Parte 67: Dipendenza.

6.2K 240 28
                                    

Al contrario di come succede di solito, questa volta non è lui a guidare.
Fidatevi, è più strano per me viverlo che per voi sentirlo. 

"Non hai intenzione di portarmi in un manicomio vero?" Domando ironica, per sdrammatizzare la situazione. 

"Non esattamente, no." Rimane serio, non mi stacca gli occhi di dosso nemmeno per un secondo e la cosa, per quanto onore mi rechi, è decisamente imbarazzante ora che...

Insomma...

Si, insomma, ora che è chiaro che c'è qualcosa.

Io guardo fuori dal finestrino, invano visto che sono oscurati e non vedo cosa c'è fuori. 

"Dimmi che non mi stai portando ad una cena o ad un evento sociale perché giuro che ti pianto in asso se è così." Lui accenna un sorriso: "Per poi doverti riportare a casa ubriaca? Non ci tengo grazie, ti ho già fatto abbastanza da babysitter." Spalanco la bocca, offesa e divertita allo stesso tempo.

"Come prima cosa: tu non mi hai mai fatto da babysitter. Come seconda cosa..." Ci penso su qualche attimo, con l'indice alzato: "No, non c'è nessuna seconda cosa ma avevo cominciato con l'elenco e non potevo fermarmi." 

La mia affermazione lo fa ridacchiare.

"E smettila di ridere Hepbourne." 

"Non riuscirò mai a farmi chiamare per nome da te, vero?" Mi provoca avvicinandosi a me senza preavviso: "Se non ricordo male ci sei riuscito, anche più di una volta." 

"Signor Hepbourne, siamo arrivati." Maledisco mentalmente il suo autista prima che Nate mi rivolga un ghigno soddisfatto per poi scendere dalla sua lussuosissima limousine nera opaca. 

Sto per scendere a mia volta quando la portiera si apre di scatto.

So dove siamo. 

Siamo alla Maison, la Maison degli Hepbourne.

Si, quella Maison.

"Cosa ci facciamo qui?" Domando io quando lui si presenta al mio fianco, porgendomi il braccio. 

"Anche questo è un segreto." Maledetto.

"Odio i segreti." Affermo mentre attraversiamo l'altissimo cancello nero: "È per questo che ti tengo nascoste le cose." 

"Sei insopportabile." 

"Tu di più." Controbatte.

"Non stai mai zitto?" 

"Pensavo lo avessi capito tempo fa." Si, beh, non ha tutti i torti.

La Maison degli Hepbourne è situata su una collina, scommetto che qui da qualche parte si riesce a vedere New York.

L'entrata dell'enorme palazzo vittoriano è spettacolare, dal cancello fino all'enorme scalinata bianca si stende un lungo sentiero di ghiaia, contornato da delle torce che si accendono solamente verso tarda serata, sono già accese mentre il sole ancora deve estinguersi del tutto quindi, suppongo che si attivino ad un orario come le otto di sera.

"No, aspetta, da questa parte." Deviamo e al posto di entrare nella Maison, ne percorriamo il contorno fino al retro della casa, dove si estende un bosco.

"Non esiste." Pianto i piedi e incrocio le braccia sotto al seno. 

Lui rotea gli occhi: "Non fare la schizzinosa, forza!" 

"Senti coso ho fatto, anzi, Victoria ha fatto i salti mortali per riuscire a riprendere questo vestito e non lo rovinerò camminando per un bosco, in più, visto che già non basta, porto i miei Valentino preferiti quindi no. Non esiste." E sono solamente due dei dieci motivi che ho per rifiutarmi di seguirlo in mezzo ad un bosco.

Tutta Colpa Di AviciiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora