Parte 11: Faide rivelate.

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"Hai fatto..." Mi chiede mia madre al telefono.

"Si, mamma si." Esclamo, falsamente ovviamente.

Mia madre è ossessionata da questo "rito del successo" che praticamente consiste nell'accendere una candela e pregare prima di qualsiasi evento importante, una perdita di tempo ma lei ci ha sempre creduto, religiosa come è lei.

Comunque non voglio darle un dispiacere quindi ho fatto finta di essere la brava figliola che lei pensa che io sia.

E quale essere umano non l'ha mai fatto?

Spero di non essere l'unica.

"Mamma devo andare adesso." 

Non ho più voglia di parlare con lei, ho bisogno di farmi un bagno.

Ho ancora 1 ora e mezza di tempo prima dello shooting e non voglio passarla al telefono con Satana.

"Va bene, non fare casini come al tuo solito, e salutami Natasha." Mi ripete, come se io avessi ancora 15 anni.

"Sei così simpatica che dovresti fare la comica. Ciao mamma." La saluto senza aspettare una risposta.

Lo so che sembro sempre perennemente incazzata con lei ma è esasperante quella donna, mi tratta come una bambina ed è una cosa che non sopporto.

Vai a farti un bagno va.

Ah sei tornata, che felicità.

Lo so che mi ami, non stressarti che poi ti vengono le rughe.

"Sto diventando pazza?

Beh Astrid parli da sola quindi suppongo di si." Dico ad alta voce guardandomi allo specchio.

Sono solamente le 13.02 e già voglio morire.

Dopo 15 minuti di indecisione sui prodotti da usare mi sono fatta una doccia e dopo altri 10 minuti in cui sono rimasta ferma a fissare tutti i miei profumi per decidere quale mettere, alla fine ho optato per il classico Chanel N°5, di cui mi sono imbottita, Olivia mi ha chiamato dicendomi che Xander l'ha incastrata chiedendogli di badare a Charlotte e che quindi non sarebbe venuta allo shooting.

Per chi di voi non lo sapesse Olivia ha 5 fratelli, Xander, Luke, James, Sebastian e Thomàs e, nonostante lei sia la più piccola, riesce a metterli in riga tutti quanti.

L'ho visto coi miei occhi.

Charlotte è la figlia di Xander ed è una bambina adorabile, ha più o meno la stessa età di mia nipote.

Perché non le ho mai fatte incontrare?

Vabbè torniamo a noi.

Ora mi trovo qui.

Davanti all'armadio a scegliere cosa mettere per la quarta volta dall'inizio della giornata finché non bussano alla porta interrompendo il mio monologo interiore.

"Chi è?" Urlo dalla camera da letto.

"Apri." Dice Mr. Delicatezza con tono autoritario.

"Quanta arroganza." Affermo aprendo la porta.

Lui si fionda subito dentro il mio appartamento porgendomi il cellulare il cui articolo aperto sulla pagina cita "Hepbourne e Johanson, la faida tra le famiglie finisce con la Gen Z ?"

Lo guardo aggrottando le sopracciglia.

"La guerra tra le famiglie? Ma di cosa parla scusa? A malapena ti conosco." Rispondo ridandogli il suo cellulare.

Mi guarda confuso.

"Mia madre, è Céline Mayorn." Confessa come se fosse la cosa più normale del mondo.

Rimango in silenzio per qualche secondo.

"TU SEI IL FIGLIO DI CÉLINE MAYORN?" Urlo a bocca aperta.

Okay Astrid, riprenditi, hai solamente pranzato insieme al figlio della peggior nemica esistente di tua madre, nulla di irreparabile su.

"TU SEI LA FIGLIA DI JEAN SOCCERS!" Urla puntandomi un dito contro.

"COME SE FOSSE COLPA MIA." Urlo di rimando.

Rimaniamo a fissarci con disprezzo per qualche secondo.

"Okay, è tutto un malinteso. Chiamo la rivista e risolvo tutto quanto." Dico prima di sentire il cellulare squillare: "Satana"

Guardo Nate e poi rispondo.

Allontano subito il cellulare dall'orecchio quando comincia ad urlare: "ASTRID JEAN CECILIA JOHANSON MA COME TI SEI PERMESSA DI FARE UNA COSA DEL GENERE! TI RENDI CONTO DI COSA SUCCEDERÀ ORA?" Urla disperata.

Nathaniel non riesce a trattenere una risata mentre io lo trucido con lo sguardo.

"Sistemerai tutto?" Chiedo speranzosa.

"DEVO! MI OBBLIGHI! TU SEI VERAMENTE IL PEGGIOR TIPO DI FIGLIA CHE POTEVO AVERE! NON SO COSA FARE CON TE, SEI ANDATA IN GIRO CON IL FIGLIO DI CÉLINE MAYORN!" Mi accusa subito.

"EHI NON È SUCCESSO NULLA FRA NOI DUE E A MIA DISCOLPA LUI NON FA DI COGNOME MAYORN, NON POTEVO SAPERLO!" Le urlo al telefono.

"FA COMUNQUE DI COGNOME HEPBOURNE ASTRID! VADO A SISTEMARE IL TUO CASINO POI NE PARLIAMO SIGNORINA." Mi informa chiudendomi il telefono in faccia.

"Si può sapere che diamine hai da ridere?" Sbotto incrociando le braccia.

"Sei proprio come tua madre lo sai? E poi, che razza di persona da a sua figlia il suo nome? È una cosa egocentrica a livelli cubici." Mi fa notare sconvolto.

"Mi ha dato anche il suo cognome, lo ha dato a tutti noi!" Esclamo frustrata.

So perfettamente che è una cosa tremendamente egocentrica ma non l'ho mica deciso io!

"Non ci credo." Risponde incrociando le braccia al petto.

Alzo gli occhi al cielo e prendo il passaporto che ho lasciato sull'isola della cucina in cui c'è palesemente scritto: Astrid Jean Cecilia Soccers-Johanson, glielo porgo incrociando a mia volta le braccia al petto.

"Questa è una cosa da malati." Afferma riporgendomi il documento.

Giura tesoro? Ti sembra una donna sana di mente?

"Tua madre non ti ha chiamato?" Chiedo prendendo un bicchiere di Jack Daniel's e buttandolo giù tutto di un sorso.

"Ho mandato mio fratello a tenerla occupata, non è necessario che lei lo venga a sapere." Fa guardando il suo cellulare.

"Sono le 14.00, non dovresti preparati per andare al tuo famoso shooting?" Mi fa notare con leggero disprezzo assolutamente ripagato.

"E NON POTEVI RICORDARMELO PRIMA CHE BUTTASSI GIÙ 2 BICCHIERI DI JACK DANIEL'S IDIOTA?" Gli urlo ricordandomi miracolosamente cosa stavo facendo e ricordandomi anche un' altra cosa.

Ho solamente l'accappatoio addosso.

"Fuori dal mio appartamento Hepbourne." Ordino puntando il dito verso la porta.

"Okay Soccers, datti una calmata." Sbotta.

Mi blocco di colpo.

"Mi chiamo Astrid Johanson. L'hai capito? Johanson. Non azzardati mai più a chiamarmi così." Dico sbattendogli la porta in faccia, la faccenda si fa più complicata ora.

E più eccitante.

Assolutamente no, no. Per nulla

Io dico di si.

La tua opinione non è importante.

Ehi io riferisco solamente ciò che pensi, non prendertela con me.

Perché sei ancora nella mia testa?

Non vorrei esserci nemmeno io tesoro.

Oh. Devo chiamare Jules.

Tutta Colpa Di AviciiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora