Parte 79: Un peso sul cuore.

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Astrid POV's

Avete mai visto Euphoria? Avete presente tutta la faccenda di Rue che parla di come le droghe la fanno sentire?

Tutta la faccenda del non sentire nulla per due secondi, l'istante in cui il respiro rallenta e tutto si ferma, cuore, cervello  e blablabla?

Ecco, io di droghe non ne ho mai provate ma quello che Astrid ha provato quando il New York - Presbyterian Hospital l'ha chiamata..

Ci si avvicina fin troppo. 

Ma non è la pace che ha sentito, né felicità, né armonia, né niente di tutto ciò.

Solo un grosso, abnormico buco nero nel petto. 



Corro verso la reception del Presbyterian con le lacrime agli occhi, non ho chiuso occhio in aereo pensando a quante ore stavo sprecando, ore in cui entrambi sarebbero potuti morire.

"Buongiorno Signorina, come posso aiutarla?" Mi sorride calorosamente la donna dietro al bancone.

"Johanson ed Hepbourne, sono arrivati questa notte ehm..." Il mio cervello vola a 300 km/h e le persone nella sala d'aspetto mi guardano come se fossi completamente impazzita: "..incidente d'auto, sulla 5th Avenue." 

La donna comincia a scrivere qualcosa sulla tastiera e dall'espressione che fa capisco che deve esserci qualcosa che non va: "Cosa? COSA C'È?!" Esclamo. 

"Mi scusi, lei è una parente?" Mi domanda. 

La mia espressione incredula deve averla quasi spaventata ma decido di mantenere la calma: "Astrid Johanson, sono la sorella minore di Alec." 

"Signorina Johanson, suo fratello sta bene, è ancora incosciente ma stabile. Stanza 208." Mi avvisa, annuisco freneticamente cercando di contemplare il fatto che mio fratello è vivo e vegeto e che mia nipote ha ancora un padre.

"Okay e Nate?" Domando con il cuore in gola, ho le mani sudate e il jet-leg non mi aiuta. 

La donna sulla trentina mi guarda confusa: "Nate..." Mi accorgo solo in quel momento che non le ho detto il cognome: "Hepourne, Nathaniel Hepbourne." 

"È una parente?" 

"Sono la sua ragazza." 

"Mi dispiace ma non posso darle nessuna informazione a meno che lei non sia una parente."

"Sta scherzando?" Domando scettica ed arrabbiata allo stesso tempo. 

Circa un migliaio di emozioni differenti prendono possesso della mia mente, le gambe mi tremano e sono convinta che le mie ginocchia mi lasceranno a terra a momenti: "Mi disp-"

"Stronzate! Non me ne faccio un cazzo delle sue scuse! Mi dica in che stanza si trova o giuro che la faccio licenziare, lo sa chi sono io?!" Sbotto cercando di non piangere.

"Mi dispiace Signorina Johanson ma io proprio non-"

"Lo dica a me allora, sono la madre." I tacchi di Céline Mayorn svegliano tutti i poveri cristi che si sono addormentati in sala d'aspetto e per la prima volta in vita mia sono contenta di vederla. 

Nonostante la solita espressione di diffidenza e gli occhiali da sole al chiuso riesco a percepire la preoccupazione di Céline diffondersi affianco a me. 

La donna mi lancia un'occhiataccia prima di cercare il nome nel database.

Spero nella stessa espressione che aveva quando mi ha detto di Alec ma quel che ricevo è solamente un calcio nello stomaco.

Tutta Colpa Di AviciiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora