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Pensai molto spesso alla situazione che si era creata nel bar, pensai ad Andres e alla sua reazione, pensai alle parole di Benjamin che mi fecero rabbrividire. Non riuscivo ad immaginarmi con un altro uomo al mio fianco a crescere mio figlio. Una parte di Andres sarebbe stata sempre con me, non lo avrei mai dimenticato del tutto. Sarei riuscita a vivere senza di lui ma il fatto è che non lo volevo.
Avevo tanta voglia di vederlo, parlargli in faccia, guardare i suoi occhi verdi, baciarlo. Baciarlo come non avevo fatto mai, volevo abbracciarlo e non staccarmi più, mi mancava così tanto....

Dall'altra parte avevo un altro uomo che mi dimostrava da sempre il suo interesse nei miei confronti ma per lui non provavo niente almeno per il momento.
Era già sabato quindi sarebbe venuto Benjamin a cena da me. Non nascondo che avevo un po' d'ansia perché dopo le rivelazioni che gli avevo fatto due giorni prima non sapevo come si sarebbe comportato, se avesse fatto un passo avanti o uno indietro. Sapevo solo che avrei fatto quello che mi sentivo, sarei stata me stessa come sempre.
Preparai una bella cena a base di pesce e preparai il tavolo con fiori e candele, sarebbe stata una vera e propria cena a lume di candela come quelle che fanno le coppie. Perché lo stavo facendo? Mi chiedevo spesso tra me e me. Forse volevo solo cercare di andare avanti con qualcuno che mi voleva davvero e me lo dimostrava, volevo sentirmi di nuovo amata.
Il bambino iniziava già a farsi sentire, ogni tanto tirava dei calcetti leggeri e mi emozionavo ogni volta, quanto avrei voluto che Andres sussurrasse sulla pancia come aveva sempre fatto. Non sapevo ancora come chiamare mio figlio e dovevo iniziare a pensarci perché la data iniziava ad avvicinarsi.
Alle 9 in punto arrivò Benjamin, sempre puntuale come al solito. Portò una bottiglia di vino bianco anche se io non potevo berlo essendo incinta, ma lo ringraziai ugualmente.
"Come stai?" Mi chiese. Nel frattempo ci eravamo seduti al tavolo e iniziammo a mangiare l'antipasto.
"Diciamo che sto meglio. L'altro giorno mi ha fatto bene sfogarmi con te..." rivelai, sorrise, era contento che mi fosse stato d'aiuto. Non volle riaprire l'argomento perché non avrei più finito di parlare e soprattutto perché non era il momento di parlare di un altro uomo.
Parlammo per tutta la sera del più e del meno, era davvero una persona di buona compagnia.
Finita la cena iniziai a sparecchiare ed una volta che tolsi la maggior parte delle cose dal tavolo mi chiamò vicino a lui. Con mia sorpresa mi fece sedere sulle sue gambe, con una mano mi stringeva la coscia, con l'altra mi toccava la pancia. Il suo tocco delicato mi fece rabbrividire ma ero profondamente a disagio sentendo le mani di un altro toccare il mio corpo.
"Come mai hai deciso di fare questa cena?" Mi domandò curioso, stava di nuovo fraintendendo le cose. Quindi gli dissi la verità.
"Volevo farmi perdonare per come mi sono comportata due anni fa. Non te lo meritavi..." spiegai dispiaciuta. Lui si irrigidì un po' ma solo per qualche istante, poi si rilassò.
"Cosa è significato per te quello che è successo tra di noi?" Chiese serio, io m'imbarazzai e sorrisi, decisi di dire tutta la verità.
"Pensavo che non significasse niente. Poi quando sei andato via..." gli dissi ma m'interruppe subito.
"Perché non mi hai cercato?" Ci era rimasto veramente male, non potevo farci niente. Se fosse stato qualcosa di forte probabilmente staremmo insieme.
"Non rincorro nessuno..." risposi guardandolo negli occhi.
"Beh il padre di tuo figlio però lo hai rincorso parecchio..." con quella frase riuscì a rovinare tutta l'atmosfera che si era creata tra di noi. Perché nominarlo proprio in quel momento? Cercavo di andare avanti ma ritornava sempre nei miei pensieri anche quando mi sforzavo di pensare ad altro.
"Non nominarlo sempre..." dissi stizzita. Lui capii di aver sbagliato e annuì, dopo un momento di silenzio tombale continuò a parlare.
"Io so come puoi farti perdonare..." disse con un sorriso malizioso. Sapevo già dove voleva arrivare ma lo lasciai continuare. Iniziò a giocherellare con i miei capelli, togliendomi la frangia dalla fronte.
"Io credo che tu debba andare avanti. Lascia andare il passato, ti fa solo male..." si riferiva chiaramente ad Andres, aveva una voce che riusciva a convincerti.
"Cosa vuoi dire?" Chiesi timidamente conoscendo già la risposta.
"Baciami Najwa." Prese delicatamente il mio viso e mi baciò, non provavo niente avendo
le sue labbra a contatto con le mie, ero molto rigide e fredda ma il bacio non durò a lungo.
Qualcuno aprii piano la porta e il rumore ci interruppe.
Andres era fermo davanti a noi che ci guardava, aveva le chiavi di casa e mi ero completamente dimenticata di avergliele date.
Mi alzai di scatto e preoccupata mi avvicinai a lui, non avrei mai voluto che avesse visto quel bacio. Volevo farlo ingelosire ma non fino a quel punto, quel bacio era stato uno sbaglio, non lo volevo, mi ero solo fatta prendere dalla situazione e sbagliai.
"Non è come sembra davvero..." gli dissi prendendogli una mano ma si spostò subito schifato.
"No? E cosa vuol dire?" Mi domandò arrabbiato e deluso, stava per piangere.
"Ma lui è quello del bar dell'altro giorno?" Intervenne Benjamin avvicinandosi, non capiva cosa stesse succedendo.
"Si sono l'uomo senza palle di cui ti parlava l'altro giorno..." rispose Andres nervoso, mi stava anche provocando.
"Najwa forse dovresti darmi delle spiegazioni..." disse Benjamin confuso, lo avevo illuso di nuovo probabilmente.
"Tranquilli vi lascio soli per continuare la vostra cena romantica..." ribattè Andres prendendo in giro. Lo bloccai subito, era arrivato il momento di parlare.
"Quindi l'altro giorno al bar mi hai raccontato tutte quelle cose solo per far ingelosire lui? Ci sei riuscita, ha avuto la  reazione che cercavi..." affermò l'uomo, non lo feci volontariamente, non avevo scelto io di trovarlo li.
"E fammi immaginare quel bacio di prima non è significato niente come in passato?" Mi chiese, stava iniziando ad innervosirsi anche lui.
"Non pensavo che lui venisse proprio stasera e te l'ho dato perché lo volevo fare..." mi giustificai. Andres ascoltava attentamente tutto, ogni tanto rideva e scuoteva la testa, non ci credeva nemmeno lui a quella situazione. Benjamin andò verso la porta  infastidito e poi si rivolse a me di nuovo.
"Hai intenzione di lasciarmi andare di nuovo? Perché questa volta è per sempre..." mi avvisò, ma io non potevo dargli quello che lui voleva.
"Non posso rincorrerti come farei con Andres, io e lui siamo legati da un filo che per quanto possa essere rovinato non si romperà mai." Risposi dispiaciuta. Benjamin annuì, ancora una volta ci rimase male e mi sentii profondamente in colpa. Poi prima di andarsene si rivolse ad Andres.
"Sei un coglione se la lasci andare." Con quella frase andò via da casa mia, lasciandoci soli, uno di fronte all'altra.
Come avrei giustificato quel bacio? Dovevo giustificarmi? È da un mese che non si faceva vedere perché avrei dovuto dare conto a lui?
Stavo solo cercando di andare avanti senza rendermene conto che era ancora ancorata al mio passato. Non si può andare avanti senza mettere un punto a tutte le storie.
"Sai come mi sento in questo momento?" Disse lui dopo un lungo silenzio. Lo guardavo con il cuore in gola, non riuscivo a parlare, la mia gola era secca.
"Un oggetto inutile in mezzo alla tua vita. Che senso ho? Spiegamelo." Continuò. Andava avanti e indietro per il salotto, io mi alzai dal divano.
"Dove cazzo sei stato in questo mese? Che spiegazioni dovrei dare ad uno come te? Spiegami tu piuttosto.." iniziai ad innervosirmi e ne avevo tutte le ragioni.
"Ho appena visto un tuo bacio con un altro e tu mi chiedi cosa ho fatto in questo mese? Cosa ho fatto secondo te?" Alzò la voce.
"Sono stato un mese intero a pensare a quanto ti amo e a quanto io non riesca stare senza di te. Ho pensato a mio figlio e ad un modo per fare accettare le persone più importanti della mia vita dalla mia famiglia. E ci sono anche riuscito sai? Ma adesso che senso ha?" Mi spiegò piangendo e con voce alta ma tremolante.
"Perché non sei stato con me? Capisci che ho bisogno di averti giorno e notte accanto a me?" Strinsi il suo viso tra le mie mani e piansi come non avevo mai fatto. Si spostò subito.
"Non posso accettare che tu stia male e non posso vederti soffrire. E tu cosa fai? Trovi già un sostituto. Complimenti davvero..." mi disse infastidito, i suoi occhi esprimevano tutto il dolore e la delusione. Questo non giustificava il fatto che mi avesse lasciata sola.
"Sai cosa non sopporto anche?" Lo ascoltavo in silenzio.
"Non sopporto che un altro tocchi mio figlio e tocchi il tuo corpo, le tue labbra e che stia con te in casa tua." Mi si sciolse il cuore quando sentì quelle parole.
Certe delusioni ti fanno il cuore a pezzi, certe parole ti graffiano gli occhi, certi gesti ti distruggono il sonno, è che quando ti delude là persona a cui tenevi di più ci rimani così male che non riesci a descriverlo neanche a parole.

IL SILENZIO DI UNA ROSSA Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora