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Il sole batteva sui nostri volti assonnati, i corpi avvolti tra le lenzuola, le mie gambe tra le sue e il mio braccio intorno al suo petto. Ero restata appicciata a lui per tutta la notte, non avevo la minima intenzione di lasciarlo, doveva sentire la mia presenza. Mi svegliai più volte per controllarlo, dormiva in un sogno profondo ed ero contenta che fosse riuscito a rilassarsi un attimo. Mi svegliai prima io di lui, dormiva ancora beato con i raggi che battevano sul suo viso, aveva i segni delle lacrime sulle guance e sorrisi quando lo vidi riposare tranquillo.
Ormai ero entrata nel quinto mese di gravidanza quindi la mia pancia stava iniziando a crescere e la nausea ogni tanto ritornava, quella mattina soprattutto.
Andai in bagno per riprendermi, feci una doccia rigenerante e poi ritornai in camera da letto dove c'era Andres che sveglio osservava fuori dalla finestra le montagne che circondavano casa mia.
"Buongiorno..." mormorai stendendomi accanto a lui.
"A te" mi disse lui mettendosi seduto con la schiena appoggiata sul cuscino.
"Come stai?" Chiesi per spezzare il ghiaccio, era abbastanza imbarazzato.
"Bene..." rispose bevendo un sorso d'acqua, aveva gli occhi gonfi e rossi.
"Odio farmi vedere così da te.." mi rivelò, non capisco perché si vergognasse tanto di essere vulnerabile davanti a me. Non ero un'estranea qualunque che non conosceva.
"Non devi vergognarti di essere vulnerabile, sei umano anche tu. E poi cazzo sono io non sono una qualunque." Gli feci notare. Mi guardò un po' stranito e non convinto di quello che stavo dicendo, ma perché era cambiato così radicalmente.
"Io devo essere forte per te e per il bambino. Non posso essere fragile..." mi disse, ogni tanto veniva fuori il suo lato protettivo nei nostri confronti e questo mi faceva capire che ancora qualcosa dell'uomo di cui mi ero innamorata c'era. Si era costruito come una corazza momentanea per affrontare la situazione difficile che si era creata, ma questa corazza allontanava anche me però.
"Non puoi essere forte se prima non impari ad affrontare il tuo dolore..." volevo farlo riflettere e anche se non lo faceva vedere sapevo che ci stavo riuscendo.
"Creando questa corazza lo stai solo reprimendo, esattamente come tua madre e tua sorella." Guardava il vuoto senza dire niente sapeva che avevo ragione.
"Cosa ne vuoi sapere tu..." ancora una volta si rivolse in malo modo nei miei confronti.
"Vedi come fai? Sei scontroso e arrogante, non lo sei mai stato. Credi che facendo così si risolvano le cose? O che il dolore e la mancanza di tuo padre scompaiano?" Gli dissi con tono deciso, lo vidi infastidito, stavo toccando un punto debole ma solo così avrebbe ragionato.
"Non parlare così di mio padre." Ordinò con tono severo. Ma non lo ascoltai.
"Prima avevi questa ferita sigillata, adesso però si è aperta e devi affrontarlo. Ti stai facendo schiacciare dalle tue debolezze." Continua sicura di me e di quello che dicevo.
"Il dolore non andrà mai via, devi conviverci come hai sempre fatto. Sarai forte soltanto quando guarderai ogni giorno le tue ferite e sorriderai sapendo di averle superate." Conclusi. Era un po' scosso dalle mie parole perché rappresentavano la realtà. Si alzò dal letto, si vestì e andò verso la porta per andarsene. Era troppo testardo e orgoglioso per dirmi che avevo ragione, per dirmi grazie e per lasciarmi un bacio che tanto desiderava. Non accettava la realtà e infatti scappava. Lo fermai sulla porta.
"Non ti voglio più costringere a restare. Fai quello che ti senti, ricorda soltanto che anche io dopo un po' perdo la pazienza..." gli dissi mentre andava via senza guardarmi come al solito. Ero veramente stanca di parlare contro un muro, non ricevere nessuna risposta ed essere trattata in quel modo. Non me lo meritavo. In pochi giorni avevo imparato ad amare anche quella parte fragile di lui  e quel suo lato negativo ma la pazienza ha un limite poi.
Non riuscivo ad immaginarmi nel futuro senza di lui a crescere un bambino da sola, era proprio quello che non volevo. Ma per come si erano messe le cose mi sembrava proprio che stesse per accadere. Avevo paura? Si, mi terrorizzava il fatto di restare da sola con un figlio ma da un lato avevo un istinto che mi avrebbe aiutata a cavarmela. Era quel bambino che mi dava la forza. Avevo bisogno anche del sostegno di Andres, del suo amore e della mia quotidianità con lui.
Con il suo comportamento però non si poteva andare avanti, stava diventando impossibile conviverci.

Entrata al sesto mese di gravidanza andai a fare la visita dalla mia dottoressa, andai insieme ad Alba, Andres non lo avevo più sentito. Non lo avrei più rincorso ma non perché non me ne importasse nulla, semplicemente perché gli ero stata dietro per parecchio tempo in quella situazione senza avere nessun risultato e nessun cambiamento da parte sua.
Alba era emozionantissima.
"Come mai oggi tutte donne? Non manca qualcuno?" Disse il medico riferendosi ad Andres, guardai Alba imbarazzata, le avevo raccontato tutto ovviamente.
"Gli uomini scappano da tutto..." risposi rassegnata. Guardai lo schermo su cui si vedeva il bambino e mi emozionai come al solito, era così bello anche da una foto. Alba si commosse, era la sua zietta d'altronde.
"Non ti preoccupare che ti cresce la zia a te..." sussurrò la mia amica rivolta verso la pancia. Sorrisi divertita.
"Va tutto bene comunque, battito regolare e tutto perfetto. Da adesso in poi faremo le visite ogni mese..." mi spiegò, annuì e prendendo poi tutti i documenti andai fuori.
Aspettai Alba nel corridoio, era andata a prendere un caffè. Tutto ad un tratto un uomo non mi vide e si scontrò contro di me facendomi scostare di qualche passo. Non potevo crederci, potevano esserci tante persone davanti a me e invece mi ritrovai proprio lui.
Benjamin mi guardava sorpreso, non si aspettava di trovarmi proprio in un ospedale soprattutto per come ci eravamo lasciati.
"Najwa che piacere vederti. Come stai?" Mi chiese sorridendo, mentre registravamo vis a vis 3 e 4 c'era stato un bel feeling tra di noi, ma le cose non andarono proprio come lui avrebbe voluto.
"Oh ciao Benjamin non mi aspettavo di trovarti qui..." dissi imbarazzata, mi ero un po' comportata male con lui.
"Sei incinta vedo..." notò sorridendo, ma si vedeva chiaramente che ci era restato male.
Allargai le braccia e feci un timido sorriso. 
Ai tempi del rodaggio le scene che dovevamo registrare ci venivano spontanee, stavamo bene insieme ed è sempre stato un uomo attraente. Io però non avevo proprio la testa per pensare ad una relazione in quel momento, lui era abbastanza preso da me. Per un attimo mi lasciai andare e tra di noi nei camerini del set c'erano stati diversi baci, lo avevo illuso perché io non volevo altro e lo trattai male.

FLASHBACK
"Aspetta, aspetta, non posso..." dissi distaccandomi dalla sua presa e interrompendo il nostro bacio.
"Cosa?" Mi chiese sorpreso. Mi vedeva coinvolta e quindi restò perplesso quando lo respinsi.
"Io non voglio stare con te." Affermai guardandolo seriamente.
"Ah e questo allora come me lo spieghi?" Riferendosi alla nostra fisicità, non nego che mi attraeva molto ma qualcosa di serio non avevo intenzione di iniziarlo.
"Sei veramente una stronza..." mi disse deluso.
"Sono completamente innamorato di te, mi baci e mi dai finte speranze. Vergognati mi hai solo usato." Concluse andandosene e sbattendo la porta. Mi accesi una sigaretta per rilassarmi e pensai a quello che avevo fatto. Successivamente a quell'episodio il nostro rapporto era cambiato. Lui era freddo e distaccato ed io non potevo più farci niente, solo dopo averlo perso capii che ci tenevo davvero. Ma non tornai più indietro.

FINE FLASHBACK

Volevo farmi perdonare in qualche modo per come lo avevo trattato.
"Ti va di venire a casa mia a cena?" Proposi a Benjamin, mi guardò sorridendo e accettò volentieri. Mi lasciò il suo numero e gli dissi che lo avrei chiamato per aggiornarlo sul giorno e l'ora della cena.
Andres sapeva che tra me e lui c'era stato qualcosa e sapere di questo nostro riavvicinamento non gli avrebbe fatto piacere. Ma non lo sentivo da un mese ormai e non avevo idea di come sarebbero andate le cose tra di noi e soprattutto se stessimo ancora insieme. Non avevamo ancora affrontato l'argomento, stavo cercando di andare avanti ma il mio unico pensiero era rivolto a lui.
Raccontai ad Alba quello che era successo nel corridoio e scoppiò a ridere.
"Najwa ma sei seria?" Mi disse senza smettere di ridere. Non stavo capendo a cosa si riferisse e infatti chiesi spiegazioni.
"Sappiamo entrambi quanto lo hai desiderato dopo che tra voi è finita." Riferendosi a Benjamin ovviamente.
"Per caso vuoi riprovarci di nuovo con lui? Si è risvegliato qualcosa? O sono gli ormoni?" Continuò guardandomi, questa volta più seria.
"Non sto più con Andres, non so neanche in quale parte del mondo si trova. Devo andare avanti, non cerco un padre o un compagno, voglio solo vivere serena. Con Benjamin non so cosa succederà, voglio solo farmi perdonare per il mio comportamento." Spiegai alla mia amica nervosa, stavo già iniziando a perdere la pazienza parlando di Andres, m'innervosiva il fatto che non si era più fatto vivo, neanche per chiedere di suo figlio. Non pretendevo più il suo interesse nei miei confronti ma solo per suo figlio.
"È veramente un coglione." Disse Alba riferendosi ad Andres. Io avevo tanti difetti, sbagliavo in continuazione ma lui era veramente un ragazzino in certe situazioni.

IL SILENZIO DI UNA ROSSA Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora