Parte 47: Manhattan.

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Sono seduta in un bar di Manhattan a bere un... Manhattan.

Sono proprio prevedibile.

"Ehi problemi di cuore?" Il barista mi riempie nuovamente il bicchiere.

"Nah, che problemi di cuore non vedi che sto benissimo? Ce l'hai dello Scotch? La voce nella mia testa non smette di parlare." Rispondo io.

"Non sei già abbastanza ubriaca?" Mi fa notare, cosa che gli fa guadagnare un'occhiata assassina da parte mia.

"Se sento ancora la voce nella mia testa non lo sono abbastanza evidentemente." Mi versa un bicchiere di White Header Deluxe invecchiato 15 anni. Uno dei miei preferiti.

Lo so, lo so, l'ultima volta che ho bevuto dello Scotch non è finita bene ma non c'è nessuno che possa irritarmi qui di conseguenza cosa volete che succeda?

"Sei la figlia di Jean Soccers vero?" Roteo gli occhi.

"Non sono la figlia di-, la ragazza di-, l'amica di- se non sai nemmeno uno dei miei nomi puoi benissimo evaporare." Sbotto.

"Che caratterino, ne so solamente uno dei tuoi nomi, Astrid se non sbaglio."

Alzo di nuovo lo sguardo verso di lui, è carino, avrà qualche anno in più di me, forse 25 o 26, moro, credo abbia gli occhi castani ma non ne sono sicura, vedo leggermente sfocato, ha una maglia dei Nirvana.
Mi ricorda un po' Reed.

E di conseguenza Nate.

"Beh io non so il tuo ti nome."
"Jordan."
"Beh Jordan, buona serata." Lo saluto alzandomi in piedi.

"Dove stai andando?" Mi interroga.

"A ballare." Mi allontano verso la pista.

"Una ragazza bella come te che balla qui tutta sola? E' pericoloso lo sai?" Un ragazzo si avvicina a me, decisamente più grande, quanti anni avrà? Ventotto o ventinove, sicuro.

Sono piuttosto brava ad indovinare l'età.

"Non ho bisogno di protezione se è quello che credi." Mi tira per un braccio nella sua direzione.

"Hai la delicatezza di un elefante,, sconosciuto." Faccio un passo indietro indignata.

Ma che modi sono!

"Scusa principessa, non volevo farti male." Appoggia le mani sui miei fianchi.

Sto per vomitare.

"E scollati. Depravato." Gli punto le mani sul petto spingendolo lontano da me.

"E non fare tanto la difficile. Lo so chi sei eh." I miei riflessi sono troppo lenti per difendermi a dovere.

In più so di essere in pericolo ma non riesco a correre via.

Mannaggia all'alcool perché sei così buono.

Ecco, vedete. Imparate dai miei errori: mai bere da sola in un bar pieno di esseri umani di sesso maschile.

Idioti.

"Visto che sai chi sono saprai anche chi sono i membri della mia famiglia quindi mollami e farò finta che non sia successo nulla." Cerco di liberarmi dalla sua presa.

Mi sta salendo il panico.

"E dimmi, dove sono i membri della tua famiglia ora principessa?" Sussurra al mio orecchio.

Sto per vomitare.

"Amico." L'uomo gira la testa per guardare alle sue spalle.

In un nanosecondo l'uomo si ritrova scaraventato sul pavimento e io riesco di nuovo a respirare.

Tutta Colpa Di AviciiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora