8.

37 3 0
                                    

Era un pianto liberatorio forse anche un po' di disperazione. Ero sempre riuscita a mantenere il controllo ma questa volta il mio istinto ha prevalso. Cosa mi era successo? Perché avevo reagito in quel modo quando ho sentito il suo nome? Era uno sconosciuto ed io lo avevo difeso, giocandomi tutta la mia vita contro una persona che sapevo benissimo che era capace di rovinarmela. Quando ho sentito Antonio dire il nome di Andres mi era scattato qualcosa dentro, come se una voce mi avesse detto: "Non permettergli di rovinare anche questa cosa."
Quando toccavano qualcuno a cui volevo bene reagivo così ma perché reagire così per una persona che conoscevo appena?
Capii che lui era il mio punto debole, ero forte, sapevo come cavarmela da sola, ma quello era il mio tasto dolente.
Era il mio punto debole perché da qualche parte dentro di me sapevo che ci sarebbe stato qualcosa tra di noi, e per quanto sapessi che avrebbe solo complicato la situazione lo desideravo con tutta me stessa.
Ero accovacciata in quell'angolo ormai da mezz'ora finché sentii i passi di qualcuno venire verso di me. Alzai la testa che avevo tra le braccia e con il trucco tutto sbavato vidi Andres che si avvicinò.
"Najwa ma cosa è successo? Ti cercavo, non sapevo dove fossi..." disse lui preoccupato accarezzandomi il braccio. Il suo tocco mi piaceva e mi provocava dei brividi per tutto il corpo. A differenza di Antonio non volevo che smettesse di toccarmi.
"Tranquillo sto bene..." risposi io alzandomi da terra e cercando di togliere dal viso il mascara colato stavo per andare via evitando il suo sguardo.
"No non stai bene Najwa non prendermi in giro perché non ti credo..." replicò lui porgendosi verso di me e impedendomi di andarmene. Si mise al centro del corridoio e mi guardò dritta negli occhi, io guardavo in basso ma sentivo il suo sguardo penetrarmi dentro. Decisi di alzare il capo e di guardarlo negli occhi come lui stava facendo con me, appena osservai i suoi occhi verdi così premurosi nei miei confronti i miei occhi si riempirono di lacrime e scoppiai di nuovo a piangere. Ero in preda ad un attacco di panico e mi sentivo morire. Andres cercò di asciugarmi le lacrime, mi prese la mano e mi portò verso l'uscita di dietro per non farmi vedere da nessuno.
"Andiamo... ti accompagno a casa." Mi disse lui. Io lo guardai e feci "no" muovendo il capo, ma insistette e accettai.
Appena entrai in macchina sentii il suo profumo che riecheggiava nell'aria, era talmente buono che mi mandò in un altro mondo e mi aiutò anche a tranquillizzare.
Andres chiamo Marco per dirgli che aveva avuto un imprevisto ed era dovuto andare via, gli disse di trovarsi un passaggio per il ritorno e chiuse senza rispondere alle domande dell'amico. Incredibile! Aveva preferito aiutare una persona che conosceva appena anziché stare con l'amico ad un evento importante. Restai sorpresa per la sua discrezione, fece finta di aver avuto un imprevisto personale per non raccontare all'amico quello che era successo a me. Voleva rispettare la mia privacy e mi faceva davvero piacere questa cosa.
Quando chiuse la chiamata gli dissi quale strada doveva prendere per andare a casa mia, da un lato ero anche felice perché avrebbe saputo dove abitavo, ma ero comunque distrutta. Durante tutto il tragitto non parlai, avevo la testa appoggiata al finestrino e guardavo il paesaggio che scorreva davanti ai miei occhi. Pensavo a come avevo fatto a ridurmi in quel modo...
Andres si voltò più volte verso di me preoccupato ed era molto angosciato nel vedermi così, lo riuscivo a sentire. A volte qualche lacrima rigava il mio viso e quando lui se ne accorgeva metteva la sua mano sulla mia per farmi capire che era lì con me. Apprezzai molto quei piccoli gesti, non riuscivo a guardarlo in faccia però, odiavo farmi vedere così soprattutto perché non ero io.
Arrivammo sulla strada di montagna che portava a casa mia e appena Andres notò dove vivevo cercò di sdrammatizzare.
"Ma come fai ad abitare da sola in mezzo ad una foresta? Non hai paura?" Sorrise girandosi verso di me e sperando che anch'io stessi sorridendo. In effetti mi aveva fatta ridere ed ero sorpresa di questo. Nessuno era mai riuscito a sollevarmi il morale durante i miei momenti di crollo.
"Perché scusa la maggior parte delle principesse dove abitano prima di trovare il principe azzurro?" Scherzai io mentre scesi dalla macchina e dirigendomi verso la porta di casa. Lui mi seguii e cercai le chiavi per aprire.
"Ah quindi quando troverai il principe azzurro lascerai la casa in mezzo al bosco e andrai a vivere in un castello?" Disse lui. Credo che mi fece quella domanda per sapere se avessi un compagno o no ma in realtà gli avevo già fatto capire che ero sola, voleva solo avere la conferma.
"Beh magari questa casa diventerà il castello se troverò il mio principe.." aggiunsi mentre giravo le chiavi nella porta. Era riuscito a cambiare il mio umore in cinque minuti con una semplice battuta ed ero stupita di questa cosa perché quando ero giù nessuno ci riusciva nemmeno Alba.
Entrammo in casa e lasciai la borsa e il cappotto, Andres mi seguii verso la cucina e si sedette sullo sgabello. Nel frattempo io presi due calici e una bottiglia di vino rosso, versai il vino nei bicchieri e mi sedetti accanto a lui.
"Ora che ti sei un attimo calmata... hai bisogno di sfogarti? Vuoi dirmi cosa è successo?" Mi chiese lui mentre sorseggiava il vino. Io lo guardai un po' prevenuta perché non sapevo se raccontargli l'accaduto. Il vino mi stava già facendo uno strano effetto e decisi di lasciarmi andare. Dopo un lungo silenzio iniziai a parlare.
"Ho litigato con il mio manager perché ha scoperto che avevo fatto entrare te e Marco all'evento senza dirgli niente. È uno molto autoritario e diciamo che s'incazza un po' se faccio le cose a sua insaputa" gli raccontai tranquillamente. Era un po' incredulo perché non era normale la mia reazione se questa era la motivazione.
"Non guardarmi come se fossi una pazza non ho ancora finito..." sorseggiavo il vino e ogni volta che finivo riempivo il bicchiere.
"È da anni che controlla la mia vita ricattandomi. Conosce il mio passato e minaccia di dirlo a tutti se non faccio quello che dice. Questa sera ho deciso di mandarlo a quel paese e lui ha accettato tranquillamente. Ma mi ha detto che non si farà problemi a raccontare tutto ai giornali." Finii di spiegargli e presi di nuovo la bottiglia per riempire il bicchiere ma lui mi fermò guardandomi seriamente. Ero al quarto bicchiere ed ero palesemente ubriaca.
Andres non disse niente su quanto gli avevo appena rivelato, probabilmente perché non ero capace di rispondergli a delle eventuali domande che mi avrebbe posto. Il vino mi aveva sempre fatto questo effetto ma mai come stasera, avevo giramenti di testa e non capivo più niente. Volevo dimenticare i problemi per un po' e ci riuscii. Stavo per prendere di nuovo la bottiglia ma mi fermò.
"Najwa basta sei completamente ubriaca ti sentirai male se continui così"disse lui cercando di farmi ragionare, io non stavo capendo niente, l'alcool ormai scorreva nelle mie vene e feci una cazzata.
"Ma tu chi cazzo sei per dirmi cosa fare? Solo perché mi hai offerto un passaggio e mi hai aiutata non significa che adesso siamo amici... di te non m'importa niente sei uno come tanti" mi guardò stupito ovviamente. Una sola persona s'interessava a me ed io ero stata capace di trattarla male. Mi facevo schifo da sola.
Lui capii che non ero in me, stette in silenzio e mi guardava mentre cercavo di andare a letto senza cadere a terra.
Avevo un mal di testa assurdo e avevo dei capogiri che non mi facevano essere stabile sui due piedi, infatti appena facevo un passo barcollavo.
Ad un certo punto inciampai sul tappeto e stavo per cadere a terra quando Andres mi prese dai fianchi ed evitò che mi facessi male. Il suo viso era vicinissimo al mio e le nostre bocche quasi si sfiorarono. Non successe nulla. Andres aveva capito che non ero io quella che aveva tra le braccia e non ne approfittò. Molti questo non lo avrebbero fatto, molti se ne sarebbero fregati e avrebbero fatto con il mio corpo qualsiasi cosa tanto io non ero cosciente.
Lui invece era una brava persona, con dei sani principi e che rispettava le donne. Mi accompagnò a letto e mi aiutò a togliermi i vestiti, poi mi sistemò le coperte io mi addormentai appena poggia la testa sul cuscino.

IL SILENZIO DI UNA ROSSA Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora