48.

15 2 0
                                    

"Se ci fossi stato tu nessuno avrebbe toccato la mia pancia. Non cerco un tuo sostituto, voglio te e non lo capisci..."mi arrabbiai quando sentii quelle parole.
"Come faccio a crederti?" Mi chiese dispiaciuto, si distolse nuovamente dalla mia presa e mi guardava deluso e amareggiato.
"Perché avrei messo un punto a questa storia già da tempo se non ti avessi voluto." Risposi con le lacrime agli occhi e la voce che faticava ad uscire. Non disse niente dopo quella frase e restammo a lungo in silenzio, poi mi sorprese come sempre.
"Come sta il bambino?" Chiese. Non era mai stato una persona superficiale e non se ne sarebbe mai fregato di suo figlio, quella era la dimostrazione.
"Sta bene inizia a scalciare... vuole che suo padre gli sussurri come fa sempre..." dissi mentre andavo a sedermi sul divano, ero molto stanca e litigare non mi aiutava.
Andres si avvicinò lentamente a me e si accovacciò  accanto al divano, iniziò ad accarezzarmi la pancia e poi gli parlò.
"Piccolo ogni volta che tua mamma si avvicina ad un uomo tira un calcio..." mormorò sulla mia pancia sorridendo, mi emozionai e scoppiai a piangere non appena sentii un calcetto provenire da dentro. Con stupore lo dissi all'uomo davanti a me, subito mi scoprì la pancia e iniziò ad osservare i leggeri movimento che s'intravedevano. Anche lui era emozionato e condividere quei momenti era la cosa che più mi era mancata.
Dopo un po' si sedette accanto a me e iniziò a guardarmi intensamente, lo stesso feci io. Discostava ogni tanto lo sguardo sulla mia bocca e anch'io non potevo evitare di fare così. Ci desideravamo tanto, ogni volta che eravamo vicini sentivamo il bisogno di unirci. Pian piano i nostri corpi e le nostre labbra si avvicinarono fino a trovarsi a due millimetri di distanza, quasi si sfioravano, sentivo il suo respiro che diventava sempre più intenso. Quando stavamo per baciarci lui si spostò e si girò di lato. Cosa gli prendeva? Non poteva lasciarmi così con la voglia di baciarlo. Guardai in basso e alzai gli occhi al cielo sospirando, cercavo di mantenere la calma.
"Questo cosa vuol dire? Che non ti fidi più di me?" Gli chiesi infastidita, mi guardò per un attimo e poi riprese a guardare il vuoto per terra.
"Continuo a rivedere la scena di prima..." disse riferendosi al bacio con Benjamin, era diventato molto pesante.
"Ma perché non capisci che ho baciato lui e m'immaginavo di avere te davanti" cercai di spiegare.
"Io non ti farei mai una cosa del genere Najwa..." controbbattè ancora più deluso, non sapevo più che fare e come convincerlo.
"Io ti amo, ho sempre amato te, mettitelo bene in testa questa cosa. Cosa vuoi fare con noi? Vuoi lasciare che finisca tutto o per una volta metti da parte il tuo orgoglio?" Lo misi alle strette, avevo bisogno di conferme e non solo parole messe in aria senza alcun significato.
"Ho bisogno di tempo..." mi disse alzandosi dal divano e andando verso la porta.
"Le tue sono solo parole. Io ho bisogno di fatti invece..." risposi stizzita mentre andava via. Si sarebbe fatto sentire? Cosa sarebbe successo adesso?
Vedevo in continuazione la nostra storia appesa ad un filo che prima o poi si sarebbe spezzato se non avessimo messo da parte l'orgoglio. Sono sempre stata dell'idea che in una relazione le cose si fanno in due, da parte mia la volontà c'era ma da parte sua? Aveva bisogno di tempo, e se in quel tempo si fosse accorto che non sono tanto importante come credeva? Mi mancava averlo vicino, giorno e notte, mi mancavano i suoi baci, i suoi abbracci, le sue carezze, la nostra fisicità, il mio corpo a contatto con il suo. Mi mancava tutto di lui e non sapevo come avrei fatto a colmare quel vuoto se la nostra storia fosse finita definitivamente.
————————————

Passarono due settimane ed entrai nel settimo mese di gravidanza, mi sentivo sempre più stanca e facevo sempre più fatica a fare tutte le cose in casa. Andres si fece sentire più volte, mi chiamava per sapere come stessi, per parlare un po' e farmi compagnia, venne a casa mia a pranzare e a cenare alcuni giorni. Era molto distaccato però, non riusciva ad avvicinarsi spontaneamente come faceva prima anche se c'erano state diverse occasioni in cui ci trovammo vicini, ma non successe nulla. Decisi di dargli il tempo di cui aveva bisogno, avevo sbagliato io e quindi dovevo aspettare, con la speranza che si risolvesse tutto al più presto. Vedevo la difficoltà che aveva ma allo stesso tempo notavo la sua buona volontà, quindi è anche perché che decisi di aspettarlo.
"A pomeriggio devo fare la visita, vuoi venire con me?" Gli chiesi mentre mangiavamo, accettò volentieri. Anche se le cose tra noi non sarebbero andate per suo figlio ci sarebbe stato e questo lo apprezzavo molto. Non era cattivo e non mi avrebbe mai lasciata da sola com un bambino da crescere.
"Dovremmo dargli un nome..." suggerì lui, accennai un sorriso, speravo che me lo chiedesse.
"Certo... quale piace a te?" Domandai curiosa. Avevo già in mente qualche nome ma non ero sicura ancora.
"Non ne ho idea... Pablo? Santiago?" Disse lui sorridendo, finitamente si respirava un po' d'aria di serenità.
"Carini ma non mi convincono..." risposi facendo una smorfia. Volevo che il nome di mio figlio avesse un significato importante.
Finimmo di mangiare e Andres sparecchiò la tavola, ero debole quel giorno, avevo molti dolori. Apprezzavo molto che mi aiutasse e andasse oltre la situazione difficile che stavamo vivendo.
"Io avevo pensato a Tobias o Manuel..." aggiunsi dopo un po' ma non ero convinta. Andres si avvicinò a me che ero stesa sul divano e si accovacciò sulla pancia.
"Non ti piacciono vero?" Sussurrò alla pancia, lo guardavo divertita, mi faceva stare bene.
"Se non ti piacciono tira un calcio alla mamma..." disse dopo, lo guardai un po' male e gli tirai una pacca sul braccio.
"Tanto sta solo dentro la mia pancia e fa male a me...." Continuai mettendo il muso. Andres si mise a ridere e anch'io lo seguii.
"Ahii..." mugugnai mentre sentivo il bambino scalciare come non aveva mai fatto.
"Questa è colpa tua." Affermai prendendo in giro Andres, l'uomo che avevo davanti mi lasciò un bacio sulla pancia sorridendo e poi si sedette accanto a me. Restammo in silenzio a guardarci per qualche minuto, con delicatezza mi toglieva le ciocche di capelli che mi coprivano il viso e il suo tocco leggero mi fece rabbrividire.
"Mi manchi. Mi manchi veramente tanto..." sussurrai, era come un lamento perché non ce la facevo più a stare lontano da lui. Mi guardò pensieroso ma vedevo che anche per lui era così. Volevo che si lasciasse andare.
"Io sono qui e non me ne vado." Mi disse lui, riuscì a tranquillizzarmi con quelle parole, dovevo avere solo pazienza, nulla di più. Non lo avrei lasciato andare mai. Non sarebbe più successo.

Mi accompagnò a fare la visita verso le 5, la dottoressa quando lo vide rimase perplessa perché la volta prima non c'era e per quello che le aveva detto pensava che  non sarebbe più tornato.
"Ormai siamo quasi alla fine..." affermò lei mentre guardava nello schermo il mio grembo. Come al solito non riuscivo a trattenere le lacrime alla vista di quella piccola creatura che cresceva dentro di me. Anche Andres era emozionato. La gravidanza procedeva a gonfie vele e il battito era regolare. Mi sarebbe mancato il pancione ma non vedevo l'ora di averlo tra le mie braccia.
"Alla prossima visita vi dirò per quando è prevista la nascita, dovrebbe essere a Giugno..." ci disse la dottoressa. Ero finalmente felice e avevo tutto quello di cui avevo bisogno. Notai però che quando la dottoressa nominò il mese di Giugno Andres s'incupì un po' e non capivo il motivo.
In macchina restò in silenzio, chissà a cosa stava pensando, non volevo disturbarlo ed essere troppo pesante quindi restai zitta anch'io.
Quando tornammo a casa lo vidi pensieroso, come se mi volesse dire qualcosa ma non era sicuro di volerlo fare. Gli lasciai il suo tempo e feci finta di niente.
"Che ne dici di Teo?" Disse ad un tratto lui, mi prese alla sprovvista e rimasi senza parole, ma ero contentissima. Da dove era uscito quel nome? Perché aspettare così tanto per dirmelo? Era sicura che stesse pensando a quello da molto.
"È bellissimo Teo..." risposi emozionata avvicinandomi a lui.
"Come mai questo nome?" Chiesi curiosa, quel nome mi piaceva veramente tanto, aveva qualcosa di particolare ma  non riuscivo a capire cosa.
"A Giugno è nato anche mio padre... e si chiamava Teo." Mi rivelò lui un po' triste, rimasi colpita da quella cosa, non me lo aveva mai detto ed ero felice che si fosse aperto con me.
"Teo va benissimo, mi piace..." gli dissi accarezzando il suo viso felice, sorrise e mi accarezzò la pancia. Il bambino iniziò a muoversi e a scalciare, era felice anche lui.
"Piace anche lui a quanto pare.." mormorai. Scoppiammo a ridere insieme al bambino che non stava più fermo.

IL SILENZIO DI UNA ROSSA Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora