Parte 63: Pazzi.

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Unconditionally - Katy Perry

Non chiedetemi da dove mi sia venuta quest'ondata di coraggio perché vi giuro che non ne ho la minima idea.

Non sono quel tipo di ragazza che fa la prima mossa, per nulla, la mia coscienza approverebbe-

Approvo.

Appunto.

Forse è la spropositata quantità di alcol che ho ingerito, forse sono i suoi favolosi occhi verdi che mi fanno andare completamente fuori di testa o forse è solo che volevo farlo e l'ho fatto.

In caso, domattina darò la colpa al vino.

Non so nemmeno perché io quella fottuta notte non mi sia fatta i cavoli miei, quanto sono stata immatura?

Però una cosa la so.

Ed è così che le mie gambe tremano come foglie mentre a grandi falcate lo raggiungo, pestando i piedi sulla terrazza che sembra non esistere più, come se fosse ceduta sotto al peso delle parole che entrambi abbiamo appena detto.

Non credo che la mia mente e il mio corpo comunichino più, e ne sono certa quando finalmente le nostre labbra si incontrano. 

Siamo tutti d'accordo sul fatto che il bacio alla francese possa essere considerato il bacio passionale per antonomasia, no?

Ѐ il bacio che intreccia le lingue e che fa sentire ad uno il respiro dell'altro, rendendo quasi impossibile respirare l'uno senza l'altro.

Le nostre lingue saettano e fanno mille acrobazie l'una sull'altra.

Coinvolgente o sconvolgente? Nel mio caso direi entrambi.

Ѐ come se i miei vasi sanguigni esplodessero ogni volta che lui sfiora la mia pelle, partendo dal mio viso arrivando fino ai miei fianchi, alla mia vita.

Il mio punto debole

Il profumo di Paco Rabanne e di acqua di mare, mischiato all'alcol, impregna l'atmosfera attorno a noi, con le luci di Ibiza che si distendono sotto di noi prima di infrangersi contro il mare. 

Il rumore delle onde che si scagliano sulla spiaggia, le voci delle persone sotto di noi, la musica e le automobili che sfrecciano imperterrite sulle strade fanno solo da sfondo a noi due. 

Una brezza d'aria fredda si abbatte addosso a noi senza raffreddarci, quando la sua mano si fa strada sulla mia schiena un brivido mi avvolge. 

Infilo le mie dita fra i suoi morbidissimi capelli castani mentre lui esplora ogni parte di me. 

Se vi chiedete se i suoi capelli siano così morbidi come sembrano, la risposta è: assolutamente sì.

Avete mai baciato così appassionatamente qualcuno tanto da farvi perdere tutto il fiato che avete in corpo? Da farvi salire l'adrenalina così in alto che avreste potuto sollevare un'automobile? Da farvi schizzare il sangue nelle vene a velocità supersonica o da farvi pensare: Per tutte le divinità della moda ed oltre, sta succedendo sul serio?

Perché io credevo di sì.

E mi sbagliato.

DIO QUANTO MI SBAGLIAVO!

Ci stacchiamo solamente per riprendere fiato, senza staccare lo sguardo l'uno dall'altra, ancorati insieme senza volerlo con i nostri respiri affannosi che riempiono il silenzio.

"Era ora." La sua voce è così roca e sexy che potrei svenire qui.

Svenire...certo. 

"Avresti potuto benissimo farlo tu." 

"Vuoi dibattere anche su questo?" Alza in sopracciglio e io mi mordo il labbro inferiore, facendo cadere la sua attenzione su esso. 

Qualcuno nella stanza si schiarisce la gola, obbligandoci a dividerci. 

"Jules!!" Esclamo appena la vedo ferma sulla soglia della porta, grattandomi la nuca con la mano destra. 

"Astrid, Nate." Non so se direi che è scioccata o estasiata. 

"Miller." La saluta lui con un ghigno decisamente irritato. 

"Astrid, a me sinceramente non interessa assolutamente nulla di quello che fate voi due ma se dovete fare qualcosa almeno prendetevi una camera separata la prossima volta." 

"Jules-" Chiude la porta prima che io possa dire qualsiasi cosa ma la spalanca subito dopo: "E ricordati che mi devi venti dollari." 

Oh merda. 

Questa lurida doppiogiochista!

Ha vinto una scommessa che non mi ricordavo nemmeno di aver fatto!

Il sopracciglio alzato di Nate mi chiede delle spiegazioni: "Sapeva che sarebbe successo e mi ha fatto scommettere venti dollari sul fatto che mi sarei innamorata di te, contento?" Sbuffo, guardando altrove.

Si avvicina lentamente a me, attirandomi a lui con le mani sui miei fianchi: "Quindi tu, Astrid Johanson, saresti innamorata di me?" Ammicca.

La grandezza dell'ego di questo ragazzo rimarrà a me sempre sconosciuta.

"Di te? Ugh no, sei solo un giocattolo Hepbourne." Porto le mie braccia dietro il suo collo. 

"Vuoi veramente fare a gara a chi è il giocattolo di chi?" Credo che il mio cervello ormai si sia fottuto.

"Potrei sorprenderti." 

Ho la brutta sensazione di aver appena fatto un grosso errore. 

Senza preavviso mi tira su, obbligandomi a circondare i suoi fianchi con le mie gambe: "Credo che dovrai dimostrarmelo perché io ci creda." 

Fa incrociare nuovamente le nostre labbra, facendomi riprovare le stesse identiche emozioni della prima volta che ci siamo baciati, alla Maison.

Con sua madre al piano di sotto. 

La cosa ora che ci ripenso fa quasi ridere. 

Siamo partiti da due sconosciuti che litigano per la musica troppo alta in un palazzo di Parigi e ora, un mese, decisamente troppi viaggi e un milione di incomprensioni dopo, siamo qui. 

Nella suite all'ultimo piano di un hotel di Ibiza. 

Se non sapessi che è successo durante queste settimane ci prenderei per pazzi. 

Chi ha detto che non lo siamo? Infondo, non dovremo nemmeno parlarci. 









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