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Non siamo noi a decidere il nostro destino, possiamo renderlo migliore ma mai diverso da com'è. È già tutto scritto all'interno di esso solo con il tempo riusciremo a vedere cosa a conservato per noi, sia in negativo e sia in positivo. Purtroppo non si può scappare, bisogna affrontarlo a testa alta.
Arrendersi non serve a niente, bisogna sempre stare allerta per non essere schiacciati dagli eventi imprevedibili, dalle persone, dal mondo intero che non è tutto rose e fiori.
La mia gamba si muoveva con ritmo accelerato in continuazione mentre ero seduta sulla sedia ad aspettare il giudice che ci comunicasse la sua decisione. Il tempo sembrava non passare più, ad ogni minuto ne corrispondevano dieci, c'era un silenzio tombale e nessuno osava parlare. Chissà cosa mi avrebbe detto Andres in quel momento, cosa avrebbe fatto...
Quella sala sembrava come il purgatorio, in mezzo tra inferno e paradiso. Il giudice avrebbe deciso chi mandare nel mondo dei dannati e chi far diventare un beato. Avevo la sensazione di essere in bilico su un filo sottilissimo e che il mio futuro dipendesse solo dalle parole che quell'uomo avrebbe pronunciavo.
Dentro avevo un mix di emozioni, ero in ansia, agitata, nervosa, felice perché forse sarebbe finito tutto una volta per tutte.

Il momento arrivò. Il giudice fece ritorno nella sala e si posizionò al suo posto, aveva un foglio in mano, probabilmente sopra c'era scritto quello che aveva deciso insieme alla commissione.
"Analizzando le prove e testimonianze di entrambe le parti siamo giunti ad una conclusione. A differenza delle dimostrazioni portate dall'avvocato della signora Nimri, abbastanza dettagliate, precise e veritiere, le prove dell'altra parte sono insufficienti e perlopiù insignificanti. Non dimostrano a pieno quello che Antonio sostiene e non sono pertinenti. Proprio per questo io e la commissione siamo tenuti a credere a Najwa." Disse il giudice. A quelle parole scoppiai in lacrime perché finalmente riuscivo a vedere la fine di quel tunnel buio in cui ero intrappolata da troppo.
"Condanno il Signor Antonio a 6 anni di prigione per violenza su una donna, per sfruttamento in quanto usava la popolarità della donna per guadagnare, per falsificazione di analisi in quanto non sono mai state fatte. Per concludere aprirò un'indagine sull'incidente che ha coinvolto il compagno della signora e la pena aumenterà nel caso in cui Antonio risulterà davvero l'organizzatore perché ancora non si può dimostrare del tutto. Sarà in quel caso accusato di istigazione al suicidio in cambio di soldi  perché nell'incidente è deceduto un uomo, e un altro è in coma. Così è deciso l'udienza è tolta." Concluse il giudice sbattendo il martelletto.
Tirai un sospiro di sollievo, l'inferno era finalmente terminato. Ero al settimo cielo, non so descrivere cosa provavo in quel momento ma fui accolta da un'ondata di euforia ed entusiasmo che mi fecero finalmente sentire libera. Abbraccia Alba, Maggie tutti quelli che mi avevano sostenuta. Ringraziai il mio avvocato perché ce l'avevo fatta anche per la sua bravura. Non smettevo più di piangere, ero troppo emozionata. Se non fosse stato per Andres probabilmente non sarei arrivata fino a qui, mi aveva dato il coraggio di affrontare questa situazione e mettere il punto. Avrei voluto baciarlo in quel momento con tutta me stessa, sarebbe stato orgoglioso di me. Mio figlio avrebbe vissuto una vita normale e non dovevo più preoccuparmi di niente.
"Ti odio bastarda!!" Gridò Antonio mentre la polizia lo portava via, il suo urlo rimbombò per tutta la sala ma nonostante avessi i suoi occhi pieni d'odio puntati sopra non smettevo di sorridere. Gli mandai un bacio per provocarlo l'ultima volta finché poi non lo vidi più e sentii solo le sirene della polizia suonare. Andai fuori dal tribunale insieme alle mie amiche e tantissimi giornalisti mi fermarono per chiedere informazioni, prime sensazioni dopo il processo e come sarebbe stato il mio futuro. Risposi velocemente perché ero troppo frastornata e felice per tutta questa situazione.
Non vedevo l'ora di andare in ospedale per vedere Andres e raccontargli tutto, magari sarebbe stato anche sveglio. La speranza era l'ultima a morire.
Prima di andare via raggiunsi Daniel che si stava incamminando verso la sua macchina.
"Daniel aspetta vorrei parlarti..." dissi con tono di voce alto affinché mi sentisse. Provavo un po' di imbarazzo semplicemente perché erano anni che non parlavamo.
"Volevo ringraziarti per essere venuto... non penso che sia stata facile per te..." continuai io, mi guardava un po' dispiaciuto. Forse gli si era aperta una ferita troppo grande.
"Non ringraziarmi l'ho fatto perché era la cosa giusta..." rispose, sapevo che non era solo per quel motivo.
"Le parole che hai detto.. non immaginavo che..." non mi fece finire di parlare.
"Non immaginavi che sono ancora innamorato di te?" Intervenne lui cogliendone di sorpresa, pensavo che fosse stato molto male dopo la rottura ma non che fosse ancora qualcosa di vivo in lui. Rimasi senza parole e infatti ne approfittò.
"Secondo te perché dopo tanto tempo sono ancora qui?" Mi chiese lui. La conversazione diventò difficile.
"Io pensavo che fossi qui perché te lo aveva chiesto gentilmente Andres." Risposi tranquillamente aprendo le braccia.
"Ecco appunto. Se me lo avessi chiesto tu avrei fatto molto più di questo. Capisci che quando si tratta di te farei di tutto? Non importa chi me lo chiede..." mi spiazzò con quelle parole. Aveva gli occhi lucidi. Non poteva pretendere molto da me, non avevamo contatti da una vita.
"Hai lasciato che le cose andassero così, perché non hai lottato un po' di più per me?" Gli chiesi, volevo sapere perché si fosse arreso così facilmente.
"Credi davvero che sarei riuscito ad allontanarti da Antonio? Ti ricordi com'eri allora?" Replicò con voce tremolante, io guardai in basso.
"Ti rinfresco la memoria... non ti si poteva avvicinare nessuno che non fosse lui. Ti sembra un motivo valido questo per non aver lottato per te?" Si giustificò cercando di ricordare altre cose.
"Se davvero mi volevi lo avresti fatto. Io adesso non posso darti niente, sono innamorata di un'altra persona..." rivelai a Daniel, ma questo già lo sapeva.
"Lo so già. E mi si ribalta lo stomaco se ci penso, spero davvero che ti ami e che faccia di tutto per te, non come ho fatto io..." specificò. Si, Andres faceva di tutto per me sempre, era in un letto d'ospedale per me, ha rinunciato a molte cose per me, ha deciso di starmi vicino e non scappava alla prima difficoltà.
"Lo fa tranquillo... e tu adesso cosa farai?" Dissi dispiaciuta, in fondo gli volevo bene, avevamo condiviso tanto insieme anche se non era andata bene, ma il passato non si rinnega e non mi pento di quello che ho vissuto con lui.
"Quello che ho sempre fatto. Ti guarderò in televisione, sulle storie di Instagram, sui giornali e ogni volta penserò a quanto sei bella..." spiegò lui avvicinandosi a me, mi prese la mano ma non con cattive intenzioni, piangeva e mi commossi anch'io vedendolo così.
"Prenditi cura di te e del bambino, sarai una madre fantastica...." Concluse con quelle parole che mi scaldarono il cuore. Lo salutai ringraziandolo nuovamente, mi lasciò un bacio sulla guancia, poi voltò le spalle e si diresse a passo lento verso la macchina.
Quella conversazione mi lasciò un po' di amarezza dentro, mi dispiaceva per come stesse Daniel ma non potevo farci niente. In passato resta passato e il mio presente e il mio futuro in quel momento erano un'altra persona.

"Najwa andiamo a bere qualcosa per festeggiare dai..." m'invitò Alba, dopo la conversazione con Daniel ero un po' amareggiata ma ero felice comunque. Infatti alle mie amiche feci un sorriso a 36 denti.
"Nono vado in ospedale da Andres, non me la sento di festeggiare senza di lui..." mi giustificai io, non mi divertivo senza lui.
"Ti prego dai, solo mezz'ora poi ti accompagno io.." mi supplicò Maggie con le mani giunte.
"Andres vuole che tu diverta, dopo starai tutto il tempo che vuoi..." insistette Alba con una vocina carina. Rifiutai ancora ma continuavano ad insistere finché alla fine non accettai.
"Solo mezz'ora però va bene?" Cedetti. In macchina cantavano e si divertivano.
"Adesso che arriviamo al bar ci prendiamo un bello spritz." Suggerì Alba ridendo e restando attenta alla strada, Maggie annuì, io le guardai rosicando.
"Siete delle stronze però... io posso bere solo succo di frutta." Ricordai loro della mia gravidanza e scoppiammo a ridere. Finalmente ero felice e il profumo della libertà era come una droga. In quella mezz'ora però successe quello che non sarebbe dovuto succedere ed io non ero nel posto giusto al momento giusto.

"1...2...3...LIBERA. 1...2...3...LIBERA"

IL SILENZIO DI UNA ROSSA Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora