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"In che senso si sono rotte le acque?" Disse lui più terrorizzato di me.
"Nel senso che Teo sta uscendo.." risposi agitata con una risata isterica. Lentamente mi diressi verso la macchina per andare in ospedale, le contrazioni diventavano sempre più forti, Andres nel frattempo corse a prendere il borsone con tutti i vestiti e le cose che mi servivano in quei giorni che sarei stata in ospedale. In macchina mentre sfrecciavamo sull'autostrada chiamai l'ostetrica per avvisarla che si erano rotte le acque.
Era come se Teo avesse sentito quel bacio, finalmente i suoi genitori si erano riappacificati e quindi per lui era arrivato il momento di uscire. Sembrava fatto apposta ed io non potevo essere più felice di così. Ero anche molto preoccupata, in macchina non riuscivo a stare ferma per i dolori. E le mie paranoie diventavano sempre più insistenti.
"E se succedesse qualcosa? A me o al bambino?" Domandai ad alta voce quasi piangendo, i miei pensieri stavano uscendo dalla mia mente e anche Andres poteva sentirli.
"Stai zitta non dire cazzate..." mi disse Andres, sarebbe morto se fosse successo qualcosa e non voleva neanche pensarci.
"Può succedere di tutto cazzo" affermai in preda ad un attacco di panico.
"Andrà tutto bene tranquilla." Cercò di calmarmi anche se era evidente la sua agitazione.
Arrivati all'ospedale andammo subito al reparto maternità e i dottori mi fecero preparare per il parto. Indossai un camice bianco e iniziò il travaglio.
Erano già le 11 di sera e le contrazioni diventavano sempre più forti, era arrivato il momento di entrare nella sala operatoria. Andres si fece coraggio e decise di venire con me dentro, era molto sensibile e gli faceva impressione vedere sangue e cose del genere, questa volta decise di fare un'eccezione.
"Se non te la senti puoi aspettarmi fuori tranquillo..." dissi con voce strozzata dal dolore, sudavo e le goccioline continuavano a scendere su tutto il mio corpo.
"Starò con te sempre." Rispose lasciandomi un bacio sulla fronte. Avevo bisogno di lui in quel momento, della sua forza e della sua presenza.
Entrata in sala operatoria mi fecero stendere sul lettino, era il momento.
"Bene Najwa adesso devi spingere più forte che puoi." Mi comunicò l'ostetrica, annuì con la testa. Andres mi strinse forte la mano e iniziai a spingere. Urlavo dal dolore ma Teo non voleva uscire. Continuavo a sforzarmi sempre di più ma ogni tanto dovevo fermarmi a prendere fiato. Il mio respiro si faceva sempre più affannato ed ero sfinita ormai.
Dopo aver spinto per l'ennesima volta ma senza nessun risultato avevo perso tutte le forze, mi sentivo debole.
"Non ce la faccio..." mormorai piangendo, stavo entrando in panico e avevo paura. Molta paura di non riuscirci.
"Non arrenderti amore. Fallo per me..." mi sussurrò nell'orecchio Andres, mi lasciava in continuazione dei baci sulla fronte, mi asciugava il sudore e stringeva sempre la mia mano. Dovevo farcela, non dovevo mollare. In quel momento mi passarono per la mente tutti i ricordi che avevo con Andres. Quando ci siamo conosciuti fuori da quel locale, il primo bacio, la prima notte passata insieme, tutti i litigi, i chiarimenti, i suoi abbracci, i suoi occhi, quando ho scoperto di essere incinta, quando volevo abortire e lui mi ha fermata, fino ad adesso che ero in una sala operatoria debole, stanca e senza un briciolo di forze.
Volevo vedere mio figlio il prima possibile e quindi quando le parole di Andres, l'uomo che amavo più della mia stessa vita, rimbombarono nella mia testa, spinsi più forte che potessi per l'ultima volta.
30 Giugno. Ore 00:45.
Un pianto mi fece sentire come mai prima d'ora. Libera. Felice. Sollevata. Madre.
Misero tra le mie braccia quella piccola creatura che appena mi vide smise di piangere. Era la cosa più bella che avessi mai visto, piangevo a dirotto. Non pensavo che tutti i sacrifici mi avrebbero portato ad avere delle emozioni del genere ed era valsa la pena.
Guardai l'uomo di fianco a me piangendo e sorridendo allo stesso momento, lui faceva lo stesso, non riusciva a parlare per l'emozione. Riuscì solo a prendermi il viso e a baciarmi.
"Vi amo più della mia stessa vita." Disse con tutto l'amore del mondo. Non potevo fare altro che guardarli e innamorarmi sempre di più. Erano gli uomini più importanti per me.
In così poco tempo quel bambino era diventato la cosa più preziosa che avessi e avrei fatto di tutto pur di proteggerlo. Aveva il mio sangue. Era mio figlio e non riuscivo ancora crederci.
"Il papà vuole tagliare il cordone?" Chiede gentilmente l'ostetrica, anche lei era emozionata da quella scena appena vista.
"Potrei svenire..." rispose ridendo Andres, anch'io sorrisi. Non riuscivo a smettere di guardare mio figlio, era così bello.
Andres con molto coraggio tagliò il cordone e si asciugò le lacrime che ancora scendevano sul suo viso. La dottoressa prese Teo per lavarlo e poi lo avrebbe portato più tardi nella mia stanza. Mi addormentai, ero molto stanca ma non potevo essere più felice di così.
Mi svegliai verso le 3 di notte perché sentii un bimbo piangere. Al mio risveglio vidi Teo nella culla accanto a me e Andres che cercava di farlo calmare. Lo avevano portata in stanza mentre dormivo sicuramente e non me ne ero accorta, aveva fame per questo piangeva.
"Mi sa che ha fame..." mi disse Andres sorridendo, ancora molto stanca annuì e presi delicatamente il bambino in braccio. Si attaccò subito al mio seno e iniziò a mangiare.
Lo guardavo incantata, aveva dei lineamenti perfetti, era chiaro di carnagione e sembrava avere i capelli rossi come me, gli occhi scuri che si aprivano e si chiudevano piano vedevano solo ombre per il momento ma erano pieni di luce e di vita. Con il tempo probabilmente sarebbe cambiato crescendo. Era nato di 3,380 kg, 3 kg di puro amore. La sue manine e i suoi piedini erano così soffici, la pelle liscia e profumata. Non riuscivo a smettere di osservarlo ed innamorarmi sempre di più.
Andres ci guardava attentamente con gli occhi pieni d'amore e non riusciva a credere di essere diventato padre.
"Sarai una madre perfetta.." sussurrò piano per non svegliarlo.
"Non ne sono sicura, sbaglierò" risposi guardando Teo che succhiava il latte dal mio seno.
"Tutti sbagliano. È tutto nuovo per te, imparerai con il tempo fidati di me..." mi rassicurò lui. Mi voltai per guardarlo e non mi sembrava vero averlo vicino a me.
"Cosa siamo adesso?" Gli chiesi sottovoce, mi guardò intenerito e si avvicinò a me.
"Tutto quello che vuoi" mi rispose baciandomi lentamente, si staccò da me e bacio la testolina di Teo che oramai dormiva attaccato al mio seno.
"Non è stato divertente perderti Andres..." decisi di confidarmi con lui in totale tranquillità, sapevo che le cose erano apposto.
"Non mi hai mai perso Najwa. Ho provato ad allontanarti ma eri sempre nella mia testa, giorno e notte, eri un pensiero fisso. Mi svegliavo con il desiderio di baciarti e mi addormentavo con la voglia di averti per sempre con me. Stavo imponendo un muro tra noi che non volevo assolutamente mettere. Sono anche egoista, testardo e orgoglioso ma per te e per nostro figlio morirei." Mi accarezzava il viso togliendomi le ciocche di capelli dalla fronte e asciugandomi le lacrime che stavano scendendo per l'emozione.
"Sei la mia esatta metà, la parte mancante della mela. E poi accidenti quanto sei bella anche struccata, con qualche kilo in più e sfinita per il parto! Voglio restare con te per il resto della mia vita e ti giuro che anche se il mondo crollasse io starò sempre a tre passi da te." Concluse lui baciandomi, ricambiai subito il bacio e lo guardavo innamorata come non mai.
"Ti amo Andres. Ricordalo sempre." Mormorai appena si staccò dalle mie labbra.
"Anche io." Mi disse lui sorridendo e guardando successivamente Teo che si muoveva dopo essersi staccato dal seno.
"Vuoi prenderlo in braccio?" Domandai ad Andres, mi guardò un po' spaventato.
"È troppo piccolo, ho paura di fargli male." Mi disse lui dispiaciuto, io lo incoraggiai.
"Dai prendilo delicatamente mettendo una mano sotto la testa..." gli spiegai aiutandolo, così fece e finalmente lo ebbe tra le braccia. Era di una dolcezza infinita quando lo guardava.
"Abbiamo fatto proprio un bel lavoro eh!" esclamò sorridendo. Lo guardai divertita ma anche commossa.
"Sono già fiera del papà che diventerai..." gli dissi, lui accennò un piccolo sorriso, volevo dirgli anche un'altra cosa ma non ero sicura. Mi lasciai andare, ero sicura non avrebbe reagito male.
"Anche tuo padre sarebbe fiero di te." Mormorai. Mi guardò con gli occhi pieni di lacrime e lo abbracciai da dietro mentre stringeva ancora a se il bambino.

IL SILENZIO DI UNA ROSSA Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora