15.

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Quella mattina andai in ufficio da Antonio per firmare alcune carte e contratti. Mi avevano offerto qualche lavoro come personaggio secondario in alcuni film e poi rinnovai il contratto per La casa di carta.
Antonio mi preparò una lista delle cose che avrei dovuto fare, devi vari incontri e le date delle prime registrazioni. Non dissi niente di quello che era successo prima di andare in ufficio, cercavo di non fargli notare che ero un po' turbata e scossa, per fortuna non si accorse.
Riguardi meglio alcune carte e conclusi tutte le cose che avevo da fare per avere il pomeriggio libero per Andres. Mangiai velocemente in un fast food da sola, dovevo pensare a cosa avrei detto ad Andres. Non sapevo se raccontagli tutto nei minimi dettagli ma pensavo di non farlo. Gli avrei raccontato in generale ma senza scendere nei particolari non credevo che servisse. Mi vergognavo in realtà, avevo paura che non mi guardasse più con gli stessi occhi e che mi avrebbe giudicata per tutto.
I suoi occhi erano come uno specchio della sua anima, mi facevano vedere quello che lui pensava e mi terrorizzava perché mi dicevano la verità che non riuscivo ad accettare. Mi facevano sentire piccola ma non in senso negativo.
Sistemai un po' a casa e poi alle 5 in punto suonò il campanello. Era lui.
Andai ad aprire e quando lo vidi sorrisi e mi morsi il labbro inferiore.
Mi prese per i fianchi e mi strinse a se lasciandomi dei dolci baci sul collo.
"Ogni tanto puoi anche chiamarmi eh..." sussurrai scherzando.
"Se non ti chiamo non vuol dire che non ti penso..."mi rispose lui sorprendendomi, misi una mano sul viso imbarazzata.
Mi tranquillizzava la sua presenza in casa mia e volevo che fosse sempre lì, era ancora troppo presto però.
Preparai due tisane nel mentre che mi aspettava sul divano pronto ad ascoltarmi e a farmi da psicologo.
Presi una coperta e lo raggiunsi sul divano, mi accoccolai a lui e osservavo attentamente ogni suo movimento, ogni tanto si accorgeva dei miei occhi puntati su di lui in continuazione e rideva. Dopo un po' spezzò il ghiaccio perché sennò non avrei mai iniziato a parlare.
"Io e te abbiamo un discorso in sospeso o sbaglio?" Iniziò lui facendomi capire che voleva finire quel discorso e trovare una soluzione.
"Purtroppo non sbagli.... cosa vuoi sapere?" Dissi guardando in basso.
"Dimmi tutto no? Sennò come faccio ad aiutarti..." scontato che volesse sapere tutto.
Inizia a raccontare e ogni tanto sorseggiavo la tisana.
"Bene allora.... partiamo da quando ero ragazza" mi guardò un po' preoccupato, stavo iniziando a parlare di 20 anni prima e non sarebbe stata una conversazione breve.
"Non guardarmi così tu hai voluto sapere tutto.... allora quando ero ragazza non ero normale..."dissi scherzando, lui rise. "Sembravo uno di quei cavalli selvatici che non avevano regole, i miei genitori erano esauriti, non li facevo stare tranquilli un attimo. Uscivo di nascosto e tornavo dopo giorni. Ormai erano abituati ai miei ritmi e alla mia energia, non si allarmavano più perché sapevano che sarei ritornata." Mi fermai un secondo e bevvi la tisana.
"Poveri genitori hanno il mio appoggio" disse lui scherzando.
"Ero in gruppo dove c'erano 25 persone tipo ed io ero come una leader, ero il punto di rifermento per tutti. In pratica ero quella che aveva le palle di fare tutto, anche le cose più impensabili. Per esempio se c'era qualche litigio in discoteca io ero sempre in mezzo o perché il litigio riguardava me o qualche mio amico e quindi io lo difendevo." M'interruppe un secondo.
"Classica ragazza di 20 anni che vuole godersi la vita... ma questo che mi sembra normale cosa c'entra con Antonio?" Mi chiese lui arrivando subito al punto. Me lo aspettavo.
"Fammi finire... un giorno feci una cazzata bella grossa, pagai delle conseguenze pesanti e rimasi sola. Quel gruppo di cui ero la leader non c'era più, non avevo nessuno. Dopo un po' provai a fare un provino per un film e mi presero. Da lì iniziò la mia carriera perché poi mi chiamarono per altri lavori e accettavo sempre. Era il lavoro che io avevo sempre sognato e lo è ancora. Mi sentivo finalmente parte di qualcosa dopo un periodo buio." Mi fermai per riprendere fiato. Pensai a quegli anni e mi scese qualche lacrima perché era passato così tanto tempo eppure sembrava ieri. Andres mi asciugò le lacrime, comprese il mio dolore.
"Fermati se non ce la fai..." aggiunse.
"Nono ce la faccio... ero nel pieno della mia carriera cinematografica, avevo sempre nuove proposte di lavoro, tantissimi eventi a cui ero invitata. Ero veramente felice e sollevata per aver passato quel brutto periodo.
Un giorno sul set di un film incontrai Antonio, iniziammo fin da subito a parlare , a conoscerci e c'era abbastanza feeling. Ero all'apice della mia vita e un'uomo insieme a me l'avrebbe sicuramente migliorata ancora di più. Pensavo di provare qualcosa di forte per lui, infatti glielo dissi anche. Era un'altra persona prima, mi trattava bene e sembrava avere occhi solo per me, mi sentivo amata. Mi disse che anche lui provava le stesse cose e quindi iniziò una storia che durò poco però.
Imparai a conoscerlo caratterialmente e mi accorsi che aveva un problema serio." Mi fermai un attimo e guardai Andres ancora più interessato e con un pizzico di gelosia, ma non me lo fece pesare. Poi continuai.
"Arrivò sul set un giorno ubriaco fradicio, non era in se. Non mi aspettavo che bevesse così tanto, quel giorno mi disse delle parole che mai avevo sentito dire dalla sua bocca e rimasi scioccata. Mi fece vergognare parecchio davanti a tutti e poi se ne andò lasciandomi letteralmente senza parole.
Il giorno dopo venne a casa mia ed era diverso. Non era più la stessa persona che mi faceva ridere e stare bene. Aveva una cattiveria negli occhi e io lo notai subito. Mi disse che da quel momento lui sarebbe stato il mio manager, l'80% dei miei guadagni sarebbero andati a lui e ogni volta che avrei partecipato a qualche evento dovevo sempre e solo fare il suo nome." M'interruppe e mi guardò un po' perplesso. Stava riflettendo su quanto gli avevo detto.
"Quindi in poche parole ti usava per guadagnare e arricchirsi, tu eri solo una pedina che spostava come preferiva... in tutto ciò perché hai accettato questa cosa?" Mi chiese turbato.
"Volevo arrivare qui... cercai di rifiutare e infatti lo feci ma mi ricattò. Non so come lo aveva saputo ma era venuto a conoscenza della cazzata che avevo fatto anni prima. Minacciò di raccontare a tutti quella cosa e quindi la mia carriera sarebbe finita, avrei perso tutto e sarei ritornata nel periodo buio. Tutt'ora mi minaccia e io non posso permettermi di perdere tutto. Quindi sono ancora sotto il suo controllo ma l'altro giorno mi ha chiamata e abbiamo fatto un nuovo accordo." Conclusi io.
"Sarebbe questo nuovo accordo?" Mi chiese subito dopo.
"Avevo chiuso i rapporti con lui la sera del Goya. Ma poi il giorno dopo mi ha richiamata per fare un nuovo accordo. Continuiamo a lavorare insieme e quindi lo metterò sempre in buona luce davanti alla telecamere e lui in cambio non dirà niente e mi lascerà vivere la mia vita." Gli spiegai io.
Lui però aveva ancora qualche dubbio.
"Per quale motivo s'incazza se hai amici uomini o una relazione anche se rispetti l'accordo?" Mi chiese perplesso. Io non sapevo dare una risposta precisa perché non lo sapevo neanche io.
"Non lo so nemmeno io questa cosa... è possessivo nei miei confronti, non può vedermi insieme ad un uomo anche se è un semplice amico. Per lui sarebbe meglio che andassi a letto con uomini diversi ogni notte anziché avere una relazione seria con un solo uomo." Mi fermai un attimo e poi continuai.
"Ho deciso di continuare a lavorare con lui perché quando mi ha chiamata io ero appena venuta a casa tua e avevo visto la tua amica. Quindi pensavo che tra di noi non ci potesse essere niente di serio..." aggiunsi.
Gli avevo raccontato tutto e mi sentivo più leggera adesso che sapeva tutta la storia.
Restò un po' in silenzio a pensare a ciò che gli avevo rivelato, ed era molto turbato.
"Lo sai vero che non vuole che tu ti affezioni ad un altro uomo perché poi ti aiuterebbe a mandarlo fuori dalla tua vita? Ti ha richiamata quel giorno perché si è reso conto che se chiedi aiuto lui potrebbe passare seriamente i guai soprattutto se non ha nessuno prova per dimostrare il tuo passato..." replicò lui dicendo anche cose giuste. Ma non era quello il punto.
"Le prove ce le ha e le ho viste con miei stessi occhi. Ha diverse conoscenze in tribunale e in polizia, riuscirebbe a scamparsela in qualsiasi modo..." gli risposi ormai rassegnata. Avevo pensato a qualsiasi cosa che avrei potuto fare ma niente sarebbe servito.
"Ma lui ti ha fatto del male? Ti ha mai toccata a parte i lividi di questa mattina?" Continuava giustamente a fare domande e io avevo stranamente voglia di rispondergli e dirgli tutto.
"Si... i lividi sono di un po' di tempo fa, era venuto qui a casa ubriaco e voleva portarmi a letto ma ovviamente rifiutai. Non riusciva ad accettare il mio rifiuto così ha cercato di alzarmi le mani e in qualche modo sono caduta a terra e ho sbattuto le schiena... ma è successo tante volte che mi toccasse contro la mia volontà e mi scansavo sempre" gli dissi. Mi guardava dispiaciuto, mi lasciò dei baci sulla fronte. Non riusciva ad accettare che mi avesse messo le mani addosso.
"E quindi con me? Come andrà a finire?" Mi chiese un po' preoccupato.
"Di noi non deve sapere nulla. Succederebbe un casino e non finiresti bene, quindi teniamolo nascosto fino a che riusciamo" suggerii mentre lo guardavo seria. Scosse la testa, non era d'accordo ovviamente.
"Io devo sentirmi libero di vivere la mia vita con te, non possiamo nasconderci per sempre. Questa non è vita." Mi disse quasi supplicandomi, mi prese la testa tra le mani e mi guardò attentamente. Io non riuscivo ad avere un contatto visivo diretto con lui in quel momento. Non era possibile quello che mi stava chiedendo.
"Guardami Najwa. Chi sa altro del tuo passato?" Aggiunse con voce tremolante.
"Solo Antonio, Alba e Daniel un mio ex..." risposi io. Poi ci fu silenzio per alcuni minuti. Un silenzio insopportabile perché Andres stava pensando qualcosa ma ancora non diceva niente.
"Najwa...raccontami di quella cazzata che hai fatto ti prego. Troveremo una soluzione insieme..." ecco proprio la domanda che non volevo sentire. Non gli avrei raccontato di quella cosa.
"No non se ne parla... ti ho già raccontato tutto non serve parlare anche di quello. Non c'è una soluzione." Dissi con tono serio e autoritario. Era fuori discussione. Avrei perso anche lui come persi tutto il mio gruppo, se avesse saputo questa cosa se ne sarebbe andato. Era una cosa più grande di me e di lui soprattuto che non c'entrava nulla.
"Ah e perché il tuo ex si ed io no? Il tuo ex ti ha aiutata in passato? No. Quindi perché adesso non lo posso fare io?" Alzò un po' il tono della voce, non voleva litigare ma giustamente non capiva perché non volessi un aiuto da parte sua.
"Ne Alba ne Daniel mi hanno aiutata. Ma non perché non mi volessero bene, perché è una cosa più grande di me e di loro, quindi mi sono stati vicino ma senza fare niente. Con il mio ex stavamo per sposarci, avevo un rapporto totalmente diverso rispetto quello che ho con te. Un rapporto che durava da anni non una sola notte come il tuo." Alzai la voce anch'io, non volevo litigare ma lui non sapeva il rapporto che avevo con Daniel e non si doveva permettere di giudicarlo. Mi scesero delle lacrime perché non volevo che arrivassimo ad alzare la voce e ad alterare i toni. Ma successe inevitabilmente.

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