Parte 70: Fantastico.

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"Vedo che ancora ti ricordi di me." Oh non vorrei, davvero non vorrei.

Sto invidiando particolarmente Victoria in questo momento, lei non si ricorda nulla.

Un'ombra mi sovrasta e quasi tiro un sospiro di sollievo quando mi rendo conto che è Nate.

Shawn sposta lo sguardo tra me e il ragazzo alle mie spalle: "Tu sei?" Domanda sorridente.

Perché cazzo sorride? 

Cos'ha da sorridere? 

"Tu chi sei?" Domanda di rimando, per poco non gli tiro una gomitata sulle costole. 

Mio "fratello" ridacchia fra se e se e gli porge la mano: "Mi chiamo Shawn, credo di essere il fratello maggiore di Astrid." 

Nate fissa la mano incerto prima di stringerla: "Credo di essere il suo ragazzo." 

Shawn alza le sopracciglia sorpreso per poi rivolgersi a me: "Ragazzo fortunato." 

Continuo ad osservarlo, secondo i miei calcoli mentali ora dovrebbe avere circa trentun anni.

Trentuno. 

Mentirei se dicessi che non è cambiato per nulla perché le uniche cose che ancora mi ricordano mio fratello in questa persona che ho qui davanti sono i suoi occhi. 

"Astrid, pensavamo che sarebbe stato un bel regalo! Come mai non sei felice?" Giro di scatto la testa verso mia madre.

Mia madre, che razza di madre si comporta così?

Nate fa intrecciare le nostre dita, dandomi un po' di sicurezza: "Io..." Sposto lo sguardo fra lei e Alec che probabilmente si aspettava una reazione diversa da me.

Come si reagisce alla vista di tuo fratello morto-ma non morto che si presenta al tuo pranzo di compleanno come se fosse la cosa più normale del mondo?

"Io fino a due settimane fa ero convinta che fossi morto e ora sei qui." Chiudo gli occhi per un attimo, mi gira la testa: "Torno subito, scusatemi." Mi incammino verso la porta sul retro: "Scusateci." Nate si scusa e mi segue fuori.

Appena scendo le scale mi appoggio al muro, dando le spalle alla porta, non ho corso ma ho comunque la tachicardia, cominciano a sudarmi le mani.

"No, no, no, non adesso." Impreco fra me e me. 

"Astrid-" 

"Va via Nate." Mi giro dalla parte opposta e chiudo gli occhi, pregando tutti gli dei di cui sono a conoscenza che mi ascolti e se ne vada.

Mi si para davanti, me lo sarei dovuto aspettare.

"Stai piangendo?" No cazzo Nathaniel, faccio la doccia agli occhi.

Rido alla mia stessa battuta mentale e mi asciugo l'unica lacrima che mi è scappata: "Sto bene, tu torna dentro, ora arrivo." 

"Soffri di attacchi di panico?" La sua espressione è così preoccupata che io stessa mi faccio nuovamente prendere dall'ansia: "Io? No, no, figurati, è solo che, è solo un po' di tachicardia sto bene, va pure dentro."

Un brivido mi percorre tutta la schiena: "Bisogna contare, giusto?" 

"Ѐ-" Sto per dire che è inutile ma la bocca mi diventa improvvisamente asciutta e una fitta mi colpisce dritta al cuore.

"Ehi guardami! Guardami!" Mi tremano le mani, e le gambe, e la voce e-

"Ѐ tutto okay, non c'è pericolo, sei a casa tua, ci sei cresciuta qui giusto, dimmi cosa facevi, a cosa giocavate tu e Alec?" Mi guardo attorno.

Tutta Colpa Di AviciiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora