloce ma sempre attento che non mi facessi male.
"Sei mio..." sussurrai mentre sentivo il piacere corrermi su tutto il corpo.
Gemetti più volte ma ancora non avevo raggiunto il culmine, le mie gambe erano avvolte attorno al suo bacino, le mie unghie affondavano sulla sua schiena per lasciare il segno e per farlo mio. I nostri corpi nudi erano attaccati e si muovevano con un ritmo che mai con nessuno avevo avuto.
Ci baciavamo appassionatamente ma mi staccai appena arrivai all'orgasmo. Lo guardai negli occhi mentre anche lui era arrivato al limite. Gli lasciai un lungo bacio sulle labbra.
Si staccò da me stanco e si distese girando il viso verso il mio. Mi accoccolai nell'incavo del suo collo, mi strinse a se e aggiustò le coperte intorno ai nostri corpi caldi e stanchi.
Ci addormentammo sfiniti e restammo abbracciati tutta la notte.
Stava nascendo qualcosa, chi lo avrebbe mai detto...
Stavo bene insieme a lui, mi sentivo finalmente desiderata, importante e soprattutto mi faceva sentire una vera DONNA. Ero sua dal primo sguardo, ero sua dalla prima parola che mi aveva rivolto, ero sua fin dall'inizio. Le mie barriere erano cadute dopo quella notte e mi sentivo forte ma allo stesso tempo vulnerabile.
Adesso c'era lui e del resto non m'importava.
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La mattina dopo mi svegliai prima io, ero girata di lato e lui era dietro di me con le braccia intorno alla mia vita.
Il sole bruciava su di noi, ero assonata e mi girai verso Andres che ancora dormiva.
Lo osservavo attentamente e accarezzavo il suo viso con un tocco leggero, ogni tanto ridevo pensavo alla sera prima e mordevo il mio labbro inferiore rendendomi conto di quanto mi piacesse. Si svegliò dopo una mezz'oretta circa e dopo si stiracchiò. Mi guardò sorridendo.
"Buongiorno principessa" sussurrò Andres ancora con gli occhi chiusi mentre mi accarezzava la coscia sotto le coperte.
"Buongiorno..." risposi io. "Hai fame?"gli chiesi dopo un po'. Annuì con la testa. Io sorrisi e gli lasciai un bacio sulle labbra.
"Sei più pigro di me"aggiunsi scherzando, indossai una felpa e andai a preparare la colazione. Riscaldai dei cornetti con la nutella, feci il caffè e un po' di latte. Sistemai tutto in un vassoio e andai in camera dove lo vidi di nuovo addormentato.
"Quando hai intenzione di svegliarti?" Gli dissi sedendomi accanto a lui e mettendo il vassoio in mezzo a noi.
"Stavo solo riposando gli occhi non dormivo veramente" mi disse guardandomi ridendo con gli occhi pieni di sonno. Mi ringraziò per la colazione e mentre mangiavamo parlammo un po'.
"Grazie per ieri sera..." aggiunse mentre finiva il caffè.
"E di cosa? Sono io che devo ringraziare te" replicai facendo una smorfia con il viso.
"Come di cosa? Chi avrebbe mai pensato che Najwa Nimri avrebbe calcolato uno come me..." sottolineò lui. Non mi piaceva questa cosa, perché io ero una persona normale come tutte e non era strano che stessi con una persona poco conosciuta come lui.
"Odio quando le persone mi considerano diversa. Solo perché faccio film e sono conosciuta non vuol dire che devo stare con qualcuno che abbia la mia stessa carriera. Io preferisco quelli come te" risposi io. Volevo fargli capire che non doveva sentirsi inferiore a me perché non era per niente vero.
"Tu sei uguale a me. Sono una persona semplice non ho bisogno di stare con un ricco famoso. Preferisco le cose vere e semplici anziché quelle complesse e false che servono per fare soldi." Aggiunsi io un po' stizzita ma non era rivolta a lui la mia critica bensì a tutti quelli che credevano che io volessi chissà cosa.
"Va bene Nimri non ti arrabbiare però" scherzò lui sdrammatizzando. Io risi alla sua battuta e spiegai che non era rivolta a lui la mia critica. Passammo un altro po' di tempo nel letto a scherzare e a parlare.
Dopo un po' però dovevo prepararmi per andare a firmare dei contratti per alcuni film che avrei iniziato a registrare in quel periodo.
"Mi dispiace interrompere lo nostra chiacchierata mattutina ma io devo lavorare" sussurrai vicino alla sua bocca dispiaciuta.
"È proprio necessario? Non puoi restare un altro po'?" Mi chiese lui con un viso dispiaciuto a cui feci fatica a dire di no.
"Il dovere chiama ed io devo andare..." dissi mettendomi seduta sul letto e togliendomi la felpa. Presi i vestiti della sera prima e iniziai a vestirmi di spalle a lui, avevo la schiena scoperta e purtroppo si accorse proprio in quel momento dell'unica cosa che non doveva sapere e che la sera non aveva visto a causa del buio...

IL SILENZIO DI UNA ROSSA Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora