41.

20 2 0
                                    

                                                       1 settimana dopo
"Casa dolce casa" esclamò Andres non appena varcammo la soglia di casa mia.
Finalmente tutto ritornava alla normalità, come aveva detto un medico dopo una settimana potevamo tornare a casa, avrebbe dovuto fare diversi controlli ma non era un problema. Ero tranquilla e spensierata.
Ero avanti ad Andres e poggiai a terra diverse borse che avevano portato in ospedale, lui mi prese per un braccio e afferrò possessivamente i miei fianchi portandomi verso il suo corpo.
Avvolsi le mie braccia intorno al suo collo.
"La tua faccia mi dice che hai qualcosa in mente..." dissi con sguardo malizioso, aveva uno strano sorrisetto sul volto ed io conoscevo quello sguardo.
"E tu cos'hai in mente?" Mi chiese lui provocandomi.
"Io ho solo una cosa in testa. Non girarci intorno so che anche tu stai pensando la stessa cosa..." risposi maliziosamente accarezzandoli il viso e osservando tutti i suoi lineamenti.
"Mhh... sbaglio o sei diventata più maliziosa ?" Domandò incuriosito, nel frattempo mi stringeva ancora di più a se.
"Ah si? Non dirmi che non pensi la mia stessa cosa..." mormorai scherzando, lui mi guardò ridendo, pensava la stessa cosa. Diventò tutto ad un tratto serio, mi prese in braccio e mi ritrovai sul bancone della cucina, si mise tra le mie gambe con le mani sopra le cosce. Mi spostò i capelli di lato e girai la testa per lasciare il collo libero, mi lasciò dei baci umidi sul collo e iniziai a provare piacere. Le labbra dal mio collo si spostarono sul mio seno che rimase leggermente scoperto.
"Messaggio ricevuto Andres, dobbiamo spostarci di stanza." Ordinai. Non se lo fece ripetere due volte, mi prese nuovamente in braccio e mentre le nostre lingue s'intrecciarono mi portò in camera da letto.
Il suo corpo nudo combaciava perfettamente con il mio, mi baciava lentamente e poi dalla bocca scendeva al collo, al seno, sulla pancia e infine nelle mie parti intime. Mi fece gemere e inarcai la schiena per il piacere.
"Dio se mi eri mancato..." sussurrai mentre con la lingua si muoveva velocemente dentro di me.
Avevo desiderato tutto questo per tutta la vita, speravo un giorno di trovare un uomo che mi facesse impazzire, che non mi facesse ragionare più e per fortuna ce lo avevo accanto. Mi faceva perdere la razionalità, non riuscivo ad essere razionale ad usare la testa perché mi aveva completamente fottuto il cuore.
Entrambi abbiamo sempre avuto paura di innamorarci di qualcuno, per non soffrire abbiamo sempre preferito evitare molte persone e situazioni. Col tempo ho capito però che se non rischi non sai mai cosa potrà accadere, e molte volte succede che ci si precluda rapporti ed emozioni.
Dopo anni passati a precluderci sentimenti io e Andres abbiamo deciso di lasciarci andare una volta per tutte e stavamo vivendo il momento più bello della nostra vita.
Entrò dentro di me, la sintonia e il ritmo con cui i nostri corpi si muovevano non si spegnevano mai, affondai le mie unghie sulla sua schiena. Era mio. Completamente mio. Raggiunsi l'orgasmo poco prima di lui ed ero letteralmente in un altro mondo. Avrei fatto l'amore con lui per tutto il giorno.
Coprii i nostri corpi con le coperte e mi accoccolai a lui e lo strinsi più forte che potessi, gli lasciavo dei leggeri baci sul petto e le mie gambe avvolgevano le sue. Chiusi gli occhi e mi riposai.
"Vorrei sapere a cosa stai pensando" gli chiesi solo dopo un lungo silenzio.
"Penso che non ho mai conosciuto una donna più forte di te..." mi rispose inaspettatamente. Gli chiesi cosa volesse dire con quelle parole.
"Ti ho conosciuta quando usavi quel sorriso come scudo, e adesso sei qui tra le mie braccia e sorridi davvero..." mi rivelò, era bravo ad analizzarmi e ci riuscì bene.
"Lo sai che è merito tuo?" Intervenni sentendo quella frase, era solo grazie a lui se ero riuscita a sconfiggere i miei mostri.
"Io ti ho aiutata ma se ci sei riuscita è perché sei forte. Sei più forte di me e non te ne rendi conto. Se l'incidente fosse successo a te io non sarei riuscito ad affrontare tutto come hai fatto tu." Mi disse lasciandomi senza parole, mi limitai a guardarlo innamorata e lo baciai.
Era iniziato un momento di confessioni varie tra me e lui quindi ne approfittai per chiedere qualcosa. Mi resi conto che della sua famiglia sapevo veramente poco e volevo far parte della sua vita al 100%, non me ne aveva mai parlato, non aveva nominato mai un parente.
"Adesso che siamo ufficialmente fidanzati, io vorrei farti conoscere la mia famiglia..." iniziai io, cercai di girare intorno prima di arrivare al punto.
"Ho già raccontato qualcosa di te in verità." Confessai, avevo detto qualcosa a mia sorella e a mia madre.
"Ah si? E cosa dicono?" Mi chiese anche un po' preoccupato, temeva il giudizio delle persone a me care.
"Hanno visto una tua foto e non vedono l'ora di conoscerti. E sono contentissimi per il bambino. Qualche sera organizziamo una cena." Proposi, accettò anche volentieri. Aspettai un po' prima di chiedergli dei suoi parenti, ma mi feci coraggio.
"La tua famiglia invece?" Chiesi timidamente. Mi guardò scocciato e poi alzò gli occhi al cielo sbuffando.
"La mia famiglia non c'è" disse freddo e senza aggiungere altro.
"Non credo che tu non abbia neanche un parente che senti spesso." Replicai. Forse esagerai un po' perché mi accorsi chiaramente che era un argomento scomodo per lui.
"Ti ho detto che non c'è. Non insistere cazzo..." si staccò da me e si mise di spalle iniziandosi a rivestire, rispose in malo modo.Ero molto istintiva e non riuscì a stare zitta.
"Scusami se voglio sapere chi sono le persone da cui proviene il mio fidanzato. Se è un segreto tranquillo a tuo figlio poi dirai che sei nato dai dinosauri." Risposi infastidita e anche ironica. Mi alzai dal letto e andai in cucina.
"Ecco come rovinare i bei momenti. Brava Najwa, ti faccio i complimenti." Gridò dall'altra stanza. Era chiaramente infastidito e perturbato dalla mia domanda.
Perfetto. Eravamo a casa da sole 3 ore e già avevamo discusso.
"Se volevi tenere nascosta la tua vita passata non dovevi fidanzarti e non dovevi mettere incinta nessuno." Dissi con tono alto, andai verso il bagno per fare una doccia rigenerante.
Mentre il getto di acqua scendeva lungo il mio corpo pensavo alla discussione che si era creata, eravamo capaci di amarci e odiarci nel giro di 10 minuti. Avevo la coscienza pulita, gli ho fatto quella domanda solo per sapere, ero totalmente allo scuro del rapporto che aveva con la sua famiglia e quindi una persona che non sa niente fa delle domande. Era troppo permaloso a volte e se la prendeva per tutto.
Non avevo nessuna colpa perché lui non me ne ha mai parlato e quindi non potevo sapere che fosse una situazione difficile.
Uscita dal bagno con una maglietta lunga che mi copriva fino al sedere, andai verso la cucina le mangiare qualcosa.
Le sue mani avvolsero il mio bacino e si posizionò con la testa sulla mia spalla.
"Scusami sono un coglione." Mi disse pentito. Per fortuna che si rendeva conto degli sbagli e stranamente mise da parte l'orgoglio.
"Si lo sei." Affermai decisa e anche un po' fredda, dovevo fargliela pesare almeno un pò.
"È una situazione complicata, ho paura che non ti accettino e che ti facciano rimanere troppo male, li conosco..." mi rivelò, mi fece preoccupare e lo convinsi a raccontarmi tutto.
"L'unica volta che ho portato una ragazza a casa mia madre e mia sorella non l'hanno accettata e le hanno fatto passare le pene dell'inferno. Non so per quale motivo, erano gelose, possessive come se quelle ragazza volesse portargli via qualcosa. La mia relazione con lei è finita proprio per loro, perché non volevo perdere la mia famiglia. Mi hanno messo davanti ad una scelta..." mi spiegò un po' triste e giù di morale.
"E tuo padre invece?" Chiesi, non aveva parlato di lui.
"Mio padre purtroppo non c'è più, forse è anche questo il motivo per cui si comportano così..." mi disse, gli mancava tanto suo padre e riuscivo a percepirlo. Era una ferita che non aveva mai aperto e quando iniziava a sanguinare faceva tanto male.
"Un giorno le voglio conoscere, magari piaccio... stai tranquillo." Lo rassicurai, volevo vederle e capire il perché del loro comportamento.
Anche se non era molto convinto Andres accettò e continuava a scusarsi per il suo comportamento. Era stata una piccola discussione, normale in una coppia e non impossibile da risolvere.
Era questa la normalità che volevo. CON LUI.

IL SILENZIO DI UNA ROSSA Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora