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Non doveva notarlo. Si sarebbe preoccupato e avrebbe voluto sapere tutta la storia. Non potevo raccontargli tutto volevo lasciarmi tutto alle spalle e sicuramente avrebbe fatto tante domande a cui io sapevo rispondere ma non volevo. Non potevo vivere il presente e lasciare il passato nel passato?
"Ehi, ehi aspetta cosa sono quei lividi dietro la schiena?" Mi chiese lui. Mi stavo mettendo la maglietta ma mi fermò, voleva guardare più da vicino quelle macchie di cui la sera non si era accorto. Lo lasciai fare, mi accarezzava nei punti dove avevo i lividi senza farmi male, mi fece venire i brividi lungo la schiena. Ormai non sentivo più dolore stavo solo aspettando che andassero via da soli.
"Non è niente lascia stare" gli risposi mettendomi subito la maglietta ed evitando il discorso. Ma non era così semplice, era una persona molto attenta e quando iniziava a parlare di qualcosa doveva concludere. Era attento ai particolari e quelli che avevo dietro la schiena erano più che semplici particolari.
"Non prendermi in giro perché non ci riesci." Insistette. Sapevo che non sarei andata via senza prima avergli detto cosa fossero quei segni. Non potevo scappare ma ci provai. Feci per alzarmi ma era più veloce di me, mi prese per un braccio e mi fece sedere di nuovo sul letto. Si mise accanto a me, guardavo a terra non avevo il coraggio di guardarlo in faccia. I suoi occhi mi facevano vedere la verità, una verità che facevo fatica ad accettare ma era così. Ero stata per troppo tempo una vittima e non ho avuto la determinazione per ribellarmi.
Prese il mio viso con le mani e mi guardò, aveva gli occhi lucidi come se stesse per piangere.
"Najwa dimmi solo se è stato lui..." si riferiva ad Antonio, me lo chiese con una voce tremolante. Aveva rabbia dentro riuscivo a percepirlo dal suo tocco e dai suoi occhi, sarebbe scoppiato da un momento all'altro. Fu in quel momento che capii che per lui ero importante e che non poteva accettare che qualcuno mi avesse fatto del male.
"È successo prima che ci conoscessimo ma ci sono ancora i segni..." sussurrai io lentamente. La voce faceva fatica ad uscire e alcune lacrime rigavano il mio viso. Era un tasto troppo doloroso per me perché mai nella mia vita avrei pensato di vivere una cosa del genere. Appena gli rivelai che era stato Antonio i suoi occhi si riempirono di lacrime come se fosse successo a lui in prima persona. Staccò le mani dalla mia faccia e le mise tra i capelli. Io lo guardavo dispiaciuta, non volevo che assorbisse il mio dolore.
"Cazzo... cazzo..." sussurrò, mi prese la mano e la strinse.
"Non voglio che tu stia così, ormai è passato e non si può fare niente..." dissi io peggiorando la situazione. Si poteva fare qualcosa, dovevo denunciarlo ma non potevo, Antonio sapeva come difendersi e io avrei perso come sempre.
"Devi denunciarlo Najwa è l'unica cosa da fare..." replicò guardandomi serio. "Perché non lo hai fatto prima? Ti vorrei anche ricordare come sei stata la sera del Goya a causa sua." Aggiunse dopo.
Non conosceva tutta la storia e quindi parlare era semplice.
"Se fosse facile la situazione secondo te non lo avrei già denunciato? Credi che mi faccia andare bene questa cosa? Non sai tutta la storia, non sai chi è lui e che potere ha su di me..." cercai di spiegargli. Non era una stupida, non avrei mai accettato una situazione del genere se lui non avesse saputo del mio passato. Ma questo la gente non lo sapeva e quindi parlare è facile.
"Allora raccontami Najwa perché io non posso vivere in pace se so che il tuo manager ha il tuo controllo..." mi chiese lui quasi supplicandomi. Voleva aiutarmi in qualsiasi modo e io ero disposta a farmi aiutare ma dovevo raccontargli tutto.
"Adesso sono in ritardo e non farei in tempo, ti prometto che ti racconterò tutto. Non stare così per me perché io sto bene e me la so cavare." Lo rassicurai e gli lascia un bacio cercando la sua lingua che lui ricambiò subito.
Come ho già detto le mie barriere erano cadute e quindi se lui stava male, stavo male anch'io. Rimasi sorpresa per la sua reazione, era come se avesse ricevuto lui il male, come se in qualche modo il mio dolore fosse passato a lui. Questo mi faceva sentire tremendamente in colpa.
Andai in bagno per sciacquarmi prima di andare a lavoro e mi truccai leggermente per coprire le occhiaie. Nel frattempo Andres si vestiva in camere da letto, doveva ritornare a casa anche lui.
Quando entrambi finimmo di sistemarci uscimmo di casa insieme, c'era un po' di tensione ma non per quello che era successo bensì perché entrambi ci eravamo resi conto che quando si trattava l'uno o dell'altra eravamo fortemente vulnerabili.
Prima di salutarci e andarcene con macchine diverse si avvicinò a me.
"Ehi aspetta devo dirti una cosa..." mi disse lui abbracciandomi. Io ricambiai l'abbraccio.
"Il tuo dolore è anche il mio... non sei più sola"aggiunse dopo guardandomi attentamente negli occhi. Io m'irrigidì un po', non volevo che accadesse questo perché nella mia vita ce l'avevo sempre fatta da sola e il mio dolore lo avevo sopportato giorno dopo giorno senza l'aiuto di nessuno. Non volevo che un'altra persona stesse male perché sapevo che non era una situazione facile con una via d'uscita semplice. Ma era già successo e non si può scappare dalle cose. Il destino è bastardo. Succede sempre l'opposto di quello che vuoi che succeda e non lo puoi evitare.
"Va bene..."dissi solo questo. Non avevo il coraggio di dirgli altro se prima non avessi raccontato tutta la storia.
"A pomeriggio ritorno e parliamo di tutto va bene?" Mi chiese lui. Io annuì. Avevo bisogno di parlare con qualcuno e lui era la persona più giusta. Mi lasciò un bacio veloce sulle labbra ed entrambi entrammo nelle macchine e ci allontanammo da casa.
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Il mio passato non è stato facile, ho fatto cose di cui mi pento e che non rifarei più. Mi vergogno ancora se ci penso e non vorrei mai che si venisse a sapere, la mia vita finirebbe e sono sicura che nessuno mi guarderebbe come prima. Quando si è più giovani si è dominati dalla parte più irrazionale dell'anima, quella parte che è solo istinto, prendi decisioni con la pancia senza ragionarci con la testa. È un bene che i giovani siano così, bisogna godersi gli anni della giovinezza, non ritornano più indietro. Prima di entrare nel mondo del lavoro o meglio dire degli adulti devi aver provato qualsiasi tipo di esperienza. Quando si diventa "grandi" molte cose non le puoi più fare, hai più responsabilità, preoccupazioni ed impegni e non hai più il tempo di provare nuove esperienze. È come se salissi un gradino più in alto e quell'ingenuità che ti giustificava quando eri ragazzo non sarebbe stata d'aiuto nel mondo adulto, per questo bisogna cogliere l'attimo appena è davanti a noi. Io sapevo bene cosa volesse dire.
Il problema dei giovani però è quando usano quell'istinto e quell'ingenuità per fare volontariamente ma anche involontariamente azioni sbagliate. Involontariamente accade quando sei incosciente, non ti rendi conto di quello che sta succedendo intorno a te, poi paghi dopo le conseguenze a quel punto ti rendi conto della cazzata che hai fatto.
Io ero una ragazza che seguiva solo l'istinto, le mie decisioni erano di pancia, quello che sentivo di fare in un determinato momento lo facevo senza pensarci due volte. Ero uno spirito libero nessuno mi fermava, avevo un'energia che spaccava qualsiasi cosa. I miei genitori erano veramente disperati quando ero giovane, cercavano di tenermi in casa ma io scappavo dalla finestra e non ritornavo per giorni.
Mi dispiace per loro, li ho fatto veramente tanto preoccupare ma per fortuna con il tempo, crescendo e cambiando sono riuscita a farmi perdonare e a ricambiare tutti i sacrifici che loro hanno fatto per me.
Mi godevo la vita nel vero senso della parola ma a volte le persone con cui stavo non erano delle persone proprio per bene e quello è stato uno degli errori più grandi.
Le persone sbagliate ti portano su cattive strade, non pensano al tuo bene ma solo quello che fa più comodo a loro. Ti fanno credere che quello che fai sia giusto, tu ti fidi perché a quell'età come puoi pretendere di ragionare con la testa e poi ne paghi le conseguenze.
A volte succede che per essere accettato dal gruppo fai cose che non avresti mai fatto perché la paura di restare solo è talmente tanta che non pensi a cosa è giusto o sbagliato. Ti ritrovi però a dover pagare da solo le tue azioni sbagliate e quel gruppo che volevi che ti accettasse tanto se ne frega.
Ti chiedi poi se ne è valsa la pena? E la risposta è NO.
Io avevo tanti amici e amiche, avevo un gruppo molto numeroso. Andavamo alle feste, bevevamo, fumavamo, andavamo al mare, facevano le cazzate che si fanno a quell'età insomma. Ero al centro di quel gruppo, ero quella che aveva le palle di affrontare qualsiasi cosa ed ero un punto di riferimento per tutti. Ero molto egocentrica mi piaceva essere al centro dell'attenzione, probabilmente era quello che mi dava la forza e l'energia per affrontare tutto a testa alta.
Purtroppo però un vero leader non avrebbe mai fatto le cazzate che ho fatto io, ed è stato in quel momento che da essere amata da tutti mi sono ritrovata ad essere da sola. Abbandonata da ogni mio amico.
Andando avanti con la vita ne ho pagato le conseguenze ma sempre a testa alta. Trovai un po' di sollievo con il lavoro, decisi di fare un provino per un film e mi presero. Da lì in poi iniziò la mia carriera e fu una svolta per la mia vita. Avevo lasciato alle spalle il passato e mi concentravo sul mio lavoro che amavo e amo ancora adesso alla follia.
Il passato per quanto può essere passato è sempre in qualche angolo della tua vita e quando ritorna a galla lo devi affrontare e non lo puoi richiudere in un cassetto come avevi fatto tempo prima.

IL SILENZIO DI UNA ROSSA Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora