Parte 1: Buona fortuna soldati!

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A chi ha sempre avuto tanto da dire;
a chi è stata tappata la bocca;
a chi ama;
a chi odia e, soprattutto, a chi odia prima di amare rischiando di perdere tutto.
Non mollate mai.












L'hostess mi sveglia non molto dolcemente dal mio sonnellino riparatore avvisandomi che fra circa 30 minuti l'aereo atterrerà.

Dico io ma fa sul serio?

Potevo rimanere la ragazza di Timothée Chalamet per altri 20 minuti ora cosa faccio?

Mi tolgo la coperta di seta che mi sono messa all'inizio del volo, la ripiego nella mia O-Bag beige e mi alzo per andare al bagno, mi guardo allo specchio, il mio rossetto Cherry On Top della Kylie Cosmetics è praticamente svanito ma non ho abbastanza concentrazione per rimetterlo in questo momento quindi lo toglierò appena scenderò da questo aggeggio infernale.

"Signorina, deve tornare al suo posto, l'aereo sta per atterrare." Mi avvisa la stessa hostess di prima.

Alzo gli occhi al cielo e raccolgo i miei capelli in una coda alta: "Ora esco." Le faccio sapere.

Sono partita da Dubai ieri sera e ora, dopo ben 14 ore di volo, finalmente sto per scendere da quest'inferno ultraterreno, anche se per poche ore visto che più tardi devo prendere un altro aereo diretto a Parigi che cambierà completamente i miei piani per il resto del mese.

Grazie mamma!

Scesa vado a cercare la mia valigia sul nastro bagagli e appena la ricatto in modo ben poco sexy mi dirigo verso l'uscita dell'aeroporto.

"TAXI!" Grido per farmi notare da uno di loro che passa proprio qui davanti, mi supera senza degnarmi di uno sguardo.

Ma guarda questo!
Ho 8 otto ore prima del mio volo e devo essere all'aeroporto almeno 3 ore prima se voglio salirci, ogni minuto è essenziale!

"Astrid stai arrivando?" Chiede mia madre al telefono esasperata: "Si arrivo mamma, dopo 18 minuti persi ad aspettare un taxi ne ho rubato uno ad una ragazza che era ferma lì come una hippie a guardare il vuoto." Affermo sistemandomi sul sedile anteriore, non ho la minima voglia di stare qui ad ascoltarla in questo momento.

"Astrid!" Mi ammonisce.

"Mamma finiscila, se ho aspettato io potrà benissimo aspettare anche lei. Comunque sto arrivando, dì a Victoria che se quando arrivo tutti i miei vestiti di Alberta Ferretti non sono nell'armadio la ucciderò, a dopo." Chiudo la chiamata.

L'ultima cosa che voglio in questo momento è sorbirmi la sua voce stridula.

Mi perdo guardando fuori dal finestrino, mi è davvero mancata New York, ci sono nata e cresciuta qui, fra orde di turisti e shopping sfrenato sulla 5th Avenue, è casa mia.

"Astrid finalmente! Credevo che fossi morta!" Esclama la donna che mi ha dato alla luce appena varco la porta del suo appartamento.

Mi accoglie la sopracitata con in mano un bicchiere di champagne che ovviamente mi porge e che butto giù tutto d'un sorso.

"Dormito poco?" Chiede sospirando, buttandosi sul divano.

"Perspicace. Dov'è Victoria?" Rispondo io mollando la valigia sul parquet all'ingresso.

Tutta Colpa Di AviciiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora