Passò una settimana da quel giorno, ancora non ci credevo del tutto. Dentro di me cresceva la vita e non ero sicura di potercela fare, ma almeno dovevo provarci.
In quella settimana vidi e parlai poco con Andres, provavamo un po' d'imbarazzo a stare insieme e facevamo fatica a comunicare. Lui aveva completamente buttato a terra tutti i muri eppure lo sentivo distante. Forse dovevo chiedergli scusa, era difficile per me ammettere di aver sbagliato con lui e quando mi trovavo davanti ai suoi occhi entravo in panico.
Parlai con Alba in quei giorni, lei era felicissima perché sarebbe diventata zia e sopratutto era contenta che avessi fatto la scelta giusta. Mi sfogai con lei e le spiegai queste difficoltà che io e Andres avevamo nonostante avessi deciso di tenere il bambino e anche lei mi consigliò di chiedergli scusa e di fare un passo avanti per una volta.
Così lo raggiunsi a casa sua, tremavo mentre ero sull'ascensore. Sentii un freddo salirmi dietro la schiena e l'emozione nel rivederlo si fece sempre più intensa.
Quando aprii la porta mi accolse con un sorriso che migliorò radicalmente la mia giornata.
"Stavo per venire a casa tua..." mi disse lui mentre entravo in casa.
"Ti ho anticipato allora." Sorrisi imbarazzata.
"Mi mancavi..." lo precedetti guardandolo negli occhi e accennando un piccolo sorriso. Dovevo lasciarmi andare con l'uomo che amavo e soprattutto con il padre di mio figlio.
"Ci hai messo un po' a venire però eh..." mi rinfacciò scherzando. Stavo cercando di sciogliere un po' il ghiaccio.
"Sai come sono no? Però volevo dirtelo... e volevo chiederti anche scusa per tutto." Mi scusai con lui per avergli nascosto la gravidanza e per essermi comportata in quel modo, come se non mi importasse niente.
"Scuse accettate. Devo ancora capire cosa ti passa per la mente..." mi chiese lui, voleva che mi sfogassi e anch'io lo volevo.
"Non ho mai voluto essere madre. E ho avuto paura, mi sono ritrovata da sola senza di te e abortire è stata l'unica cosa che ho pensato." Risposi pentita per quello che avevo fatto, anche se questo non giustifica il fatto che non glielo volevo dire. Quando senti le mie parole lui era seduto sul divano e mi fece segno di sedermi sulle sue gambe. Mi teneva i fianchi con leggerezza e una sua mano era sulla mia coscia sinistra.
"E adesso hai paura?" Mi domandò preoccupato mentre mi accarezzava dolcemente la gamba, era così bello stare con lui e raccontargli tutti i miei stati d'animo.
"Ho paura di non essere all'altezza... e se saprà che lo volevo uccidere e mi odierà?" Mi feci delle paranoie insensate ma plausibili.
"Non farti paranoie che non servono. Sarai una madre perfetta e tuo figlio non potrà odiarti, nessuno può odiarti..." mi rassicurò Andres. Io sorrisi perché in realtà c'erano molte persone che mi odiavano e pensai a quanto tempo prezioso della loro vita sprecano ad odiarmi, perché a me non m'importava nulla di loro.
"E tu invece?" Volevo sapere come stesse, perché si concentrava sempre su di me e su se stesso mai.
"Io non vedo l'ora di vederti allattare il bambino o la bambina..." scoppiamo a ridere, non ci aspettavamo di diventare genitori a quell'età ed eravamo felici.
"Diventerò grassa, in ogni parte del corpo avrò le smagliature e la cellulite..." dissi mettendomi le mani tra i capelli, sarebbe stato strano vedere il mio corpo cambiare.
"Sarai bella anche con qualche chilo in più." Affermò lui guardandomi arrossire. Io lo abbracciai e stetti per minuti interi incollata a lui, respiravo il suo profumo che mi era mancato come non mai, lo sentivo finalmente mio a tutti gli effetti.
Ad un tratto fece un gesto che mi lasciò senza parole, mi fece commuovere e non me lo aspettavo. Toccò la mia pancia, fece delle carezze e poi la baciò. "Ti aspetto" sussurrò con la bocca incollata al mio addome.
Quel gesto così piccolo ma pieno di significato mi fece capire quanto lui credeva nel nostro rapporto e nella famiglia che stavamo per formare, ed io non potevo esserne più contenta.
Decidemmo più tardi di uscire, volevo andare a fare un po' di shopping. Avevo qualche evento in quei giorni e avevo bisogno di nuovi vestiti. Lui decise di accompagnarmi, volevo passare del tempo con me ed io con lui.
"Quello non lo metti tu." Ordinò lui appena mi vide uscire dal camerino con il vestito indossato. Era un abito molto corto, appariscente e con uno spacco che mi scopriva il seno.
"Che fai il geloso adesso?" Lo stuzzicai guardandolo dallo specchio del camerino.
Lui sospirò mentre osservava attentamente le mie gambe. Era in difficoltà.
"No non sono geloso." Replicò lui leccandosi il labbro.
"Allora non ci sono problemi se lo prendo." Affermai decisa rientrando nel camerino. Lui senza farsi vedere dalle commesse mi raggiunse dentro e mi sbatté contro lo specchio che avevo dietro, non lo fece con forza per non farmi male ma nella sua presa percepivo la sua possessività.
"Ci sono alcune cose che sono proprietà privata..." disse lui con un sorriso malizioso sul volto. Lo guardai divertita.
"Allora quando tutti vedranno questa proprietà privata t'invidieranno." Aggiunsi guardando sorridendolo. Volevo che la gente sapesse che ero incinta di quell'uomo e volevo che la gente sapesse l'amore che provavo per lui. Mi guardò e annuì, con quella frase riuscì a convincerlo e mi pagò il vestito.
Mi accompagnò a casa e averlo accanto mi sembrava di essere ritornata alla normalità di prima che mi era tanto mancata. Iniziai a pensare ad una cosa che gli dissi subito non appena entrammo a casa mia.
"Ci sentiamo per telefono più tardi?" Mi chiese mentre stava per andarsene.
"Perché non resti qui?" Risposi io con le braccia attorno al suo collo.
"Stasera non posso devo vedermi con Marco..." mi disse dispiaciuto. Ma io non intendevo solo la sera.
"Intendevo per sempre stupido. Trasferisciti qui..." proposi accennando un sorriso che lui ricambiò.
"Sei sicura? Non voglio essere invadente..." si preoccupò Andres, lo volevo nella vita di tutti i giorni e non mi accontentavo di due chiamate al giorno.
"Andres voglio svegliarmi ogni mattina vedendoti accanto a me, voglio guardarti costantemente e vedermi bella dentro i tuoi occhi. Mi hai ridato la voglia di vivere..." mi aprii con lui. E penso che riuscì a capire cosa provavo per lui tanto da lasciarmi un lungo bacio sulla bocca. Le nostre lingue si intrecciarono possessivamente e ci stavamo amando talmente tanto da consumarci a vicenda. Era parte di me ed io ero parte di lui, ero sua, completamente sua e nessuno avrebbe potuto cambiare questa cosa.
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IL SILENZIO DI UNA ROSSA
FanfictionE se il passato non fosse poi così passato? Cosa succede se una persona da un giorno all'altro entra nella tua vita e scava in quei segreti che hai tenuto sempre nascosti? E cosa succede se ti innamori di quella persona? Fino a quanto ci si può spin...