43.

16 2 0
                                    

Il tragitto in macchina fu abbastanza silenzioso, eravamo entrambi tesi, ero stata zitta fin troppo tempo, non mi sarei mai permessa di dire qualcosa davanti a sua madre anche se la voglia di parlare e zittirle era tanta.
Non volevo peggiorare la situazione, era già difficile così, avrei aspettato di arrivare in macchina per parlare con Andres e chiedergli spiegazioni. Avrei voluto essere più tranquilla e pacata ma esagerai con i toni.
"Per favore insegnami a stare in silenzio in queste situazioni. Come fai a non reagire? A restare impassibile quando ti dicono certe cose?" Sbottai contro di lui molto nervosa. Non pretendevo comprensione da parte loro ma almeno una reazione da parte di Andres me l'aspettavo.
"Non complicare le cose..." mi disse lui mantenendo la calma ma stava per esplodere. Nel frattempo arrivammo a casa.
"Non complicare le cose? Ma stai scherzando? Riesci a dirmi solo questo?" Mi fermai un attimo a guardare il vuoto con le mani tra i capelli. Poi continuai.
"Cazzo Andres mi hanno dato della puttana e hanno detto che tuo figlio è uno sbaglio..." urlai. "Mi hanno fatto letteralmente capire che questo bambino poteva anche morire."
Mi avevano insultata molte volte di cui non mi è mai importato niente, anzi ho sempre risposto insultando anch'io. Ma questa volta aveva un peso diverso perché gli insulti erano rivolti anche al bambino che non c'entrava nulla.
"Perché non è stato uno sbaglio questo bambino? Era voluto? Non credo, quindi non hanno tutti i torti." Pronunciò lui urlando. Aveva finito la sua calma e si alterò. Rimasi allibita da quello che disse perché fino ad un'ora prima piangeva per l'emozione e adesso stava dando ragione a quelle donne.
"Adesso dai anche ragione a loro... sei veramente incredibile, non smetti mai di stupirmi..." dissi arrabbiata. Non avevo voglia di piangere, non credo che servisse volevo solo capire.
"È la verità. Il bambino non era in programma..." rispose senza scrupoli. Avevo davanti un'altra persona.
"Perché hai impedito che abortissi se pensi questo? Sei cambiato appena siamo usciti da quella casa, cosa ti è successo?" Domandai sorpresa, rimasi letteralmente senza parole.
"Mi rinfacci le cose adesso?" Controbatté. Quello che diceva non aveva senso e non riuscivo davvero a comprenderlo.
"Ma chi cazzo sei tu? Quello che piange mentre vede l'ecografia o quello che dipende da due donne che a quanto ho capito fanno solo del male nella tua vita?" Non mi feci scrupoli a dire quelle cose, così come lui non se ne faceva con me. Volevo una relazione chiara e pulita, purtroppo in molti aspetti lui non riusciva a darmela.
"Sei tu che fai male nella mia vita... vaffanculo." Ringhiò sbattendo la porta e andandosene. Non so spiegare le mille cose che passarono nella mia mente in quel momento, rimasi veramente male dalle sue parole. Perché stava con me se pensava quelle cose.
"Tu fai male nella mia vita." Mi sentii totalmente inutile e umiliata. Con chi ero stata tutto questo tempo? Pensavo di aver conosciuto un uomo ma in realtà conoscevo solo una parte. L'altra parte, quella oscura, mi distruggeva. Lui non si faceva problemi a dire quello che pensava anche se in qualche modo poteva ferirmi. Quando si è arrabbiati si dicono cose che magari non si pensano neanche, ma io credo che se determinate frasi escono dalla nostra bocca significa che è da molto tempo che volevano uscire.
I litigi con lui mi svuotavano l'anima e non ci potevo fare niente. Amavo quell'uomo nonostante i suoi difetti che stavo scoprendo giorno dopo giorno. E quella parte oscura che non conoscevo mi attraeva sempre di più, volevo amare anche quella.

È meglio perdere il tuo orgoglio
per una persona che ami
piuttosto che perdere la persona
che ami per il tuo orgoglio

Passarono due settimane da quell'episodio ed io e Andres non avevamo più parlato, non ci eravamo né visti né sentiti.
Il nostro più grande difetto era proprio l'orgoglio, quando discutevamo anche se ci rendevamo conto di aver sbagliato non facevamo mai il primo passo per chiedere scusa. E se nessuno dei due si faceva avanti restavamo distanti per giorni, come in questo caso. In un rapporto si deve cercare un punto d'incontro e noi ogni volta facevamo veramente tanta fatica a trovarlo.
Più volte in quelle due settimane cercai di chiamarlo ma aveva sempre il telefono spento, sicuramente era a casa sua ma non mi andava di andare sempre per il mio orgoglio anche se avevo la coscienza pulita.
Alba venne diversi pomeriggi a casa mia per farmi compagnia, le raccontai tutto e anche lei rimase un po' senza parole.
"Perché non vai a parlare con sua mamma?" Propose lei facendomi sobbalzare dal divano.
"Ma sei pazza? Sarebbe come buttarsi da un aereo senza paracadute." Esclamai allibita.
"Cerca un punto d'incontro con loro, cerca di capire perché si comportano in quel modo..." mi spiegò lei, ma ero veramente contraria a quella proposta.
"È impossibile confrontarsi con loro. Hanno veramente la mente chiusa." Affermai ad Alba. Lei si fermò un attimo a pensare, aveva in mente qualcosa.
"Vuoi perdere il padre di tuo figlio per loro?" Mi mise in difficoltà come sempre, ma lo faceva sempre per farmi riflettere. Scossi la testa, non avevo intenzione di perderlo.
"Benissimo allora metti da parte l'orgoglio tu per una volta e vai da loro o meglio da lui." Disse lei quasi come un ordine. Mi misi a ridere perché riusciva a farmi cambiare idea in poco tempo ed era una delle poche.

Sotto consiglio di Alba quel pomeriggio andai dalla mamma e dalla sorella di Andres, non so precisamente cosa avrei detto ma volevo mettere bene le cose in chiaro e dire quello che Andres non aveva avuto il coraggio di dire. Non avrei permesso che la mia storia finisse per il loro egoismo e per la loro cattiveria.
Bussai alla porta senza tentennare anche se l'ansia cominciava a farsi sentire ma non dovevo farlo vedere.
"Non volevo neanche io venire qui ma dovevo, quindi fammi entrare." Precedetti Guenda prima che iniziasse a parlare. I suoi occhi erano fissi su di me e mi sembrava di parlare con Andres. Erano uguali.
Mi fece entrare senza opporsi ma mi guardava sempre dalla testa ai piedi facendo attenzione ad ogni mio movimento.
Andai in cucina dove Rosa era seduta sul divano a guardare la tv e appena mi vide scattò in piedi e venne verso di me.
"Con quale coraggio ti presenti qui?" Disse la donna guardandomi schifata, ancora una volta mi metteva in soggezione ma decisi di andare oltre la sua cattiveria.
"Io non so cosa sia successo in passato tra di voi e non ci tengo a saperlo. Io non permetto però che la vostra rabbia, cattiveria, rancore e tristezza rovini la mia storia con Andres, perché lui e questo bambino sono la cosa più bella che ho. Non voglio la vostra comprensione né tantomeno che compriate i vestititi per mio figlio. Voglio solo rispetto da parte vostra come io lo do a voi, e vi chiedo di lasciarci vivere se non volete accettarmi." Conclusi con difficoltà perché era difficile mantenere il contatto visivo con entrambi. Le mie parole non servirono a molto perché mantennero il loro solito atteggiamento menefreghista nei miei confronti. Andres voleva solo renderle partecipi della sua felicità e adesso erano proprio loro a comprometterla.
"A me non interessa quello che dici tu. Accanto a mio figlio voglio qualcuno normale non una come te." Disse Rosa guardandomi male. Non capivo veramente come ragionavano.
"Non puoi rendere felice mio fratello." Disse Guenda.
"Lo decidi tu questo? Ho visto tuo fratello quando è con me e fidati che è davvero felice." Sbottai io. Perché non potevo? Cosa mi nascondevano?
"Vattene da questa casa e non tornare più." Mi ordinò Rosa tutto ad un tratto. Come avevo immaginato avere un dialogo da persone civili con loro sarebbe sarebbe stato impossibile. Quindi andai via senza dire niente tanto non avrebbe avuto senso.
Questa storia aveva qualcosa di più profondo sotto di cui io non ero a conoscenza.

IL SILENZIO DI UNA ROSSA Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora