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Arrivò il giorno del processo. Andres ancora non ero sveglio e l'idea di dover andare da sola davanti al giudice a stretto contatto con Antonio mi terrorizzava. Ero molto stanca, dormivo a stento in quei giorni, in ospedale non era comoda la sedia e quando mi stendevo sul letto accanto a lui avevo paura di fargli male quindi non mi addormentavo mai profondamente. La mia gravidanza procedeva bene, avrei fatto la prima visita a tre mesi e speravo che potessi andare con il mio uomo.
Stavo meglio anche se la nausea si presentava costantemente quando mangiavo.
In quel momento mi concentravo solo sul processo, doveva finire bene per forza, ce la dovevo fare per la mia vita, per mio figlio e soprattutto per Andres. La mia famiglia.
Presi le mie cose nell'armadietto prima di tornare a casa per prepararmi per il processo.
"Torno presto amore mio, andrà tutto bene te lo prometto." Sussurrai all'uomo steso sul letto, gli lasciai un bacio sulla fronte e me ne andai.
In macchina il vento soffiava tra i miei capelli, l'aria fresca che entrava dal finestrino rinfrescava la mia faccia. Mille pensieri passavano nella mente con la stessa velocità con cui guidavo in autostrada verso casa. Se fosse andavo tutto male? Cosa mi sarebbe successo? Chi avrebbe pensato ad Andres e al bambino? Non potevo sopportare il pensiero che Antonio avrebbe potuto vincere la sentenza, sarebbe stata un'ingiustizia. Per anni avevo subito da quell'uomo quindi non avrei lo accettato neanche solo per un secondo se l'avesse scampata anche davanti ad un giudice.
Speravo solo che non avesse utilizzato i suoi giochetti per corrompere le autorità perché a quel punto sarebbe finita per me. E potevo dire addio a tutto.

Marco mi passò a prendere alle 9, ci avremmo messo un po' ad arrivare in tribunale. Avevo parlato anche Alba e Maggie, loro sarebbero venute per testimoniare.
"Come sta Andres?" Mi chiese Marco mentre era attento alla strada. Pensai un attimo prima di rispondere.
"Sempre allo stesso modo..." dissi scuotendo la testa. Andres non stava bene, perché io lo avevo visto quando stava bene e nello stato in cui si trovava in quel momento non lo era affatto, e questo mi distruggeva.
"Hai presente i vuoti che si creano dentro e ti divorano?" Iniziai a sfogare il mio dolore con Marco che mi ascoltava in silenzio. Ne avevo tanto bisogno.
"Ti logorano l'anima. Non guardarlo negli occhi , non sentire la sua voce, non baciarlo, non dormire con lui nel mio letto..." mi fermai e con lo sguardo perso nel vuoto pieno di lacrime sorrisi istericamente.
"Ho una voragine nel petto che neanche se vincessi oggi il processo potrebbe chiudersi... sto impazzendo." Tra pianti e sorrisi isterici Marco mi prese la mano per darmi la forza. "Doveva stare qui con me oggi, tenermi la mano, difendermi davanti a quel bastardo e invece è un letto di ospedale e chissà quando si sveglierà." Sclerai, non ero più lucida.
"Marco io ho capito davvero che non posso stare senza di lui, è il mio ossigeno..." ero in preda ad un attacco di panico e solo Andres sapeva come calmarmi in quei momenti, come quella volta che mi recuperò nei backstage di un evento mentre ero accovacciata a terra. Per quanto cercassi di essere forte il pensiero di non rivederlo più mi distruggeva.
Nel frattempo arrivammo in tribunale.
Ero sempre più agitata e soltanto la vista di Alba e Maggie riuscì a tranquillizzarmi un po', ma cercavo tra la folla sempre gli occhi di Andres che non avrei mai visto.
"Sei agitata?" Domandò Alba, sapeva già la risposta ma cercava di distrarmi un attimo dal mio unico pensiero fisso.
"Doveva essere qui con me cazzo..." risposi alla mia mia amica, che non disse nulla perché avrebbe solo peggiorato la situazione.
Aspettammo parecchio all'entrata prima di entrare nella sala, parlavo con le mie amiche per scaricare la tensione.
Arrivò Antonio e i nostri sguardi s'incrociarono subito. Era pietrificante e gelido il suo sguardo ma io riuscivo a resistere anche a quello, la corazza che mi ero creata ormai non mi faceva abbattere più da niente. Solo una cosa mi rendeva vulnerabile e in quel momento era in un letto d'ospedale.
"Najwa ma non manca qualcuno tra i tuoi testimoni?" Si rivolse a me Antonio mentre entrava dentro, si riferiva ad Andres ovviamente e ancora una volta lo faceva sfottermi.
"Sei solo un coglione..." sbottai io buttandomi verso di lui per tirargli uno schiaffo, ma Alba e Maggie mi bloccarono. Lui scoppiò a ridere.
"Lascia perdere... è capace di farti finire nel torto per questa cosa." Mi tranquillizzò Maggie, mi allontanai da lui e feci dei respiri profondi. Dovevo calmarmi perché sennò lo avrei strangolato con le mie stesse mani.

IL SILENZIO DI UNA ROSSA Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora