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Il processo iniziò di nuovo dopo mezz'ora, queste pause servivano per staccare un po' e riuscì a calmare la tensione. Nel mentre avevo chiamato l'ospedale per avere notizie di Andres ma nessuno mi rispose, quel silenzio mi preoccupava non volevo che fosse successo qualcosa qualcosa. Non stare insieme a lui mi preoccupava, per questo stavo giorno e notte a sorvegliarlo anche se c'erano i dottori.
"Signora Nimri lei cos'ha da dire in sua difesa?" Domandò il giudice per controbattere quello che mi aveva detto Antonio.
"Io non sono una malata mentale. E non permetto a nessuno definirmi tale. Per tutti questi anni è stato lui ad approfittare della mia popolarità per guadagnare. Sono stata continuamente minacciata, ho subito violenze da parte sua. Il mio passato ormai è passato e non credo che influisca sul motivo per cui io abbia sporto denuncia. Antonio non si è mai preoccupato della mia salute fisica e mentale perciò non mi avrebbe mai convinto a fare delle analisi, quello che interessava a lui erano solo i soldi. Lo ammetto a volte ho avuto qualche problema ma solo perché era lui a farmeli venire." Spiegai più chiaramente possibile. Il giudice era un po' perplesso.
"Signora è la sua parola contro quella di Antonio, vi siete incolpati praticamente delle stesse cose. Avete delle prove per dimostrare quello che dite?" Affermò il giudice, aveva ragione. L'unica differenza tra me e Antonio è che io avevo testimoni e prove, lui solo e spero delle stupide analisi false.
"Certo signor giudice, la mia cliente ha dei testimoni che possono confermare. Abbiamo le foto dei lividi che il signor Antonio ha lasciato sul suo corpo in seguito ad un attacco d'ira perché lei non si era concessa a lui." Disse il mio avvocato porgendo le foto al giudice che le analizzò attentamente.
"Saranno sicuramente disegnati con il trucco dai..." ringhiò Antonio, sembrava essere in ansia, non sapeva più come difendersi.
"Non le ho detto di parlare, aspetti il suo turno." Sbottò il giudice. L'aria si stava decisamente facendo tesa.
"Voglio sentire le testimonianze che avete portato. Iniziamo con Alba Flores." Ordinò l'uomo davanti a me. Alba si alzò e andò accanto alla postazione del giudice. Iniziò a raccontare la sua versione.
"Io e Najwa ci conosciamo da anni. Siamo come sorelle, mi racconta tutto quello che le succede. Sono stata una delle poche persone a sapere di questa situazione ma non ho potuto fare niente perché non sapevo come muovermi, e sopratutto come lei avevo paura di quell'uomo. Ho visto personalmente la sua ossessività nei confronti della mia amica, i suoi occhi sempre fissi su di lei per controllare cosa facesse." Spiegò la mia amica, mi guardava con le lacrime agli occhi come se il dolore che avevo subito io per anni lo aveva sentito anche lei.
"Hai mai assistito a comportamenti strani del signore qui presente?" Le domandò il giudice.
"Una sera ero a casa sua e lui è arrivato ubriaco, non si manteneva in piedi. M'invitò ad andare via, anche se non volevo lasciarla sola fui costretta a farlo. Il giorno dopo ritornai e mi fece vedere i lividi che le aveva lasciato sulla pelle. Erano macchie viola e verdi giganti..." ricordò tutto anche nei minimi dettagli, le feci l'occhiolino e sorrisi leggermente, il giudice poi la ringraziò e invitò a cedere il posto a Daniel. Non avevo ancora parlato con lui ma avrei dovuto ringraziarlo alla fine.
"Cosa l'ha spinto a scrivere quel libro su Najwa? E perché non chiedere il suo consenso?" Chiese il giudice al mio ex.
"Non mi avrebbe consentito di scrivere il libro per paura di Antonio. Lei è una donna forte ma questo legame che aveva con lui l'ha rinchiusa in una bolla di vetro e non si muoveva per paura di rompersi. La sua storia doveva essere conosciuta e per fortuna da lì è partito tutto." Spiegò lui, ero contenta che fosse lì e a dir la verità mi era anche mancato. Ci eravamo persi nel tempo ma il bene restava.
"In che situazione ha conosciuto Antonio?" Domandò l'uomo a Daniel.
"Io e Najwa eravamo fidanzati quando lei l'ho conosciuto. Si era infatuata di lui ma semplicemente perché la riempiva di attenzioni e piccole cose che in quel periodo io purtroppo non le stavo dando. La nostra storia è finita per questo, ma io nel tempo mi sono sempre informato su quello che faceva e sono venuto a conoscenza anche di queste minacce e violenze perché lei un giorno si sfogò con me. L'ho amata sempre da quando ci siamo lasciati ma se qualcosa che già era frantumata si rompe è difficile poi ricostruirla." Rivelò lui con voce tremolante, si stava emozionando nel ricordare tutte quelle vicende. Mi guardava con i occhi lucidi ed io sorrisi abbassando la testa, ero stata una stupida in passato, non dovevo mai lasciarmelo scappare. Si vedeva che non lo aveva superato nel tutto, cercava di tamponare quella ferita ma in quel momento non c'era nessun cerotto che la tenesse chiusa.

Il processo andò avanti, l'avvocato di Antonio cercò in diversi modi di raccontare altri fatti che sembrava non convincessero il giudice.
Non richiese l'intervento di Maggie ma solo quello di Marco.
"In tutta la storia non ho sentito parlare di lei. Perché è un testimone?" Disse il giudice rivolgendosi verso di lui che lo raggiunse subito.
"Ha ragione signor giudice, io non c'entro nulla con la storia, posso dirle che conosco anche poco Najwa. Sono qui però per riportare le parole del mio migliore amico Andres, nonché compagno della signora e padre di suo figlio." Disse lui. Quando sentii il suo nome non riuscì a trattenere le lacrime, lo notarono tutti nonostante cercassi di nasconderlo. Anche Marco faceva fatica ma andò avanti.
"Il mio amico non può essere qui perché è stato coinvolto in un brutto incidente che lo tiene in coma da una settimana. Lui mi parlava sempre di Najwa e mi raccontava di quello che le succedeva." Cercò di essere più preciso possibile.
"Lui ha visto con i suoi occhi i lividi che aveva sulla schiena ed è stato lui a fare le foto. Ha avuto anche una discussione con Antonio che era arrivato a casa di Najwa ubriaco e aveva iniziato ad insultarlo, stava anche per alzargli le mani al mio amico." Il cuore batteva ad una velocità disumana ogni volta che sentivo il suo nome e pensavo a quei momenti quando ancora lui era accanto a me sveglio.
"Di questo non ci sono prove signor giudice però..." Intervenne l'avvocato di Antonio mentre cercava qualche specchio su cui arrampicarsi.
"Andres ha scritto una lettera tempo fa, l'ho trovata in casa sua ieri quando prendevo i vestiti da portare in ospedale." Si mise in mezzo Marco. Non sapevo nulla di questa lettera, mai Andres me ne aveva parlato e Marco non mi aveva detto niente, dai suoi occhi vedevo che era commosso probabilmente per il contenuto della lettera o per il pensiero del suo amico.
Il giudice zittì tutti e invitò a leggere il testo.
"Devo fare qualcosa per liberarti da questo dolore. Non posso, non riesco a vederti così, quando non sei con me non sono al sicuro. E se lui ti facesse del male? Non potrei sopportarlo. Ho visto i suoi occhi quando non era in se, ho visto la tua paura e ho visto i lividi sul tuo corpo. Non mi sono mai interessato di qualcuno in questo modo ma con te è diverso. Farò di tutto per risolvere questa situazione, te lo prometto anche se cascasse il mondo sarò con te." Marco finii di leggere la lettera. Mi mancava il respiro, il dolore che provavo per lui era inspiegabile. Mi mancava troppo, volevo che stesse lì con me e che mi desse la forza. Mi completava quell'uomo, era la mia esatta metà.
"Giudice vorrei aggiungere un'altra cosa per concludere." Chiese il mio avvocato, il giudice gli acconsentì di parlare.
"Io e la mia cliente abbiamo anche il sospetto se non quasi la certezza che l'incidente del suo compagno è stato causato proprio da Antonio." Sganciò la bomba, non mi aspettavo che lo dicesse perché non avevamo prove credibili ma voleva giocarci tutto, eravamo in ottima posizione.
"Questo è veramente assurdo..." controbatté l'avvocato avversario perplesso.
"Dalle telecamere dell'autostrada si vede chiaramente che l'auto va con l'intento contro Andres nonostante lui cercasse di schiantarla. Sappiamo poi come è andata a finire..." spiegò Angel. Si voltò verso di me e mi vide in difficoltà quando narrava i fatti. Era tosta da sentire.
"Non vedo il collegamento con Antonio mi dispiace." Disse il giudice, mi sconfortò la sua risposta ma ancora Angel non aveva terminato.
"Non ho ancora detto però che 10 minuti prima dell'incidente Antonio si è presentato a casa della mia cliente con la scusa di farle un regalo per il bambino.
Di fatto il bambino ancora non è nato e di materiale Najwa non ha ricevuto nulla. Antonio le ha detto tra avrebbe ricevuto un regalo e subito dopo che andò via fu avvisata dell'incidente..." concluse l'avvocato portando al giudice i nastri delle telecamere di casa mia e dell'autostrada per dimostrare quello che diceva.
"Quindi lei presuppone che Antonio abbia ingaggiato qualcuno?" Domandò un po' incerto il giudice.
"Si. Ne sono quasi sicuro, perché tutti qui sanno di cosa è capace. Vuole fare del male a Najwa e avendo già provato tutto su di lei, colpire le persone a cui tiene è la scelta migliore." Confermò lui. Io ascoltavo attentamente e osservavo ogni movimento.
"Va bene Signor García. Per me può bastare qui, io e la commissione decideremo la sentenza e ci ritroveremo qui tra poco." Concluse voltando le spalle e sbattendo il suo martelletto.
Ormai i giochi erano fatti, non si poteva più tornare indietro. Avevamo fatto il possibile e adesso dovevamo solo aspettare e sperare che andasse tutto per il meglio.
Alba e Maggie mi abbracciarono per farmi sentire la loro presenza ed ero sollevata che fossero lì. Ringraziai Marco per la lettera e non riuscì a dire altro perché ero troppo emozionata per quelle parole. Guardai Daniel diverse volte e ci scambiavamo diversi sorrisi, avrei parlato con lui alla fine di tutto. Avevamo bisogno di più tempo.
Adesso dovevamo solo aspettare...

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