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                                                    2 settimane dopo
Arrivò il giorno dell'intervista, ero agitata e in ansia, pensai più volte di rimandare oppure di non farla proprio ma era ormai troppo tardi.
Andres aveva già contattato gli avvocati, gli aveva avvisati della situazione e si dimostrarono disposti ad aiutarmi. Antonio non aveva idea di cosa stessi facendo alle sue spalle e quando lo avrebbe scoperto si sarebbe infuriato tanto. Lo avrei colto alla sprovvista e questo era vantaggioso per me.
Le cose tra me e Andres andavano bene, ci eravamo sentiti spesso in queste due settimane per organizzarci meglio, passammo molto tempo insieme sia a casa mia che a casa sua ed ero sorpresa per quanto fosse normale la mia vita in quei giorni. Non sarebbe stata così dopo l'intervista ma non m'importava, risolta quella situazione avrei vissuto la normalità nella mia quotidianità. E volevo solo che la mia quotidianità fosse lui. Soltanto lui.
Mi venne a prendere Andres per portarmi all'intervista, era in diretta in un programma quindi l'avrebbero vista tutti in tempo reale.
"Sei agitata? Tutto ok?" Mi chiese preoccupato. Continuavo a muovere la gamba su e giù, le mani mi sudavano e non smettevo di mordermi le unghie.
"Finirà male questa cosa" ero preoccupata. Avevo questa sensazione ma speravo che andasse tutto bene. Mi disse di stare tranquilla e appoggiò la mano sulla mia coscia stringendola. Era tutto ciò di cui avevo bisogno in quel momento ed ero felice che stesse accanto a me.
Arrivammo agli studi del programma ed andai verso il mio camerino. Iniziai la preparazione, mi truccarono e mi sistemarono un po' i capelli. Ero molto preoccupata prima di andare in onda, era un programma molto importante e abbastanza conosciuto, avevo paura di sbagliare qualcosa o non di farcela.
Aspettavo dietro le quinte che mi chiamassero, andavo avanti e indietro per tranquillizzarmi e per cercare di pensare ad altro.
Andres mi vide nervosa e si avvicinò.
"Ehi ehi stai tranquilla... andrà tutto bene" mi rassicurò tenendomi il viso tra le mani.
"Non ci riesco... è troppo grande di noi questa cosa Andres.." le parole mi uscivano difficilmente dalla bocca.
"Devi farti coraggio. Se vuoi cambiare le cose deve partire in primis da te. Trova la forza in qualcosa che ti rende felice e ce la farai. Io mi fido di te..." mi disse e poi mi lasciò un bacio sulle labbra prima che mi chiamassero. Era lui che mi rendeva felice e la mia forza era il suo sguardo che riusciva sempre a rasserenarmi.
Andai in onda ed ero piuttosto nervosa.
"Ciao Najwa, siamo contenti di averti con noi oggi. In onore di questa ricorrenza contro la violenza sulle donne è importante che donne influenti come te nel mondo dello spettacolo ci aiuti a diffondere il nostro messaggio." Iniziò a dire la presentatrice.
"Iniziamo l'intervista?" Mi domandò dopo. La guardai sorridendo cercando di nascondere la mia preoccupazione.
"Certo... sono molto contenta di essere qui, è molto importante per me questo argomento, lo tengo molto a cuore." Dissi io. Successivamente iniziò a farmi le domande.
"Cosa ne pensi delle donne che subiscono delle violenze? Cosa consiglieresti di fare?" Mi chiese la ragazza di fronte a me.
"Penso che siano le più forti, è difficile sopportare un peso del genere, sono come delle mine vaganti, prima o poi esplodono e poi sono cavoli..." mi fermai un attimo per riprendere fiato.
"Ovviamente non mi permetto di dire quello che devono o non devono fare perché ognuna poi vive diverse situazioni. Ma quello che posso consigliare io è di trovare la forza nelle cose che ci rendono felici." Guardai Andres che era in fondo alla sala che mi osservava, dissi la stessa frase che pronunciò lui qualche attimo prima. Sorrisi quando lo vidi sorridere. "Quella forza serve per affrontare quelle situazioni e per denunciare questi uomini che sono sicuramente più piccolo di queste donne." Conclusi io.
Stava andando bene. Ed ero più tranquilla ma ancora doveva arrivare la parte difficile.
"Hai mai avuto esperienze del genere Najwa? Se sì ti va di raccontarle?" Mi chiesero. Era la domanda che speravo mi facessero per non aprire il discorso di mia volontà. Guardai Andres e strinse i pugni per darmi la forza e la trovai.
"Non pensavo che lo avrei mai detto ma si anch'io ho avuto delle esperienze. Tutt'ora sto vivendo questa situazione." Affermai. Mi guardavano stupiti perché non se lo aspettavano.
"Vorrei partire dicendo che la protagonista del libro "il silenzio di una rossa" di Daniel Calparsoro sono io. È appena uscito, era anonimo per rispettare la mia privacy ma sono stanca di questo e quindi ho deciso di parlarne.
Oltre a quello che è successo nel mio passato che non è stato sicuramente bello vorrei che nel libro vi concentraste sul mio presente. Non sempre è tutto oro ciò che luccica." Ce la stavo facendo e non mi sembrava vero. Guardavo negli occhi Andres ed era fiero di me.
"Ho subito delle violenze e ho anche delle prove, continuo ad essere minacciata e ricattata dal mio manager. Lui pretende che gli faccia pubblicità, che lo metta in buona luce davanti a tutti e in cambio non rivela il mio passato. Oramai quello che ho fatto da giovane è in quel libro, tutti lo possono vedere ed io non ho più niente da nascondere. Chiedo solo di non odiarmi per quello che ho fatto perché ho già pagato." Conclusi io accennando un sorriso. Mi sentivo più libera, finalmente quel grosso peso lo avevo tolto. Ero fiera di me e non osavo immaginare come stesse reagendo Antonio in quel momento.
"Come mai non lo hai detto prima?" Mi chiese dispiaciuta la ragazza.
"Perché avevo paura che la mia carriera finisse, avevo paura di perdere tutto, così sono stata in silenzio, sbagliando ovviamente. Non parlare è peggio, tieni tutto dentro e stai ancora più male. Succede poi che incontri una persona che ti da il coraggio di affrontare anche le cose più brutte e infatti oggi io sono qui." Finii con gli occhi pieni di lacrime, mi riferisco ad Andres.
"Vorrei dire alle donne che si trovano nella mia stessa situazione di avere il coraggio di parlare e di denunciare subito sennò diventa troppo tardi. Non abbiate paura perché non siete voi nel torto." Dissi con voce tremolante. Per anni mi ero sentita sbagliata a causa di un verme che non meritava niente ed ero stanca.
Finita l'intervista ritornai nel camerino felice e rilassata. Mi cambiai per tornare a casa. Andres entrò nel camerino entusiasta, mi prese in braccio sollevandomi dai fianchi e mi baciò. Tenevo il suo viso con le mani, le nostre lingue s'incrociarono subito unendosi in un bacio passionale. Eravamo al settimo cielo.
"Sapevo che ce l'avresti fatta... sei stata perfetta cazzo!" Esclamò posandomi a terra.
"È solo merito tuo..." dissi guardandolo con occhi dolci. Mi baciò nuovamente e poi mi aiutò a raccogliere tutte le mie cose.
"Sai che adesso arriva la parte più difficile vero?" Mi ricordò mentre andavano verso la macchina per tornare a casa.
"Si purtroppo sì." Risposi rassegnata. Ormai non si poteva più tornare indietro, si doveva arrivare fino alla fine.
Proprio nel momento in cui pensai queste cose e ci dirigevamo verso casa mi arrivarono delle chiamate. Tra queste c'era anche Antonio.
La guerra era iniziata.

IL SILENZIO DI UNA ROSSA Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora