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Subito dopo l'intervista tornai a casa, all'uscita dagli studi c'erano già tantissimi paparazzi che volevano parlare con me ma avevo già detto tutto in televisione quindi rifiutai.
I social stavano impazzendo, Twitter, Instagram, Facebook e qualsiasi altro tipo di rete parlava della mia rivelazione. Ricevevo migliaia di messaggi e chiamate, la cosa che mi sorprese di più fu il fatto che tutto internet era dalla mia parte. Anche con semplici Twitter riuscivo a percepire tutto l'affetto dei miei fan e non solo, erano con me e mi sostenevano.
Tutti i miei amici e parenti mi chiamarono per complimentarsi del coraggio che avevo avuto e si dimostrarono dispiaciuti per quello che mi stava succedendo e si scusarono anche per non essersene accorti. Non era assolutamente colpa loro perché era stata una mia scelta restare in silenzio tant'è che lo sapevano solo 4 persone.
Insieme ad Andres mangiai qualcosa per pranzo, scambiammo qualche parola ma niente di che. Eravamo pensierosi ed entrambi aspettavamo una chiamata che non volevamo ricevere ma era inevitabile. Infatti il telefono squillò, tentennai un po', non volevo rispondere ma Andres mi diede il coraggio.
"Ricordati questo giorno perché è l'ultimo che vivrai normalmente. Ti rovinerò fidati..." ringhiò al telefono Antonio, sentivo la sua rabbia anche a distanza.
"Si? Fammi vedere cosa sai fare dai." Lo provocai. Mi venne spontaneo farlo, la vecchia Najwa determinata e testarda stava tornando e in quella situazione era quello che serviva.
"Ah e riferisci anche a quel coglione che hai accanto, perché so che sta accanto a te e mi sta ascoltando. Digli che sarà il primo che finirà male." Minacciò lui. Sapeva fare solo quello d'altronde.
"Continua pure a minacciare, sai fare solo quello. Faremo i conti con gli avvocati." Chiusi la chiamata, ero nervosa perché non sopportavo il suo modo di rivolgersi a me e soprattutto ad Andres.
La sua minaccia non spaventava l'uomo che avevo davanti ma a me si. Mi terrorizzava perché sapevo di cosa fosse capace e avevo paura che facesse del male all'uomo che amavo.
Sì, amavo Andres con tutta me stessa. Ne ho avuto la conferma durante l'intervista quando parlavo di come mi avesse aiutata, le lacrime che bagnarono i miei occhi erano lacrime oltre che di tristezza anche di gioia. Lui mi aveva ridato la voglia vivere, mi aveva dato la forza e soprattutto mi fece riscoprire cosa volesse dire essere amata e amare.
Il coraggio di dirglielo e ammetterlo davanti a lui guardandolo negli occhi ancora non lo trovai, aprirmi voleva dire buttare completamente tutte le barriere a terra e diventare totalmente vulnerabile.
In quella situazione non potevo essere vulnerabile, doveva essere forte per lui e soprattutto per me stessa e per la mia vita.
"Ma cosa fai adesso?" Mi chiese Andres stranito, era anche un po' divertito mentre mi guardava.
"Quando sono nervosa devo fumare e mettermi lo smalto ai piedi" dissi io. Mi tremavano le mani e misi male lo smalto. Poi scoppiai a ridere perché mi resi conto che la cosa che stavo facendo era stupida e poi Andres mi guardava male trattenendo la risata.
"Smettila di ridere cazzo, mi calma mettere lo smalto. È una cosa seria aiutami." Urlai isterica.
Mi osservava e rideva prendendomi in giro.
"Dovrei aiutarti a mettere lo smalto? Ma smettila su..." rispose prendendosi gioco di me, facendomi innervosire ancora di più.
"Quando mi chiedi qualcosa scordati che io ti aiuti." Sbuffai stizzita.
Si avvicinò al divano dove ero seduta intenta ad accendere la sigaretta che rimaneva spenta perché l'accendino era scarico. Si sedette accanto a me e mise la mano tra le mie cosce. Lo ignorai ma lui iniziò a baciarmi il collo lentamente facendomi rabbrividire.
"È inutile che fai la dura con me."Sussurrò lungo il mio collo. Continuavo ad ignorarlo anche se era difficile. Mi spostò i capelli di lato e oltre a baciarmi il collo, mi accarezzò dietro l'orecchio che era uno dei punti deboli.
"Merda così non vale però." Mugugnai inarcando leggermente la schiena.
Prese possessivamente i miei fianchi e mi portò inaspettatamente su di lui. Mi faceva impazzire quel suo modo di rendermi sua. Mi mandava totalmente fuori di testa.
"Se vuoi smetto." Disse lui, mentre continuava a baciare il mio collo, salii con la mani sul mio seno toccandolo dolcemente.
Mi scostai due secondi e fiondai la mia bocca sulla sua. Le nostre lingue si intrecciarono.
Ci ritrovammo nudi dopo pochi attimi, i nostri corpi combaciavano perfettamente e il piacere che sentivamo entrambi quando erano uniti non si poteva spiegare.
Raggiunse l'orgasmo e subito dopo anche io, lasciai cadere il mio corpo su di lui. Lo abbracciai e restai per un po' incollata alla sua schiena. Amavo il suo profumo, era inciso sulla mia pelle e non lo avrei lasciato andare via.
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Andai a fare una doccia dopo, mentre Andres preparò la cena. Mi consigliò di tenere il telefono spento e di scollegarmi per un po' dai social almeno finché la acque non si fossero calmate un po'.
Oltre a tutta la situazione che si era creata dopo la mia rivelazione, da un po' di giorni avevo un altro problema serio di cui non ne era a conoscenza nessuno.
Avevo un ritardo di due settimane, non mi era mai successo prima. Il mio ciclo era sempre stato puntuale come un'orologio svizzero e mi preoccupava un po' questo ritardo.
Nella mia vita mai avevo pensato di avere un figlio, sono sempre stata convinta di non essere capace di fare la madre, è una responsabilità troppo grande. Con il mio lavoro e tutti i problemi che ho sempre avuto non avrei trovato il tempo di crescere ed educare un bambino. Non sono mai stata in grado di amare me stessa come avrei potuto amare un altra persona che dipendesse da me h24?
Speravo che non fossi incinta, pensavo che fosse uno dei sintomi della menopausa, avendo 49 anni si avvicina quell'età più o meno. Non potevo esserne certa finché non avrei fatto il test. Non volevo dirlo ad Andres, non sapevo come avrebbe reagito. Non stavamo insieme, non eravamo una vera e propria coppia e appunto per questo un bambino non era programmato affatto. Avrebbe sicuramente complicato le cose.
Decisi così di chiedere aiuto ad Alba, non sarei uscita di casa per evitare le telecamere e i giornalisti, quindi qualcuno doveva comprare il test per me.
"Ehi Najwa come stai?" Mi chiese non appena la chiamai.
"Bene bene, è un po' tutto complicato ma andrò avanti." Sussurrai per non farmi sentire da Andres nell'altra stanza. Era felice che stessi bene.
"Sono contenta.... ma perché parli a bassa voce?" Domandò stranita. Si preoccupava sempre per me.
"Si allora ho un altro problema e ho bisogno del tuo aiuto." Risposi sempre a bassa voce, poi continuai.
"Non uscirò di casa per un po' per evitare i paparazzi e mi serve un favore urgente." Spiegai. Non potevo più aspettare, erano già due settimane e dovevo avere delle risposte.
"Najwa mi fai preoccupare... cosa succede?" La sua voce diventò più seria del solito.
"Ho un ritardo di due settimane..." raccontai alla mia amica che stette in silenzio per qualche secondo.
"Cazzo questo è un problema serio in questo momento..." mi disse. "Cosa vuoi che faccia?" Domandò.
"Devi comprare il test... più tardi ti invio un messaggio per dirti quando puoi venire. Andres non deve esserci e non deve sapere niente di questa cosa..." sussurrai controllando fuori dalla porta che l'uomo non stesse sentendo. Lei accettò e la chiamata si chiuse li.
Non volevo un figlio. Ma se il test fosse stato positivo? Cosa avrei fatto? Andres cosa voleva?
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Tolsi l'accappatoio, misi qualcosa sopra e raggiunsi Andres in cucina. Avevo preparato una cena perfetta a base di pesce e mi offrì un po' di vino bianco. Ero contenta di averlo li con me.
"Mi ha chiamato l'avvocato, domani devo andare a parlarci. A quanto pare Antonio ha già sporto denuncia. Vedremo come organizzarci..." spiegò mentre sorseggiava il vino.
"Non ha perso tempo il bastardo... io resto a casa ovviamente vero?" Chiesi sperando che dicesse si così che potessi far venire Alba.
"Sarebbe meglio per te..." mi consigliò lui.
Annuì con la testa e iniziai a mangiare.
Restammo tutta la sera insieme e guardammo un film sul divano. Decise quella sera di restare a dormire da me, prima di andare a letto mandai un messaggio ad Alba, senza farmi vedere, in cui le dicevo di venire il giorno dopo verso le 11.
Entrai nella coperte e subito Andres mi tirò verso di lui, io lo abbracciai forte e mi accoccolai nell'incavo del suo collo, mentre il suo profumo entrava nelle mie narici.
Mi lasciava ogni tanto dei baci sulla fronte e mi faceva i grattini sul braccio scendendo poi lungo la schiena. Avevo gli occhi chiusi e mi addormentai sotto il suo tocco leggero.
Si prendeva cura di me come mai nessuno aveva fatto prima, ma mi sentivo un po' in colpa perché non gli avrei detto che probabilmente avevo suo figlio nella pancia.

IL SILENZIO DI UNA ROSSA Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora