Parte 77: Redenzione.

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Astrid Pov's


Mi sveglio nel letto di Nate con il collo dolorante. 

Dannata aria condizionata.

Mi sveglio e mi rendo conto che lui non è affianco a me. 

Che bel buongiorno, grazie. 

Sarà andato a fare colazione, il signorino è una persona mattiniera lo sappiamo. 

Mi alzo a sedere stiracchiandomi e ammiro il mio riflesso nello specchio nell'angolo, beh "ammiro"  è una parola grossa visto che dire che ho un aspetto orribile è un eufemismo. 

Mi alzo in piedi raccogliendomi i capelli in una coda e ringrazio mentalmente la me del passato di essermi portata dietro un elastico per capelli da New York.

Esco fuori dalla sua camera da letto tinteggiata di blu scuro, come il resto del suo appartamento, e mi dirigo verso la cucina: "Nate? Sei qui?" Domando ad alta voce per farmi sentire. 

Non ricevo nessuna risposta: "Nate!" Lo chiamo. 

Ancora niente. 

Mi avvicino al bancone della cucina per prendere un bicchiere d'acqua e lo noto solamente adesso. 

Un biglietto. 

Scritto con il suo solito corsivo scarabocchiato che recita un semplice: 

"Non uccidermi, ricordati che mi ami. 

                                                                                                                                                                 -Flynn" 


Seguito da uno smile. 

"E questo che cazzo vuol dire?" Sbotto ad alta voce. 

Cosa hai fatto Nate Hepbourne. 

Decido che è troppo presto per arrabbiarmi con lui e decido di farmi un caffè.

Okay no, io devo sapere. 

Ci metto circa due decimi di secondo per trovare il suo numero tra i miei contatti e faccio partire immediatamente la chiamata. 

"Il numero da lei chiamato non è al momento raggiungibile, la preghiamo di provare più tardi o lasciare un messaggio al-" Clicco il pulsantino rosso prima che l'orrenda voce al telefono si metta ad elencare tutte le cifre che compongono il numero di cellulare di Nate. 

Sto per chiamare una seconda volta quando il campanello mi distrae. 

Guardo l'orologio: 09:16

Chi razza doveva vedere Nate a quest'ora?

Questo ragazzo non me la racconta giusta. 

Mi dirigo verso la porta e la spalanco ben poco delicatamente. 

"Astrid." Oh beh, ci mancava solo lei.

Incrocio le braccia al petto: "Céline."

Il diavolo in persona - dopo mia madre ovviamente - alias La Signora in Nero indossa un abito nero che le arriva fino alle ginocchia e i capelli neri raccolti in uno chignon sopra la testa.

Si possono dire tante cose su questa donna ma non che non abbia stile.

"Nathaniel?" Mi domanda.

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